Stelle cadenti all’Europeo 2020. Oppure, a scelta, la caduta dei giganti del 27 giugno. Sono almeno due i titoli del giorno dopo davanti all’ennesima giornata di calcio passata a bocca aperta. L’Olanda che sembrava tornata grande, sconfitta dalla Repubblica Ceca. Cercavamo Depay e Wijnaldum, abbiamo (ri)trovato le mani di de Ligt e il talento di Schick. La grande delusione romanista, trascinatore del sogno ceco, è ora il protagonista più atteso, e meno immaginabile, nel quarto di finale tra “piccole” con la Danimarca. Aspettavamo Cristiano Ronaldo, campione uscente con il suo Portogallo, schiantato invece da un gioiello del meno conosciuto degli Hazard, Thorgan, fratello di Eden, stella del Real Madrid. È l’Europeo degli outsider, dove Davide diventa Golia nel giro di una sostituzione. Dove Pessina e Locatelli incidono più di Barella e Verratti, e dove anche la più impensabile delle sorprese diventa una bellissima realtà.

Thorgan e Cristiano – Belgio-Portogallo si è aperta in ginocchio e col pugno alzato, in una lotta al razzismo che purtroppo non accomuna tutti i protagonisti dell’Europeo, e si è chiusa con un abbraccio. Romelu Lukaku che rincuora Cristiano Ronaldo, gli sussurra qualcosa all’orecchio, prima di lasciarlo ai suoi pensieri. Il derby tra i bomber della Serie A si è chiusa con il belga che dopo lo Scudetto vince anche il confronto con i 5 Palloni d’Oro del portoghese, e si regala proprio l’Italia ai quarti di finale. In tanti puntano il dito contro lo juventino, incapace di incidere come invece spesso gli capita nelle partite che contano. Il suo Portogallo che sbatte contro il palo e il muro eretto dagli uomini di Martinez. La sua Nazionale che forse avrebbe meritato di più, ma che abbandona l’Europeo da campione in carica. E nello sguardo al cielo di Ronaldo c’è la fotografia di quello che è stato definito da qualcuno l’”annus horribilis” del campione. Fuori dalla Champions League in bianconero contro il non irresistibile Porto agli ottavi, quarto posto acciuffato all’ultima giornata solo per il suicidio del Napoli contro lo stoico Verona. Eppure in bacheca ci sono una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, lo scettro di capocannoniere della Serie A, e ora anche il record di gol in Nazionale, 109, da condividere – per il momento – con l’iraniano Ali Daei. Non così horribilis come annus, forse. Il finale però, quello sì, fa male. La stella che si deve inchinare all’ascesa del più giovane degli Hazard, con un gol che ricorda tanto quelli tipici di Cristiano. Un tiro a giro che beffa Rui Patricio e segna la consacrazione del talento Thorgan. Una carriera vissuta nell’ombra del fratello maggiore Eden, una parentesi al Chelsea prima di affermarsi, a 28 anni, in Bundesliga, nel Borussia Dortmund. La rivincita di Thorgan e la caduta di Ronaldo. Il campione che non conosce ancora il proprio futuro, se resterà alla Juve o tornerà al nuovo-vecchio Real Madrid di Ancelotti. Per tornare a vincere, per restare grande.

 

 

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Patrick e Matthijs – Nel pomeriggio del 27 giugno il Dio del calcio è ceco, e porta vestiti Schick. Il 2-0 della Repubblica Ceca contro l’Olanda è la ribellione dei piccoli contro la tradizione e l’ordine calcistico prestabilito. Per chi fino a tre giorni prima della partita parlava degli Orange lanciati verso la vittoria finale, complice anche un tabellone favorevole, con tanto di festa anticipata lungo i canali di Amsterdam, il ritorno sulla terra è rovinoso. Non bastano nomi e storia, nel calcio servono testa, gambe e cuore. Ecco perché la Repubblica Ceca ha meritato la qualificazione, ecco perché l’eliminazione dell’Olanda è giusta. Ci sono episodi che fanno girare le partite: minuto 7 del secondo tempo, l’astro nascente del calcio orange Malen, solo davanti al portiere, cerca di irriderlo e superarlo con un doppio passo, regalandogli il pallone. Due minuti dopo una vecchia conoscenza della Serie A, Patrick Schick, va in pressione su Matthijs De Ligt – difensore pagato 85 milioni dalla Juventus – fino a farlo scivolare e costringerlo a bloccare la palla con le mani. Rosso diretto, e punizione karmica garantita. È proprio Schick, sbocciato nella Sampdoria e deludente nella Roma, a chiudere la partita dopo un bel contropiede ceco. Cinque gol in due anni di Serie A in giallorosso, quattro gol in due settimane di Europeo. Davanti a lui ci sono gli sguardi increduli di Memphis Depay, appena acquistato dal Barcellona, del già blaugrana Frankie De Jong, del nuovo centrocampista del Psg Georginio Wijnaldum. Al mea culpa di de Ligt: «Abbiamo perso a causa mia», fa eco proprio il capitano orange: «Eravamo già in vacanza, purtroppo». Al mare li mandano Patrick Schick e la sua Repubblica Ceca, che ora può sognare una clamorosa semifinale nella sfida tra outsider contro la Danimarca. La bellezza del calcio è anche qui, nella caduta dei giganti.