Medaglie rubate tra imbrogli e doping di Stato. Questo lo scandalo che sta distruggendo l’immagine della Russia del presidente Vladimir Putin dopo la pubblicazione del rapporto della WADA, l’Agenzia mondiale anti-doping. Si tratta del caso più importante di corruzione nella storia dello sport moderno. Nel mirino di Richard Pound, presidente della Commissione d’inchiesta, il mondo dell’atletica leggera russa, il comitato olimpico, il ministero dello Sport e l’agenzia anti-doping di Mosca, Rusada.
Nelle 323 pagine del rapporto emerge una “cupola” dal meccanismo semplice. Gli atleti pagavano delle tangenti ai tecnici dei controlli per far cancellare i risultati positivi alla Iaaf, l’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera. Il tutto sotto l’occhio attento degli 007 russi. Una corruzione su più livelli che ha spinto Pound a lanciare l’accusa di doping di Stato chiedendo la sospensione immediata della Russia dai Giochi Olimpici di Rio e la chiusura della Rusada. «Abbiamo trovato una quantità sconvolgente di prove che dimostrano la totale manipolazione dei risultati sportivi nell’atletica russa di alto livello degli ultimi dieci anni. Tangenti, esami mai svolti e campioni di urina o sangue distrutti. Il ministro dello Sport russo non poteva non sapere. Impossibile non pensare a un caso di doping di Stato». Non si è fatta attendere la risposta del governo russo che tramite il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, ha commentato:«Questione infondata. Se ci sono delle accuse allora devono essere sostenute da prove concrete, finché queste non ci sono è difficile valutare».
Il Consiglio della Iaaf, dopo la pubblicazione del report, ha indetto una riunione straordinaria per discutere dell’eventuale sospensione della Federazione russa. L’incontro è fissato per il 26 e 27 novembre a Monaco e si preannuncia un dibattito di fuoco anche per la possibile revoca delle medaglie vinte dai russi nel 2012 a Londra.
Diana Cavalcoli