Occhio di falco o occhio di uomo? Qui sta il problema. La polemica si è scatenata di nuovo a seguito della partita Udinese-Roma e del gol fantasma assegnato al giallorosso Astori. Il dibattito va avanti da anni sulla domanda se introdurre o meno adottare la tecnologia Hawk-Eye, ovvero il sistema di moviola già in uso con successo nel tennis, nella pallavolo e nella Premier League.
Siamo al diciassettesimo minuto di Udinese-Roma. Da metà area parte la punizione di Francesco Totti, spicca su tutti la testa del difensore romanista Davide Astori. La palla passa sotto la traversa, rimbalza a terra e finisce nelle mani del portiere dell’Udinese. In un attimo si decide l’andamento di una partita. L’arbitro di linea, Maresca, dichiara che non è gol e lo fa notare all’arbitro centrale. Ma Guida assegna lo stesso, anche con coraggio, il gol alla Roma. Gol che tra l’altro permette alla seconda in classifica nel campionato di accorciare a un punto la distanza dalla Juve, fermata in casa sull’1-1 dall’Inter.
“Il gol era buono, l’arbitro ha visto bene, ma non cambio idea: sono a favore della tecnologia, se c’è un aiuto in più sarebbe meglio per gli arbitri”. Sono le parole del tecnico giallorosso Rudi Garcia. Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, la vede in maniera diversa, ma concorda sull’adozione dell’occhio falco. “L’Udinese è fortunata-sfortunata perché questi episodi capitano sempre con loro. Quando capitò a noi, con Rami, non venne considerato gol, in questo caso sì. Negli sport con cifre inferiori a quello del calcio hanno la tecnologia. Nel tennis per esempio c’è l’occhio di falco, noi no e non si capisce il perché: è assurdo… Io non lo so, non ho l’occhio di falco, ma spero che dall’anno prossimo si faccia qualcosa, almeno per l’occhio di falco. Certe cose possono condizionare un campionato”.
Parole condivisibili che vanno al cuore della polemica. Perché adottare l’occhio di falco nel calcio non è solo una questione di errori arbitrali. E’ essenzialmente una questione economica e politica che vede contrapposti Carlo Tavecchio, presidente della Federazione, e Michael Platini, presidente dell’Uefa. Il primo è a favore dell’uso dell’occhio di falco, ma ha anche dichiarato che essendo in rosso il bilancio della Figc dovranno essere i club a pagare i 3/4 milioni necessari all’adozione della tecnologia per l’anno 2015/2016. Platini invece preferisce utilizzare “l’occhio umano” degli arbitri, il cui costo non è per nulla trascurabile (si parla di 1000 euro a partita). Il tutto senza tralasciare che anche l’occhio di falco ha un margine di errore di 1,5 cm. Proprio quello su cui si è giocato il risultato di Udinese-Roma.