Il cronometro segna 12 secondi alla fine del terzo quarto di gioco. Il pubblico della Crypto.com Arena (lo storico impianto del basket losangelino) è in trepidante attesa. Lebron James è rivolto verso il canestro. Attacca l’uomo che lo marca, creando con una spallata lo spazio necessario per saltare su una gamba e lasciar partire il pallone. Due punti. Gli ennesimi di una carriera arrivata alla ventesima stagione. Non è però un canestro come tutti gli altri. Da questo momento Lebron Raymone James, da Akron, Ohio, è ufficialmente al primo posto per numero di punti segnati nella storia della NBA. E il conteggio è destinato a salire…

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L’infanzia – Lebron James nasce il 30 dicembre 1984. La mamma, Gloria, è un’adolescente di soli 16 anni mentre il padre non è mai stato identificato. I primi anni di vita sono molto difficili. Dal 1984 al 1990 madre e figlio traslocano per ben 17 volte a causa delle difficolta finanziarie in cui versa la famiglia. L’unico mezzo di svago è una tanica del latte tagliata a metà e inchiodata di casa in casa che ricorda vagamente un canestro. La famiglia trova un po’ di stabilità verso fine anni ’90, quando James diventa una celebrità sportiva in Ohio e in generale di tutto il basket liceale americano, trascinando la St.Vincent – St.Mary High School di Akron alla vittoria di tre campionati dello stato in quattro anni. Nel frattempo eccelle anche nel football, dove ottiene (così come nella pallacanestro) diversi riconoscimenti statali nel ruolo di wide receiver (ricevitore). Qualche rivista di settore scrive che James ha talento sufficiente da raggiungere la NFL (la lega professionistica americana), ma alla fine delle scuole superiori, anche a seguito di un infortunio al polso, decide di dedicarsi esclusivamente al basket.

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Il Prescelto – Il 18 febbraio 2002, Sports Illustrated, la più importante rivista di settore del mondo, lo mette sulla sua copertina. Mai nella storia un liceale, nemmeno ancora maggiorenne, aveva ottenuto un simile riconoscimento. Il titolo allo stesso modo è unico e iconico: «The Chosen One», il Prescelto, da Akron, Ohio. Questa foto gli vale anche uno dei suoi primi soprannomi, tanto sentito e significativo da diventare un tatuaggio sulla sua schiena. Questa copertina al tempo suscita non poco scalpore. Micheal Jordan infatti è ancora in attività (seppure al tramonto della sua carriera) e nessuno può anche solo immaginare che un liceale possa scalfire la leggenda del giocatore simbolo degli anni ’90 e icona dei Chicago Bulls.

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La carriera – Viene selezionato come prima scelta assoluta al Draft 2003 (la “lotteria” con cui le società sportive americane selezionano i giovani talenti provenienti dai licei e dai college) dai Cleveland Cavaliers, la sua squadra di casa (Akron infatti dista solo 50 chilometri, ndr). I primi anni di carriera servono solo ad accrescere il suo status all’interno della Lega. Tanti riconoscimenti, record di precocità e premi personali, ma ancora nessuna vittoria ai playoff. La reputazione di miglior giocatore della NBA non gli basta più. Nell’estate del 2010 decide di lasciare la “sua” gente per trasferirsi in Florida, ai Miami Heat, in quello che viene considerato il primo “super team” nella storia del basket, costruito con il chiaro intento di vincere. Arrivano due titoli di campione NBA in quattro stagioni (2012 e 2013) e altri numerosi riconoscimenti personali. James però non sembra sereno: l’amore con Miami e la sua tifoseria non è sbocciato del tutto. Ora che ha finalmente vinto il campionato sente di avere un debito da saldare con la sua gente. Decide nel 2014 di tornare ad Akron, ai Cavaliers, per riappacificarsi con i suoi tifosi, che tanto duramente lo avevano criticato e insultato dopo la sua partenza. Quello della seconda versione a Cleveland è il miglior Lebron della carriera, sia dentro che fuori dal campo, e il titolo vinto nel 2016 (il primo nella storia della franchigia) è la sua più grande impresa, e la definitiva riconciliazione con la sua terra. Parte nuovamente nel 2019, stavolta a cuor leggero, con destinazione Los Angeles, sponda Lakers, la squadra più famosa del basket a stelle e strisce. Arriva un altro titolo, nel 2020, durante la pandemia, e altri numerosi riconoscimenti personali, fino al 7 febbraio 2023, quando diventa il miglior marcatore della storia della NBA, superando il record di Kareem Abdul Jabbar di 38.387 punti (altra storica icona dello sport americano e dei Lakers), che resisteva dal 1984. Conta anche tre partecipazioni ai Giochi Olimpici, con la vittoria di due medaglie d’oro (Pechino 2008 e Londra 2012).

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Oltre al basket – La figura del “Prescelto” va ben oltre il basket. Negli anni è stato molto attivo in politica, supportando le campagne elettorali dell’ex presidente USA Barack Obama, e nella beneficienza, grazie al sostegno e alla fondazione di diverse associazioni e scuole sul territorio di Akron e nel resto degli Stati Uniti per il sostegno ai bambini bisognosi. “King” James è anche simbolo di stile e culturale: è stato il primo uomo afroamericano a comparire sulla copertina di Vogue, è proprietario di minoranza della squadra inglese del Liverpool e anche attore, protagonista nei panni di sé stesso nel film Space Jam 2, secondo capitolo di quello iconico degli anni ’90 che aveva come protagonista Michael Jordan, suo principale avversario nella lotta al titolo del più grande di sempre.

Il futuro – A 38 anni Lebron James è ancora un atleta d’élite in una Lega piena di atleti d’élite come la NBA. Si dice che tuteli in maniera maniacale il suo fisico, spendendo un milione e mezzo di dollari all’anno per la cura del suo corpo. Secondo i media americani, James non valuterà il ritiro prima di aver giocato almeno una partita con o contro il suo primogenito Bronny (classe 2004), quindi non prima della stagione 2024/2025. Qualcuno sostiene addirittura che vorrebbe aspettare anche il suo secondogenito, Bryce (classe 2007), e di conseguenza non ritirarsi prima di quattro o cinque anni. Per il modo in cui sta giocando, la sua struttura fisica e la sua capacità di adattamento all’evoluzione del gioco dopo 20 anni di carriera potrebbe anche farcela. Nel frattempo si accontenta del trono di re dei punti segnati, “King” James di nome e di fatto. 38.390 punti, senza l’intenzione di volersi fermare qui.