Galeotta fu la pausa nazionale, e di sicuro lo è stata per Thiago Motta. L’allenatore italo-brasiliano della Juventus è stato esonerato domenica 23 marzo, dopo solo 9 mesi alla guida del club bianconero. Il 24 marzo, le ultime parole d’addio del ct: «Ho vissuto momenti intensi, affrontati sempre con massima determinazione e volontà di migliorare ogni giorno». Ringrazia la società e le augura il meglio per il futuro. Insomma, niente strappi e niente urla: non sono nello stile dell’ormai ex tecnico. La comunicazione gli è arrivata nella sua casa di Cascais, dove si era ritirato per qualche giorno con la famiglia approfittando dell’interruzione di due settimane del campionato. Al suo posto, la Juventus punta tutto sul tecnico croato, ed ex giocatore della Juventus, Igor Tudor. Il mandato: ottenere almeno la qualificazione Champions.
I motivi – L’esonero è arrivato con due stagioni di anticipo sulla fine del contratto. Il bilancio complessivo è di 42 panchine, 18 vittorie, 17 pareggi e 7 sconfitte. Pesa la mancanze di coppe e la prematura eliminazione da tutte le competizioni. A febbraio la squadra usciva prima dalla Champions League contro gli olandesi del Psv, per poi salutare anche la Coppa Italia, perdendo ai rigori contro l’Empoli. Entrambi scontri abbordabili per una squadra costruita con 234 milioni di euro. A condizionare davvero la scelta della società però sono state le ultime due sconfitte in campionato. Nonostante l’uscita dalle coppe, infatti, la squadra si trovava comunque a -6 dal primo posto in Serie A, quando si è presentata alla sfida contro l’Atalanta con il sogno di riaprire l’illusione scudetto. All’Allianz Stadium di Torino però, il match si è concluso con un sonoro 4-0. Nonostante la sconfitta, i giocatori non hanno voltato le spalle all’allenatore e sono partiti per Firenze con l’idea di rifarsi e strappare tre punti alla Fiorentina. Risultato: 3-0 dei viola allenati da Raffaele Palladino. Ma il direttore sportivo bianconero Cristiano Giuntoli anche lì aveva rassicurato dicendo: «Motta resta, ne usciremo insieme». Così non è stato. Forse perché la società ha avuto il tempo per pensare e valutare durante le due settimane di stop. Risultato: l’esonero anticipato. Si tratta tra l’altro di un caso raro per la storia del club. Prima di lui, solo otto allenatori in 128 anni erano stati esonerati a metà stagione.
Igor Tudor – Il nuovo condottiero della squadra è Igor Tudor, uno che in casa Juve non ha bisogno di presentazioni. Ha giocato con i bianconeri dal 1998 al 2005, 174 presenze e 21 gol. Difensore naturale ma anche terzino adattato, ha sempre avuto ottimi piedi. La carriera da calciatore è stata vincente, quella da allenatore è ancora acerba. Ha girato per tutta Europa, tra Croazia, Grecia, Turchia, Italia e Francia. La Seria A la conosce bene perché non ci ha solo giocato ma ha anche allenato Udinese, Verona e Lazio. Il Dna però è bianconero. Nel 2020 ha pagato una clausola di 150mila euro al suo club croato Hajduk Spalato per raggiungere lo staff della Juventus guidato all’epoca da Andrea Pirlo. Questa prima avventura non si è conclusa bene per le diverse vedute tra lui e il mister: non era ancora il tempo, ma oggi è arrivato.
La situazione che eredita dal collega Motta non è delle migliori. La Juve si è vista superata al quarto posto dal Bologna, si trova ora al quinto con solo tre punti di vantaggio sulla settima posizione, occupata oggi dalla Roma. Tra due giornate ci sarà proprio lo scontro contro la squadra giallo-rossa. L’obiettivo per Tudor è il quarto posto, ovvero la qualificazione alla Champions League dell’anno prossimo. In caso di successo, il contratto prevede il rinnovo per la prossima stagione ma esiste una “riserva” che permette al club di non prorogare a prescindere dai risultati, pagando una penale di 500mila euro.