Polemiche, veleni, vecchi rancori, e ora un’altra inchiesta dopo lo scontro di novembre per il caso tamponi. Il post partita di Lazio-Torino, recupero della 25esima giornata di Serie A, non è finita al triplice fischio del 18 maggio. Lo 0-0 dell’Olimpico ha salvato matematicamente il Toro dall’incubo Serie B, ma per il club granata e Urbano Cairo i guai non sembrano essere finiti. Nelle prossime ore la Procura Federale aprirà un fascicolo su quanto accaduto negli spogliatoi dell’Olimpico. Nella bufera le frasi urlate dal presidente del Torino a Ciro Immobile, e svelate proprio dall’attaccante della Lazio in un post Instagram: «Al termine della partita il presidente Cairo mi ha raggiunto all’ingresso dello spogliatoio della Lazio iniziando a offendermi, a scagliarsi verbalmente nei miei confronti rivolgendomi gravi accuse infamatorie, accusandomi di aver giocato la partita con “il sangue negli occhi”, e altre cose riguardanti anche la gara d’andata, arrivando perfino a dirmi che ho giocato quella partita positivo al Covid». Lazio-Torino è una partita infinita che dura ormai da sette mesi, e che incrocia campo e aule di tribunale.

 

 

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Un post condiviso da Ciro Immobile (@ciroimmobile17)

Il caso tamponi – Era il primo novembre 2020. All’Olimpico di Torino la Lazio trionfa 3-4 all’ultimo secondo, ma di quella partita non si parlerà per il risultato. Nell’occhio del ciclone finisce il tampone prepartita di Ciro Immobile. L’attaccante biancoceleste, a segno per il momentaneo 3-3, era risultato positivo al Coronavirus qualche settimana prima, e guarito proprio alla vigilia del match. L’esito negativo del test molecolare viene però messo in dubbio dal successivo tampone Uefa prima della trasferta di Champions contro il Bruges, in cui Immobile risulta positivo al gene N, giudicato però non infettivo dal Laboratorio Futura Diagnostica di Avellino cui si appoggia la Lazio. Ne nasce un’inchiesta della Procura Federale che mette in dubbio il rispetto dei protocolli del club romano e del suo presidente Claudio Lotito. La sentenza, arrivata lo scorso 20 aprile, ha inibito per 12 mesi il patron biancoceleste per ritardi di comunicazione con la Asl di Roma, ma ha escluso la diretta responsabilità del club. Nessuno scambio di provette o tamponi falsificati, insomma, Ciro Immobile – così come Thomas Strakosha e Lucas Leiva, gli altri due giocatori di cui si discuteva la positività – era negativo al virus. Per la disperazione di Cairo che, costituendosi parte civile, sperava invece nel 3-0 a tavolino. Ma lo scontro tra il presidente del Torino e Immobile ha radici ancora più lontane.

Dortmund e ritorno – «Io so chi è Immobile». Comincia così il post Instagram di Urbano Cairo che, in risposta alle accuse dell’attaccante della Lazio, riesuma il burrascoso passato granata di Ciro: «È arrivato al Torino dopo un anno deludente al Genoa per rilanciarsi. Ventura gli ha dato fiducia e lui ha fatto bene (capocannoniere della stagione 2013-14, ndr). Io pensavo che rimanesse volentieri almeno un altro anno e lui invece ha fatto il diavolo a quattro per andare al Borussia Dortmund. Ha avuto un’altra stagione deludente e il Borussia lo ha prestato al Siviglia. Anche lì non è andato bene e allora mi ha telefonato chiedendomi di tornare al Toro. Io, che gli ero affezionato, l’ho accontentato. Ha fatto un girone di ritorno non brillante, ma io lo avrei riscattato comunque. Questa volta però lui mi ha fatto dire dal suo procuratore che per motivi personali non poteva restare al Torino. E allora non l’ho riscattato perché ho capito chi era Ciro Immobile». L’accusa all’attaccante della Lazio è quindi quella di aver voluto, dopo essere esploso in granata, andare in una squadra, il Borussia, che l’anno prima era arrivato in finale di Champions League, e poi in un club, la Lazio, che da anni è stabilmente presente in Europa. Un argomento estraneo ai fatti, cui Cairo ha aggiunto un’accusa di slealtà: «Per me giocare con il sangue negli occhi va benissimo, ma non è leale cercare un rigore quando non c’è. Quando vedo un giocatore bravo come Immobile buttarsi a terra e chiedere un rigore, non è correttezza». Nel conto  di Lazio-Torino vanno però messi un gol regolare annullato proprio a Immobile e due rigori per la Lazio non fischiati dall’arbitro Fabbri, non segnalati nemmeno dal Var Aureliano.

 

 

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Un post condiviso da Urbano Cairo (@urbano.cairo)

Risposta e testimoni – Dura, durissima la risposta della Lazio. In un comunicato affidato al portavoce biancoceleste Roberto Rao, il club ha fatto sapere che «Quanto accaduto non può passare sotto silenzio. Il presidente Cairo dovrà risponderne in tutte le sedi, sportive e legali. Il nostro campionato è stato accompagnato da un’incessante campagna diffamatoria, che ha macchiato l’immagine sportiva della Lazio e ne ha condizionato i risultati. Non permetteremo che accada di nuovo». Se fosse accertato il vizio formale, il presidente del Torino potrebbe incorrere in sanzioni, in primis per aver raggiunto gli spogliatoi senza autorizzazione. Tutto dipenderà dalle testimonianze. Gli ispettori federali erano presenti negli spogliatoi. Hanno visto, sentito e redatto una relazione completa sul caso che potrebbe portare il procuratore Chiné a procedere d’ufficio. Per provare a chiudere, una volta per tutte, questo infinito Lazio-Torino.