Tornare a partecipare ai Mondiali il prima possibile. Ospitarli nel 2030. Vincerli entro il 2050. Meno di un anno fa la Federcalcio cinese aveva reso noto il suo piano strategico per diventare una superpotenza. Da allora, la proprietà dell’Inter è passata alla Suning di Zhang Jindong, le trattative per l’acquisto del Milan da parte del gruppo Sino-Europe Sports si sono intensificate e grandi campioni hanno lasciato l’Europa per approdare nella Super League cinese, attratti da stipendi stratosferici.

La macchia sul completo di Armani – «Negli ultimi decenni la Cina ha vissuto una grandissima crescita economica, a cui non corrisponde una potenza calcistica dello stesso tenore», spiega Emma Lupano, ricercatrice di Lingua e cultura cinese dell’Università statale di Milano. In effetti, nel ranking Fifa la nazionale di calcio cinese si trova all’86esimo posto, appena sotto l’Armenia, che ha però un Pil inferiore di circa mille volte. La Cina non partecipa a un Mondiale dal 2002, anno in cui non riuscì a realizzare nemmeno una rete: gli insuccessi calcistici hanno influenzato negativamente l’immagine del Paese «come una grossa macchia può rovinare un completo di Armani» (paragone usato da He Shan in un articolo apparso su Istituto Confucio). Per Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare, che non ha mai nascosto la sua passione per il calcio, è giunto il momento di invertire la rotta.

Politica interna – Lo sviluppo del calcio è diventato uno dei programmi chiave della strategia di sviluppo nazionale. L’obiettivo è quello di poter contare su un bacino di almeno 100mila giovani calciatori, partendo dai circa 30 milioni di studenti delle scuole elementari e medie per i quali il calcio è diventata una materia obbligatoria per 5 ore alla settimana. Nel frattempo, la lega nazionale, da casa di riposo per giocatori a fine carriera è diventata una destinazione appetibile – grazie ai lauti ingaggi offerti – anche per campioni con ancora molte cartucce da sparare, come i brasiliani Ramires, Hulk e Oscar o gli argentini Lavezzi e Tevez. Calciatori, ma anche allenatori dal curriculum prestigioso. Basti pensare al campione del mondo Marcello Lippi, già allenatore del Guangzhou Evergrande, ora divenuto commissario tecnico della nazionale cinese.

Politica estera – Oltre al patriottismo, l’altra spinta al legame sempre più stretto tra calcio e Cina deriva dall’economia, con conseguenze facilmente verificabili da noi europei. Le aziende cinesi sono alla ricerca di nuove aree di investimento. Aldilà degli Urali, la stagnazione economica che si è abbattuta sull’Europa ha avuto impatto anche sulle squadre di calcio, bisognose di capitali. Un matrimonio inevitabile: le imprese cinesi hanno compreso di poter sfruttare i club calcistici europei, potenti brand internazionali, per espandere la loro influenza all’estero. Non a caso, uno degli aspetti evidenziati dalla stampa cinese nel commentare l’acquisto dell’Inter da parte del gruppo Suning è la notorietà che il marchio di Zhang Jindong, società che opera nel commercio di elettrodomestici, potrà acquisire nel mondo.

Rivincita – Questi investimenti nelle società calcistiche più importanti (prima dell’Inter, e in attesa del Milan, imprenditori cinesi avevano acquisito quote di altre squadre, come il Manchester City), dalla Cina sono viste come una trionfale rivincita sul vecchio continente. Pechino, intanto, è in grado di dettare l’agenda della Serie A: per la prima volta nella storia, Inter-Milan, in programma sabato 15 aprile, si giocherà alle 12.30, orario ideale per l’audience cinese.