Continua l’odissea fiscale di Maradona. Martedì mattina in un video messaggio da Dubai il calciatore ha affidato ai microfoni di SkyTG24 il suo appello. «Io non sono un evasore», dice .«Io ho solo giocato al calcio. Non posso tornare liberamente a Napoli con tranquillità e questo non è giusto. Mi rivolgo ai politici: io non ho rubato nulla. Se ho sbagliato è stato per altre cose». E poi la richiesta di cercare chi sono i veri responsabili dei suoi guai fiscali: «Non hanno prove per perseguirmi o perseguitarmi. Io chiedo a tutti i politici italiani che guardino bene chi sta dietro tutto questo».
Questa la reazione del Pibe de oro alla decisione della commissione tributaria provinciale di Napoli che ha respinto come «inammissibile» il ricorso presentato dal calciatore. Non solo: Maradona è stato costretto a pagare anche il rimborso delle spese dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, 2.000 euro. La sentenza, depositata il 10 gennaio scorso, è l’ultimo atto di un contenzioso che vede contrapposti il Fisco italiano e Maradona per mancati pagamenti di tasse per sei anni consecutivi, dal 1985 al 1990, per un totale di 40 milioni di euro, quando il calciatore giocava nel Napoli.
Con il ricorso i legali di Maradona intendevano contestare il silenzio-rifiuto con il quale il Fisco aveva accolto la richiesta di annullare le cartelle del calciatore. I giudici nella decisione del 10 gennaio, tra gli altri punti, hanno evidenziato l’inutilità dei ricorsi presentati da Maradona, perché già rigettati: «Ad abundantiam è appena il caso di ricordare che la stessa vicenda, segnata da iscrizioni a ruolo, cartelle, avvisi di mora, è stata oggetto di numerose iniziative giudiziarie». Angelo Pisani, il legale di Maradona, giudica «strumentale e fuorviante» la decisione dell’Agenzia delle entrate che cerca solo di «confondere la realtà».
Maradona intanto chiede solo che sia fatta giustizia e che finalmente possa tornare a Napoli da uomo libero: «Mi stanno rubando la possibilità di rivedere la gente di Napoli che io amo». Il legale promette battaglia e in un comunicato avvisa che il prossimo passo sarà il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Maria Elena Zanini