Il ct giapponese Ryuji Sonoda

Il ct giapponese Ryuji Sonoda (a destra). Fonte: tuttosport.com

Sarà anche lo sport della “via gentile”, ma il metodo era diventato troppo violento. E in Giappone scoppia lo scandalo nell’ambiente del judo, uno degli sport più popolari del Paese. Al centro della bufera l’allenatore della nazionale femminile, Ryuji Sonoda che si è dimesso giovedì. La spiegazione: sarebbe stato «difficile» continuare a lavorare dopo le accuse di 15 lottatrici, che hanno denunciato presunti maltrattamenti subiti durante la preparazione per i giochi olimpici di Londra 2012.

Le atlete hanno riferito al Comitato olimpico giapponese di essere state picchiate con bastoni di legno e schiaffeggiate in faccia dal loro coach. In conferenza stampa Sonoda ha detto che «sono venute a mancare le condizioni» per proseguire l’incarico assunto nel 2004. L’allenatore, ex medaglia d’oro olimpica nella categoria 60 chili uomini, ha aggiunto di «essere profondamente dispiaciuto del comportamento, delle parole e delle azioni hanno causato diversi problemi. Ho pensato di essere in grado di mantenere un rapporto di fiducia con le lottatrici, ma alla fine il mio è stato solo un approccio unilaterale».

La squadra femminile di judo giapponese aveva conquistato a Londra una medaglia d’oro, una d’argento e una di bronzo. Insomma, il metodo ha funzionato, ma neppure troppo.

Quel che conta è che in Giappone una legge del 1947 vieta agli insegnanti di infliggere punizioni corporali. Ma non sono previste pene. Il ministro dello Sport Hakubun Shimomura ha chiesto al presidente del Comitato olimpico nipponico, Tsunekazu Takeda, di avviare un’altra indagine sulle circostanze alla base della denuncia, oltre a fare luce su possibili “irregolarità” in altre discipline. Anche la polizia metropolitana di Tokyo riferisce di aver avviato un’inchiesta sulle accuse contro Sonoda, componente della divisione formazione e istruzione della polizia a partire dal 1996.

Lucia Maffei