Andrew Howe è stato per anni la stella della Nazionale azzurra di atletica. Ha vinto un oro mondiale e un argento europeo nel salto in lungo. È stato deferito dalla procura antidoping insieme ad altri 25 atleti.

Andrew Howe è stato per anni la stella della Nazionale italiana di atletica. Ha vinto tra il 2006 e il 2007 un oro mondiale e un argento europeo nel salto in lungo. È stato deferito dalla procura antidoping insieme ad altri 25 atleti azzurri.

Non si presentavano volontariamente ai controlli antidoping. Con questa accusa, la procura nazionale antidoping del Coni ha chiesto la squalifica per due anni di 26 atleti italiani. L’indagine, avviata nel 2011 dalla procura di Bolzano e condotta con i Ros del comando dei carabinieri di Trento, coinvolge importanti esponenti della Nazionale azzurra di atletica.

Salto triplo, velocità in pista, salto con l’asta e corsa su strada le discipline più colpite dall’ondata di deferimenti. I nomi eccellenti? Andrew Howe (diventato di recente un famoso personaggio televisivo), il saltatore Daniele Greco e il maratoneta Ruggero Pertile.

Avrebbero violato l’articolo 2.4 del regolamento internazionale della Wada, l’agenzia mondiale antidoping: «Elusione, rifiuto e omissione di sottoporsi ai prelievi dei campioni biologici». In base a questo codice, in vigore in tutte le Federazioni nazionali di atletica, gli atleti che partecipano a competizioni internazionali devono rispettare una serie di obblighi relativi alla sfera dell’antidoping, in primis di comunicazione.

Devono compilare questionari trimestrali (i cosiddetti “whereabouts”) dove indicare la propria reperibilità ai controlli. In caso di mancata comunicazione per tre trimestri consecutivi, scatta la squalifica. Ma gli atleti azzurri sono accusati di “eluso controllo”, avendo saltato esami fissati dalla procura antidoping del Coni. Un comportamento omissivo che alimenta sospetti sull’assunzione di sostanze vietate da parte degli interessati.

Libania Grenot, campionessa europea uscente nei 400 metri piani, è tra gli atleti usciti indenni dall'inchiesta della procura di Bolzano. La sua posizione è stata archiviata.

Libania Grenot, campionessa europea uscente nei 400 metri piani, è tra gli atleti usciti indenni dall’inchiesta della procura di Bolzano. La sua posizione è stata archiviata.

Dei 26 atleti deferiti, sei si sono ritirati (Collio, Donati, Licciardello, Bourifa, Campioli e Gibilisco). Gli altri 20 saranno suddivisi in due gruppi a seconda della loro importanza.

Alcuni saranno giudicati da una sezione del Tar del Lazio, guidata da Carlo Polidori; altri da Luigi Fumagalli, giudice del Tribunale arbitrale dello sport. Le prime audizioni sono in programma nel febbraio 2016: previsti tempi lunghi per la sentenza.

Lo scandalo doping rischia di rovinare l’immagine dell’atletica azzurra, già in crisi di risultati da diversi anni: ai Mondiali di Pechino del 2015, per la prima volta nella sua storia, l’atletica leggera italiana non ha vinto neppure una medaglia. Mentre agli Europei del 2014, non è andata al di là di due ori e un argento.

Alfio Giomi, presidente della Fidal (Federazione italiana di atletica leggera), ha dichiarato di nutrire «massima fiducia nell’operato della procura antidoping del Coni». Il massimo dirigente della Fidal ha aggiunto che «il consiglio federale ha stabilito nel febbraio 2014 che gli atleti, al secondo mancato controllo e/o mancata comunicazione, perdano ogni forma di assistenza da parte della Federazione».

Roberto Bordi