(Ansa – Gray Mortimore)

«Go, go, go!» Allo spegnimento dei semafori queste parole hanno emozionato tre generazioni di appassionati. La Formula 1 ha perso la sua voce. A 97 anni Murray Walker si è congedato. Il leggendario telecronista britannico è morto il 13 marzo nella sua casa di Fordingbridge, nel sud – est inglese. Veterano della Seconda guerra mondiale, già ufficiale dell’Ordine dell’impero britannico, Walker ha rappresentato il commentatore per eccellenza delle quattro ruote, uno dei giornalisti sportivi più autorevoli di tutti i tempi. In oltre 70 anni ha raccontato attraverso i microfoni della Bbc le gesta di tutti i più grandi campioni dell’automobilismo, da Tazio Nuvolari a Lewis Hamilton. Una carriera iniziata nella stagione del transistor e finita in quella dei podcast: famoso per lo stile di commento passionale e garbato, Walker rivoluzionò il modo di raccontare lo sport in televisione, contribuendo allo scoppio della “Formula 1 – mania” degli anni Ottanta. La sua voce inconfondibile lo rese un’icona, amatissimo dal grande pubblico: le sue telecronache furono adottate in tutti i Paesi del mondo di lingua inglese.

Una carriera infinita – Murray Walker era nato a Birmingham nel 1923. Figlio di un portaordini militare, sopravvisse alla Seconda guerra mondiale, cui prese parte come carrista a bordo di uno Sherman. A conflitto terminato iniziò a lavorare nel mondo della comunicazione, prima di venire assunto dalla Bbc: la sua prima diretta radio risale al Gran Premio di Silverstone 1949. A quei tempi il Mondiale di Formula 1 ancora non esisteva. Le competizioni più blasonate erano la Mille Miglia o la Targa Florio. Il pilota di punta del panorama internazionale era il Nivola, Tazio Nuvolari. Le vetture erano dipinte con il colore nazionale e il trionfo di un pilota britannico sarebbe stato salutato sul podio dalle note di “God Save the King”: re Giorgio VI. Radiocronista per il Tourist Trophy e per il campionato rally, dagli anni Settanta iniziò a commentare il Mondiale di Formula 1, prima di divenirne stabilmente prima voce nel 1978.

Con James Hunt – Le sue telecronache con James Hunt, campione del mondo 1976, divennero memorabili: i due erano caratterialmente agli antipodi e la personalità esuberante dell’ex iridato (di cui si ricorda la storica rivalità con Niki Lauda, recentemente rievocata nel film “Rush”) si completava in cabina di commento con la pacatezza di Walker, dando vita a una narrazione che contribuì a far salire quella che viene ricordata come “la febbre della Formula 1”. Quando negli anni Novanta l’emittente Itv acquistò i diritti di trasmissione della Formula 1 Walker salutò a malincuore la sua casa professionale, pur di continuare ad essere in prima linea sui circuiti di mezzo mondo: abbandonò il microfono solamente nel 2001, all’età di 78 anni. Per l’occasione Tony George, proprietario del circuito di Indianapolis, lo omaggiò regalandogli un mattoncino del celebre Brickyard, la striscia di pavimentazione originale del circuito del 1922: un onore mai concesso a qualcuno che non fosse un pilota. Dopo il ritiro continuò a lavorare come esperto in studio e a scrivere di automobilismo su diverse testate, tornando al microfono della Bbc nel Gran Premio di Inghilterra del 2012, a 89 anni.

«A meno che non mi sia sbagliato di grosso» – Famoso per il suo commento passionale e entusiasta, Walker nel corso degli anni si distinse per una serie di gaffe che non ne scalfirono l’aura professionale: «Unless I’m very much mistaken» («A meno che non mi sia sbagliato di grosso»), l’espressione che ripeteva continuamente e che lo rese celebre. Alcuni scivoloni furono particolarmente iconici: «Non c’è nulla che non vada nella macchina, eccetto il fatto che sta andando a fuoco», o «Sarebbe stata la terza vittoria consecutiva per Senna se avesse vinto le due gare precedenti». Walker amava sdrammatizzare sui suoi errori, attribuendoli più che altro a un eccesso di foga: «Vivo le corse con grande passione – confessò nel 2002 a un divertito David Letterman – e a volte nei momenti decisivi le parole vengono nell’ordine sbagliato». Gocce nell’oceano di una carriera infinita, che ne hanno anzi contribuito ad alimentare il mito: «Sono distrutto per la scomparsa di Murray – ha dichiarato il sette volte iridato Lewis Hamilton – da bambino sono cresciuto ascoltando la sua voce». Non è l’unico: tutto lo sport sentirà la mancanza della voce inconfondibile di Murray Walker. Unless I’m very much mistaken.