Le hanno scalate tutte. Senza bombole d’ossigeno e senza l’ausilio di portatori locali d’alta quota. L’ultima è stata l’Annapurna, sull’Himalaya, la decima vetta più alta della Terra e la prima ad essere stata conquistato dall’uomo. Ma, insieme al K2, anche la più pericolosa. Eppure, Nives Meroi e Romano Benet ce l’hanno fatta. Insieme. Dopo Reinhold Messner, il primo uomo ad aver scalato tutti i 14 Ottomila del mondo, è italiana anche la prima coppia che ha compiuto la stessa impresa.
La scalata – I due alpinisti cinquantacinquenni sono partiti l’11 maggio da 7.200 metri. Gli 8.091 dell’Annapurna li hanno raggiunti alle 9 (ora locale), dalla via dei Francesi, che da molto tempo non veniva ripetuta. Le due cordate sono partite a mezzanotte: «C’era la luna piena e abbiamo trovato una giornata splendida», ha detto Nives Meroi alla sorella Leila, in contatto telefonico con lei. Quella per raggiungere l’Annapurna «è stata la salita più impegnativa ma anche la più bella», ha spiegato l’alpinista.
Un amore iniziato nel 1994 – La loro personale sfida agli Ottomila era iniziata nel 1994. Li aveva fermati la malattia di Romano. Nives poteva essere la prima donna a raggiungere la vetta di tutti gli Ottomila. Ma aveva rinunciato per stare vicino al marito. «Eravamo a 7.500 metri, sul Kanghchenjonga, quasi sulla terza vetta più alta del pianeta. Romano, come sempre, apriva la strada in mezzo al ghiaccio, continuava a spronarmi, ma non aveva più forze per proseguire. A un certo punto ha iniziato a stare male». Benet dovette sottoporsi a un doppio trapianto di midollo.
Sempre insieme – Undici cime salite uno accanto all’altra. «Noi ci siamo sempre aiutati e pensiamo che gli amori, così come le grandi amicizie, si devono reggere su principi di mutualità reciproca. Arriva sempre il momento in cui uno dei due ha bisogno di un sostegno e fin dal primo momento, nonostante la grande opportunità, ho capito che il mio record lo dovevo conquistare nella vita», aveva detto in un’intervista Nives Meroi. A scalare hanno ripreso nel 2011.
Lo spirito della montagna – «L’ascensione dell’Annapurna incarna in pieno il nostro modo di vivere la montagna: abbiamo lavorato di squadra, con gli spagnoli (Alberto Zerain e Jonatan Garcia, ndr), abbiamo pestato neve alta fino alla cintola, portato su e giù la nostra tenda, faticato tantissimo» ha spiegato lei. «È stata davvero dura, sono sfinito», ha aggiunto Romano. Per tornare al campo base ci vorranno due giorni.