Ottanta chili. No, troppi. Settantacinque. Ancora troppi. Cinquatotto. Bene. È il peso del campione in carica Sebastian Vettel, il pilota più magro della Formula Uno, un e metro e settantasei di altezza e un indice di massa corporea (IMC) di 18,72, appena sotto la “linea di sicurezza” che, per medici e dietologi, divide la normalità dal patologico. Non sarà un caso, forse, che Vettel abbia vinto gli ultimi quattro mondiali di F1, perché in questo sport come in pochi altri (danza, ginnastica ritmica, ciclismo) è vera la frase magro è bello. Andrebbe riscritta: magro è veloce. Fuscelli inscatolati dentro macchine da 600 chili. Tutti costantemente a dieta, e non senza malumori. Lewis Hamilton, durante la conferenza stampa a Jerez, dove si stanno svolgendo le prove invernali, ha ammesso di aver perso quanto basta. L’ideale, per il pilota della Mercedes, sarebbe stato arrivare a 65 chili. «Ne peso 71, dovrei tagliarmi le palle», commentava Hamilton.
Il mondiale di quest’anno richiede ai piloti ulteriori sacrifici. Lo champagne solo sul podio, poi se va bene al massimo una birra a settimana, perché anche l’alcol ingrassa. Le nuove monoposto appena presentate, tra cui la F14 T della Ferrari, sono più pesanti rispetto alle precedenti, con un peso complessivo, tra macchina e pilota, fino a 690 chili, carburante escluso. Soltanto il motore, il turbo V6, arriva a 155 chili. Questo vuol dire che i guidatori dovranno essere più leggeri, perché a turbine, telaio e pneumatici non si può chiedere di dimagrire, ai piloti sì.
La dieta è secca. Carboidrati, ma poca pasta, carne bianca, rossa una volta a settimana, molto riso, cereali (come la quinoa), pesce e verdura. Poi esercizi cardiovascolari, tanto nuoto, corsa e ciclismo per mantenere un fisico asciutto. «Peso almeno tre chili in meno di quanto vorrei», ha detto Paul di Resta, ex pilota della Force India che quest’anno non è stato confermato in scuderia.
A parlare apertamente del problema sono stati in pochi. Tra i quali Jenson Button e Mark Webber. Il primo, campione nel 2009, alto un metro e ottanta, ha faticato non poco per rimanere nei settanta chili. E ha chiesto alla Formula Uno di rivedere i limiti del peso delle macchine. «È ingiusto dire “perdi peso” perché alcuni di noi non ne possono perdere più. E’ necessario avere la pelle sulle ossa e un po’ di muscoli per guidare una vettura di Formula 1», afferma Button. Alcuni vedono addirittura sfumare il contratto. Nico Hulkenberg, ex pilota della Sauber, è uno dei piloti più alti della F1, un metro e ottantaquattro per settantaquattro chili. Sarebbe dovuto andare alla McLaren, ma l’ingaggio è saltato.
Difficile dire che sia colpa solo del peso, ma lo svantaggio, rispetto a piloti piccoli e veloci, sicuramente esiste. Durante i weekend di gara, vengono pesati in maniera ossessiva, fino a sette volte, perché i meccanici devono sapere esattamente quanto peserà nel complesso la macchina. David Coulthard, ex pilota di McLaren e Red Bull ritiratosi nel 2009, ha scritto nella sua autobiografia, It is what it is, di aver sofferto di anoressia. «Ho sempre preso le corse in modo molto serio, sin dai tempi dei kart – scrive il pilota scozzese, che è alto un metro e ottantaquattro – ero sempre più magro e controllavo il mio peso in ogni momento. Se poi vedevo che ero ingrassato anche di pochissimo, dovevo andare in piscina a nuotare per smaltirlo. Per me è stata una vera ossessione».
Susanna Combusti