È stato meglio esserci lasciati che non esserci mai incontrati. Il verso di “Giugno ’73” di Fabrizio De André sembra perfetto per riassumere la fine del matrimonio tra la Ferrari e Sebastian Vettel, colui che doveva prendere il posto di un altro tedesco, Michael Schumacher, nei cuori dei tifosi e riportare il Cavallino sul tetto del mondo, da dove ormai manca dal 2007. Centoundici Gran Premi disputati e solo 14 vittorie: troppo poco per un’unione iniziata nel 2015 sotto ben altri auspici. Per questo già da tempo a Maranello avevano cominciato a guardare al futuro, a quel Charles Leclerc che nel 2019 ha sorpreso tutti piazzandosi davanti a Sebastian nella classifica mondiale, e in prospettiva anche a Mick Schumacher, figlio d’arte che comincia a mostrare le doti e il carattere necessario per non farsi schiacciare da un cognome tanto impegnativo.

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Happy Birthday to the GOAT

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L’inizio – Vettel, un predestinato. Il più giovane pilota di sempre a conquistare un titolo mondiale, a soli 23 anni e 134 giorni con la Red Bull nel 2010 e il solo ancora in attività a conquistare quattro titoli mondiali consecutivi, come Juan Manuel Fangio e Michael Schumacher, sembrava destinato a rinverdire i fasti di una Ferrari che in lui vedeva un pilota diverso e migliore di un Fernando Alonso ormai sul viale del tramonto. La vittoria di Sepang in Malesia sembrava la prova di un futuro radioso che all’atto pratico non si è mai davvero concretizzato né nel 2015, conclusosi al terzo posto dietro i due piloti della Mercedes Lewis Hamilton e Nico Rosberg, né nel 2016, dove addirittura non vince nemmeno una volta. Dalla svolta ibrida dei motori del 2014 la Ferrari non è mai stata competitiva quanto Mercedes e Red Bull e a rimetterci è stato Vettel, giudicato troppe volte senza carisma, inetto e addirittura idiota. Un epiteto inusuale se rivolto a un quattro volte campione del mondo, specie se da un rookie come Max Verstappen che definì così il sorpasso effettuato dal ferrarista ai danni di Rosberg nel Gran Premio della Malesia del 2016. Un segno inevitabile che i tempi nel mondo della Formula 1 stavano per cambiare.

I mondiali sfumati – Un’occasione sprecata. I mondiali del 2017 e del 2018 sono stati i veri anni di Vettel alla Ferrari. Un biennio dove ha mostrato il suo lato migliore, fatto di costanza, capacità di controllo e di lettura delle gare, ma anche un’inaspettata incapacità di gestire la pressione. I due mondiali tanto dominati nella prima parte di stagione quanto gettati alle ortiche nella seconda si spiegano così. Il Gran Premio di Hockenheim nel 2018 ne è la prova. La pressione di tenere dietro Hamilton, distante 8 punti nella classifica piloti, e di onorare Sergio Marchionne, che morirà di lì a pochi giorni, era diventata fortissima. Tanto forte che alle prime gocce d’acqua Sebastian non riuscì a tenere la vettura finendo contro un muro di gomme. L’inizio del crepuscolo per il tedesco, parso improvvisamente superato dai tempi e dalle circostanze di una Formula 1 sempre più giovane, dove sono le macchine a fare la differenza.

Le difficoltà e il futuro – Il mondiale 2019, in attesa di quello del 2020 ancora sospeso nell’incertezza, è stato quello delle incomprensioni. Un’annata non facile per un quattro volte campione del mondo vissuto in maniera quasi ingombrante sia nel box, dove Leclerc lo ha pian piano scalzato dal ruolo di prima guida, sia nel cuore dei tifosi, che hanno cominciato a vederlo sempre più come un intralcio nella rincorsa sempre più difficile del Cavallino verso il sogno iridato. E adesso l’incertezza del Covid-19 è destinata ad avvolgere sia il destino della Ferrari, indecisa sulla poltrona di seconda guida tra lo spagnolo Carlos Sainz e l’italiano Antonio Giovinazzi, sia quello dello stesso Vettel. Non è scontata l’ipotesi del ritiro, visto che nel comunicato si fa menzione di «un momento necessario per riflettere sulle cose veramente importanti» e la F1 sembra sempre più giovane e sempre più aggressiva. Tuttavia, una proposta importante da parte di un team che gli permetta di essere ancora competitivo, magari dalla Mercedes, potrebbe anche portarlo a posticipare l’ipotesi pensione. Una speranza a cui si aggrappano tanti appassionati, che sperano di non doverlo salutare per sempre.