Mani nude, corde e tanto allenamento. Sono questi gli ingredienti che fanno la storia dell’arrampicata. Giovedì 15 gennaio nello Yosemite National Park, Stato della California, si è raggiunta un’altra conquista. I climber Kevin Jorgeson e Tommy Caldwell, dopo diciannove giorni di scalata, sono arrivati in cima a El Capitan. Sette anni di fatica per arrivare sulla vetta degli Stati Uniti d’America e ricevere i complimenti del presidente Barack Obama.

L’impresa compiuta da Kevin e Tommy, che ha appassionato migliaia di fan su Twitter, può definirsi giustamente storica. Per la prima volta viene scalata Dawn Wall, una parete di roccia considerata dagli amanti dell’arrampicata come “impossibile”. Certamente è una delle più ripide al mondo, novecento metri di granito liscio per trentadue tiri di corda. La media del percorso è 8.a con tre picchi di 9.a., una delle massime difficoltà possibili. Significa arrampicare praticamente su un muro privo di qualunque tipo di sporgenza.

I due climber americani, che hanno trascorso diciotto notti a dormire su una tenda sospesa nel vuoto, hanno usato un solo ausilio artificiale: le corde. In generale un’arrampicata svolta in questo modo viene definita free-climbing. In realtà la vera scalata in libera è quella realizzata solo con le proprie mani senza alcun tipo di sicurezza. Con il rischio costante, che è poi il vero brivido dell’arrampicata, di poter cadere e di poter contare quindi solo sulle proprie forze. Maurizio Zanolla, in arte Manolo, ne è l’esempio italiano migliore.

Camilla Colombo