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Mauro Icardi, 22 anni, attaccante e capitano dell’Inter. Durante il deby è rimasto a lungo in panchina, poi è entrato e ha sbagliato un rigore. La tensione è alta tra lui e l’allenatore Roberto Mancini

Di colpo tutto è cambiato, in casa Inter è ufficialmente aperta la crisi. Dopo un mese di gennaio fallimentare, 5 punti in 6 partite di campionato con 3 gol fatti e 6 subiti, e la probabile eliminazione dalla coppa Italia in semifinale contro la Juventus (a meno di una clamorosa rimonta nel match di ritorno). Ma soprattutto dopo le due sonore sconfitte per 3 a 0 contro le rivali storiche, Milan e Juventus, nell’arco di una settimana. Una doppia umiliazione, l’incubo di ogni tifoso nerazzurro. Così è cambiato il volto di una stagione che, fino alla pausa natalizia, andava oltre ogni più rosea aspettativa. A fine 2015 l’Inter era a sorpresa in testa alla classifica, in lotta per il titolo di campione d’inverno. Un mese dopo, il processo all’allenatore Mancini e ai giocatori è partito, e più che pensare al titolo i nerazzurri devono guardarsi le spalle dalla rimonta della Roma e del Milan.

Cos’è successo? L’impressione è che, al di là dei risultati, nell’ambiente nerazzurro si sia rotto qualcosa. Il gruppo compatto che in campo lottava e, pur non esprimendo un gioco spettacolare, riusciva a vincere mantenendo spesso la porta inviolata (per ben 11 volte nel girone d’andata) e che faceva selfie negli spogliatoi dopo ogni vittoria, ora appare nervoso e scollato. A partire dal suo allenatore: Mancini nelle ultime settimane è stato al centro di polemiche con l’allenatore del Napoli Sarri, che lo ha insultato nel corso del’incontro di coppa Italia del 20 gennaio. Un episodio che ha innervosito l’allenatore nerazzurro: è apparso teso nelle conferenza stampa, e nel derby è stato colto prima a sbottare con qualcuno dei suoi dopo l’1-0, e poi col dito medio rivolto verso i tifosi avversari mentre usciva dal campo dopo aver subito un’espulsione evitabile. Ed è un caso anche l’esclusione di Mauro Icardi, capitano e miglior marcatore nerazzurro della scorsa stagione, rimasto in panchina sia contro la Juventus in coppa, sia contro il Milan. L’attaccante argentino è stato a guardare le debacle dei suoi compagni, e quando è sceso in campo nel derby ha sbagliato un rigore. Il rapporto tra il capitano e l’allenatore appare ormai deteriorato, così come quello tra Mancini e Felipe Melo. Il brasiliano, accolto in estate come un grande colpo di mercato, è passato da condottiero in autunno a panchinaro fisso ora. Spia del nervosismo generale in casa Inter sono anche i battibecchi visti in campo nel derby, con Murillo e Medel che se la sono presa con Brozovic per un passaggio sbagliato.

Tutti segnali preoccupanti per il presidente Eric Thohir, che però non è sembrato ansioso di correre ai ripari. Il magnate indonesiano non ha alzato la voce con i suoi, non ha strigliato squadra e allenatore, non si è visto a San Siro in occasione del derby. E nemmeno, come aveva fatto un anno fa, si è mosso sul mercato per rinforzare la squadra. Solo un acquisto significativo, l’attaccante Eder arrivato dalla Sampdoria, a fronte delle cessioni di Fredy Guarin e dell’ex capitano Ranocchia. Non proprio una rivoluzione. Quella che forse, in altri tempi, avrebbe fatto Massimo Moratti. L’ex presidente, ben più passionale ed impulsivo del suo successore nel guidare la società, dopo la doppia umiliazione contro i rivali di sempre si sarebbe fatto sentire. E anche da osservatore (quasi) esterno ha detto la sua: “Nell’Inter ci sono cose positive – ha avvertito – ma anche cose negative che stanno venendo fuori adesso. E’ ovvio che il tifoso non sia contento, sia deluso. Lo sono anche io”. Un richiamo agli attuali dirigenti, colpevoli secondo molti addetti ai lavori di aver lasciato Mancini troppo solo in questo passaggio difficile. Ma nulla è compromesso: “Sia la corsa Scudetto – ha sottolineato Moratti – sia quella per la Champions sono ancora abbordabili”.

Un rimedio contro il clima pesante che si respira in casa Inter esiste. Basta guardare ai numeri per capire che, per il momento, la stagione non è ancora compromessa. Anzi, l’obiettivo di inizio stagione – il terzo posto in campionato con conseguente qualificazione ai preliminari di Champions League – è ancora alla portata. E se si confronta la classifica attuale con quella delle ultime due stagioni, quelle con Thohir alla guida della società, il bilancio è ancora molto positivo. Alla ventiduesima giornata dello scorso campionato la squadra di Mancini viaggiava a quota 29 punti (-12 rispetto a quest’anno), mentre esattamente due anni fa, il 2 febbraio 2014, l’Inter di Mazzarri perdeva 3 a 1 con la Juventus e si trovava sesta in classifica con 33 punti. (- 8 rispetto a oggi). Il dato preoccupante è piuttosto quello dei gol realizzati: solo 26 (media di 1,2 a partita). Alla terza giornata del girone di ritorno del 2014,  i nerazzurri ne avevano messi a segno 39. Mentre a questo punto dello scorso campionato l’Inter aveva fatto 33 reti, e Mauro Icardi guidava la classifica dei marcatori. E la chiave per tornare sulla strada giusta sta proprio nel recupero del giovane attaccante argentino. Senza i suoi gol, sarà molto difficile per i nerazzurri riuscire a rimanere nella zona alta della classifica. E l’obiettivo terzo posto si allontanerebbe, insieme ai ricavi milionari della Champions League. Se dovessero sfumare, allora sì che Thohir potrebbe iniziare ad alzare la voce con i suoi.

Simone Gorla