L'Ata hotel di Milano Garibaldi, sede del calciomercato Sembra di essere in un suq affollato e caotico del nord Africa. Invece ci si trova semplicemente nella hall dell’Ata Hotel di Milano-Garibaldi. Al posto di spezie, tappeti e oggetti d’ogni tipo al centro di trattative serrate sono i calciatori professionisti.

Procuratori e dirigenti cercano di piazzare il colpo ad effetto nell’ultima giornata di mercato; i giornalisti stazionano come lupi famelici in attesa dello scoop o della rivelazione, da raccogliere e trasmettere bruciando i colleghi sul tempo. Ognuno insegue i propri sogni dovendo fare i conti con una realtà ben lontana dai fasti di 10/15 anni fa. I tempi in cui Bobo Vieri era “mister 90 miliardi” (di lire) dopo il suo passaggio dalla Lazio all’Inter.

A cavallo di fine anni ’90 e primi anni 2000 società di Serie A oggi oculate e parsimoniose come Lazio e Parma spendevano e spandevano cifre da capogiro acquistando campioni in giro per l’Europa e per il mondo, guidate rispettivamente da Sergio Cragnotti e Callisto Tanzi, padroni di Cirio e Parmalat finiti in disgrazia non solo sul piano calcistico. Il botto di questa sessione invernale, per capirsi, è stato il passaggio di Mario Balotelli dal Manchester City al Milan: 22 milioni di euro più bonus pagati – a rate – da qui fino al 2016. Un colpo senza dubbio notevole, soprattutto per aver riportato un cosiddetto top-player nel campionato italiano, ormai relegato a palcoscenico minore rispetto a Liga, Premier League e Bundesliga. Quel che però colpisce è che Supermario sia pagato con la stessa modalità di un’utilitaria.

Anche il calciomercato italiano vive così la crisi del paese. Per quanto l’ambiente stesso continui a seguire il clichet dell’ostentazione di abiti eleganti, orologi di lusso e un contorno di hostess e steward dal bell’aspetto e dai modi cortesi. La malcelata frenesia di procuratori, dirigenti e avvocati intenti a fare una telefonata al minuto e a stringere mani e dispensare sorrisi a profusione non riesce a cancellare una nota malinconica di fondo e lo sguardo vorace di chi, in ogni caso, sulla compravendita di calciatori ci campa.

All’Ata Hotel non si trattano però solamente campioni o grandi giocatori di Serie A e B. Molti procuratori cercano di piazzare i propri assistiti alle squadre di Lega Pro (la vecchia serie C) girando come trottole tra scrivanie, tavolini del bar, box delle squadre e corridoi. Passeggiando per la hall e nell’area riservata alle trattative si possono scorgere ragazzi in cerca di un contratto professionistico. E’ il caso di Gaetano Carrieri, giovane attaccante di 23 anni attualmente senza squadra che cerca di rientrare nel calcio che conta passando per la porta principale. Quella automatica dell’Ata Hotel di Milano, fino alle 19.00 di venerdì 31 gennaio il suq del calcio italiano.

Federico Thoman