Zlatan Ibrahimovic esulta per il suo 500esimo gol (ANSA/MATTEO BAZZI)

La partita Milan-Crotone di domenica 7 febbraio ha visto due vincitori: il Milan, che rimonta con un 4-0 in classifica  e il suo attaccante, nonché star della partita, Zlatan Ibrahimovic che con la doppietta segnata al 30′ e al 64′ raggiunge quota 501 reti. «Cinquecento gol con i club? Significa che ho fatto qualche gol in carriera, ma l’importante è continuare e aiutare la squadra nel miglior modo. Il mio lavoro è fare gol e creare situazioni per fare gol» dichiara a Sky Sport subito dopo la partita . E su Instagram: «Sulla strada verso l’obiettivo». Un fuoriclasse, Ibra, che dalla prima rete per il Malmö del 1999 a 18 anni, ha girato le principali squadre del mondo portando il suo estro calcistico e continuando a lasciare il segno.

 

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Mai banale, mai umile – Un vero e proprio personaggio oltre che un calciatore. Svedese di etnia serba, in altre parole un ossimoro vivente tra due idee estreme d’Europa, noto per le sue battute e per i suoi eccessi, in campo e non solo. Si pone quasi da guru per quelli che vuole chiamare believer, non follower: «sono persone che credono in me» diceva al Corriere. Una carriera brillante in tutte le nove squadre in giro per il mondo per cui ha giocato, sempre da protagonista: dagli esordi nella squadra della sua città Malmö, all’Ajax, il Barcellona, Paris Saint-Germain e Manchester United, oltre alle tre grandi squadre Italiane Juventus, Inter e Milan. Dopo una parentesi di un anno tra il 2018 e il 2019 negli Usa indossando la maglia dei Los Angeles Galaxy, torna in Italia e veste, quasi un decennio dopo, di nuovo rossonero.

39 anni da campione – Ibra non ha perso tempo, congedandosi dal pubblico americano con un «ora potete tornare al baseball» e citando il «veni, vidi,vici» alla Giulio Cesare, ed è tornato in gran forma al Milan. Una squadra di giovanissimi trasformata dal capocannoniere nella prima squadra (per ora) di Italia, con l’obbiettivo di portare Il Diavolo alle vecchie glorie calcistiche e prendersi cura «dei suoi 25 ragazzi». «Di solito a 30 anni si comincia a calare, io ho iniziato a giocare meglio», racconta il campione svedese in una intervista esclusiva sul sito della Uefa, per celebrare i suoi traguardi sportivi. «Il segreto è la mentalità e quella non costa nulla». Un campione ma anche un mentore.

 

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Irriverente e provocatorio – Quella di Ibra è una storia di eccessi, non solo per le straordinarie performance in campo ma anche per il suo carattere irriverente, a partire dalle sue prime esperienze calcistiche. Van Basten raccontò della provocazione di Ibra, una volta tornato dopo l’infortunio alla caviglia all’Ajax  («sei Van Basten, fammi vedere cosa sai fare»). Ma anche nelle ultime settimane Ibrahimovic ha fatto parlare di sè per le sue sfide aperte e le liti in campo: nel derby di Coppa Italia, si è scontrato con l’interista Romelu Lukaku e ora la Figc ha avviato un’inchiesta per verificare le presunte offese a fondo razzista pronunciate dall’attaccante milanista e per ricostruire quanto accaduto.

Le luci dei riflettori  – Fuori dal campo Ibra fa sempre parlare di sè, con massime brevi e concise, che racchiudono però quello spirito che lo contraddistingue. A 39 anni alza ancora al cielo le braccia per le vittorie, gioca, insegna e guida. Ibra è l’esempio di chi ce l’ha fatta, ma non senza sacrifici. Come recita una delle sue massime, «un talento senza fatica è un talento sprecato». Parla di sè in terza persona (solo per citarne una, «Puoi domare un leone, ma non puoi domare Zlatan»), si definisce “Dio” e si autoproclama il più grande dopo Alì. Poliedrico, pieno di sè ma forse in questo sta la sua grandezza anche in campo. Conosciuto da tutti, ha il suo stile che l’ha portato a diventare anche un volto televisivo. Da «Offre Zlatan» della pubblicità della carta Visa, al siparietto creato con Diletta Leotta nella pubblicità di Buddyfit (che ha portato con sè gossip su un presunto flirt), dallo spot della casa automobilistica svedese Volvo che racconta la sua storia («Non pensavo come gli altri, ho lavorato più duramente di chiunque, ovunque») a quello di Mind the Gum, una gomma da masticare con benefici per la propria concentrazione, in cui Ibra si trasforma in “coach” della nostra mente. Ibrahimovic è diventato anche testimonial della campagna di sensibilizzazione alle misure anti-contagio della Regione Lombardia, dopo aver contratto il virus con sintomi lievi: «Il virus mi ha sfidato e io ho vinto. Ma tu non sei Zlatan, non sifdare il virus».

Egolatria – Ibra gioca con il suo ego da quando è un ragazzino. I suoi successi ovviamente l’hanno moltiplicato. Si racconta prevalentemente nei suoi canali. Lo diceva lui stesso: «Io non ho bisogno dei media, sono i media che hanno bisogno di Zlatan». Nel 2011, durante la sua prima fase rossonera, esce la sua biografia, Io, Ibra, condensando oltre 100 ore di interviste, che a ottobre 2021 sarà riadattato in formato film. Non si tratterà di un racconto in stile documentario ma di una versione recitata della sua storia, raccontando l’Ibra degli esordi, tra la Svezia del Malmö e l’Olanda dell’Ajax, sulla falsa riga di altri film che celebrano campioni come The Last Dance di Michael Jordan o la serie su Francesco Totti che uscirà a breve. Non è mancato poi un secondo libro, Io sono il calcio, in cui sono gli altri, i suoi compagni e allenatori a parlare di lui, a raccontarlo e a completare l’immagine su carta del campione.

Sanremo – Tra meno di un mese, per Ibra arriverà anche l’avventura sanremese: il campione sarà nel cast fisso della 71esima edizione del Festival della canzone italiana, prendendo parte (pare) alle gag del duo di conduttori Amadeus-Fiorello, raccontando di sè (e questo non stupisce). L’impegno da showman però sarà intervallato da quello da attaccante, nella partita – che si disputerà proprio durante il festival – tra Milan e Udinese: ai riflettori dell’Ariston, in questo caso, Zlatan preferirà quelli del campo da calcio per poi ritornare alla kermesse. Sul palco o sul campo, lo show di Zlatan proseguirà.