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ZHANG JINDONG – Presidente del colosso degli elettrodomestici Suning Commerce Group e ora proprietario dell’Inter. 53 anni, l’imprenditore cinese Zhang Jindong è diventato famoso per avere diffuso a giugno, dopo avere ufficializzato l’acquisizione del pacchetto di maggioranza della società nerazzurra, un video in cui urlava “forza Inter!” storpiando clamorosamente le due parole. Sfottò accettabile per un ex studente universitario di lingue che, partito da un minuscolo negozio di elettronica, ha scalato le gerarchie del mondo degli affari cinesi fino a diventare il 28° uomo più ricco del Paese. L’arrampicata ai vertici dell’Inter è avvenuta in un attimo: giusto il tempo di rilevare per 128 milioni di euro la quota dell’ex presidente Moratti e sottoscrivere un aumento di capitale per altri 142 milioni. Soldi freschi già parzialmente spesi nel mercato estivo per regalare ai tifosi nerazzurri Joao Mario, Gabigol e Candreva, in attesa di completare l’acquisto dell’Inter per un affare da circa 700 milioni totali.
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ERICK THOHIR E MICHAEL BOLINGBROKE – Ancora presidente dell’Inter, certo: ma fino a quando? Erick Thohir, magnate indonesiano dell’editoria sbarcato in Italia nel 2013, sembra già al passo d’addio. L’accordo con Suning è chiaro: Thohir resterà presidente fino alla cessione definitiva delle quote che gli sono rimaste, pari al 31,05 per cento di tutto il pacchetto azionario. La sua gestione non è stata facile, tra dissidi con gli allenatori (Mazzarri e Mancini) e risultati insoddisfacenti sotto il profilo sportivo e finanziario. Leggasi i 230 milioni di euro di debiti con le banche: un dato in crescita costante a cui neppure il genio dell’ad Michael Bolingbroke è riuscito a opporre un’inversione di tendenza. Già, Bolingbroke. L’ex direttore organizzativo del Manchester United, arrivato all’Inter nel 2014 proprio per volere di Thohir, doveva essere il primo nome nerazzurro di peso ad essere sacrificato sull’altare del passaggio di proprietà. E invece, Bolingbroke è stato addirittura “promosso” nel consiglio d’amministrazione della società. In quota Thohir.
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ERICK THOHIR E MICHAEL BOLINGBROKE – Ancora presidente dell’Inter, certo: ma fino a quando? Erick Thohir, magnate indonesiano dell’editoria sbarcato in Italia nel 2013, sembra già al passo d’addio. L’accordo con Suning è chiaro: Thohir resterà presidente fino alla cessione definitiva delle quote che gli sono rimaste, pari al 31,05 per cento di tutto il pacchetto azionario. La sua gestione non è stata facile, tra dissidi con gli allenatori (Mazzarri e Mancini) e risultati insoddisfacenti sotto il profilo sportivo e finanziario. Leggasi i 230 milioni di euro di debiti con le banche: un dato in crescita costante a cui neppure il genio dell’ad Michael Bolingbroke è riuscito a opporre un’inversione di tendenza. Già, Bolingbroke. L’ex direttore organizzativo del Manchester United, arrivato all’Inter nel 2014 proprio per volere di Thohir, doveva essere il primo nome nerazzurro di peso ad essere sacrificato sull’altare del passaggio di proprietà. E invece, Bolingbroke è stato addirittura “promosso” nel consiglio d’amministrazione della società. In quota Thohir.
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BEE TAECHAUBOL – La trattativa che dovrebbe portare il Milan in mano ai cinesi è in via di definizione. Ma non è la prima. Ancora fino allo scorso mese di gennaio, gli ambienti vicini a Berlusconi ne erano convinti: il 48 per cento del Milan sarebbe andato a Mister Bee. Cioè a Taucheabol, imprenditore rampante di nazionalità thailandese pronto a tutto per entrare nel cda rossonero. Quelle che all’inizio sembravano voci, nel giugno 2015 erano diventate qualcosa di serio, terribilmente serio, con la firma di un pre-accordo per la cessione al tycoon orientale di quasi la metà del pacchetto azionario del Milan. La cifra in ballo? 480 milioni di euro. Tanti, troppi per essere veri. E infatti, dopo un lungo tira e molla, Berlusconi ha dovuto finanziare di suo pugno l’ennesimo mercato estivo. Ma non sono state lacrime e sangue, dato che il Cavaliere ci ha rimesso soli 10 milioni di euro. In cambio è stata allestita una rosa competitiva, in attesa che i cinesi arrivino una volta per tutte. Lo sperano i tifosi: e con loro anche Silvio Berlusconi.
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LI YONGHONG – È un nome che i tifosi milanisti e gli sportivi italiani impareranno presto a conoscere (e a pronunciare). Li Yonghong è un uomo d’affari cinese, chairman della Sino-Europe Sports Investment Management: in altre parole, il soggetto privato dietro il quale si “nasconde” la cordata di imprenditori cinesi che acquisteranno a breve il 99,93 per cento del Milan. Il closing è atteso per novembre, dopo che questa società ha già versato nelle casse rossonere 100 milioni di euro a titolo di acconto. Non abbastanza, tuttavia, per tranquillizzare Fininvest e dintorni, scossi dalla notizia pubblicata di recente da Bloomberg sulla presunta falsità dei documenti bancari presentati a Berlusconi dalla Sino-Europe Sports Investment a garanzia del massiccio investimento promesso. Ma Li Yonghong non sembra avere problemi economici. Infatti, il capo della cordata che vuole rilevare il Milan è specializzato in operazioni borsistiche di acquisto e rivendita di aziende nel breve periodo: un’attività che sembra avergli reso parecchi quattrini. Che i tifosi sperano di vedere al più presto a Milano.
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GIANLUIGI DONNARUMMA – Debuttare a 16 anni in serie A come portiere del Milan. Un sogno per tutti, diventato realtà per un unico, grande fortunato: Gianluigi Donnarumma. Lanciato titolare da Mihajlovic nella scorsa stagione, “Gigio” è la nota più lieta di una squadra rossonera che ha disimparato a vincere. L’arrivo dei cinesi è imminente, tanto che il closing è previsto entro la fine di novembre. E proprio Donnarumma sarà probabilmente il simbolo di una nuova società che, dopo un trentennio berlusconiano condito da una sfilza irripetibile di successi, sostituirà il diavolo con l’altrettanto focoso dragone. Per tentare di riportare il Milan nel gotha del calcio italiano e internazionale, saranno fondamentali le prestazioni dell’erede designato di Buffon. Chi è Donnarumma? Un portiere minorenne che di giovane ha solo l’età: la stoffa è già quella del veterano.
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MARCO FASSONE – “Nato a Pinerolo nel 1964, dopo la laurea in lettere moderne all’Università di Torino lavora per due importanti aziende del settore alimentare: Ferrero e Galbani”. Sembra la classica storia del perfetto impiegato tutto casa e lavoro. E invece è la biografia di Marco Fassone, amministratore delegato e direttore generale in pectore del nuovo Milan dei cinesi. Entrato nel mondo del calcio soltanto nel 2001 (eccetto una lunga esperienza da guardalinee), Fassone non ne è più uscito, lavorando nel marketing di Juventus e Napoli oltre che all’Inter. Fino alla chiamata della Sino-Europe Sports Investment, che lo ha strappato alla concorrenza per affidargli il riassetto societario del Milan. L’ex dg nerazzurro avrà un compito difficile: restituire alla società rossonera una dirigenza competente e con una chiara distinzione delle prerogative. Fassone è già al lavoro: l’ex capo scout dell’Inter Mirabelli sarà il prossimo direttore sportivo, mentre Paolo Maldini potrebbe rientrare nei quadri dirigenziali rossoneri. Da lui che ha ha lavorato alla Ferrero, i tifosi del Milan si attendono un dolce futuro.