Warriors at Wizards 2/3/16

Stephen Curry, stella dei Golden State Warriors

Nell’ennesimo capitolo della saga tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers sono stati Stephen Curry e compagni a vincere. Dopo il trionfo dei Warriors nella serie finale del 2015 e il riscatto dei Cavaliers in quella dello scorso anno, la Nba ha deciso di far disputare le sfide di “stagione regolare” tra le sue squadre più forti in due date strategiche, per aumentarne la visibilità e i profitti. A Natale, i Cavs hanno avuto la meglio in uno scontro sul filo dell’equilibrio, terminato 109-108. Ieri, 16 gennaio, giorno in cui gli Stati Unti festeggiano il Martin Luther King Day, i Warriors si sono presi una netta rivincita: 126-91.

Dominio Warriors –  La squadra californiana, che ospitava l’incontro, è riuscita a imporre sin dall’inizio un ritmo insostenibile per una Cleveland che è apparsa stanca, reduce da cinque partite consecutive in trasferta. Il primo quarto, chiusosi sul 20-5 per i padroni di casa, lasciava presagire che per i campioni in carica non sarebbe stata una serata memorabile. Da segnalare la prestazione di Draymond Green, che ha mandato a referto la terza “tripla doppia” stagionale (11 punti, 13 rimbalzi e 11 assist) e di Klay Thompson (miglior realizzatore con 26 punti), mentre Curry ha sommato 11 assist ai suoi 20 punti. Nei Cavaliers delude LeBron James, che sbaglia 12 dei suoi 18 tiri.

La Nba dei diritti civili-  Sono stati i Warriors, quindi, a rendere maggior onore alla figura di Martin Luther King. Quello di far disputare una partita di cartello nel giorno che ricorda il suo compleanno è un omaggio obbligatorio per una lega in cui circa il 75% degli atleti è di origini afroamericane. Ma aldilà di celebrazioni di facciata, la Nba si è sempre dimostrato un campionato progressista, sensibile alle tematiche sociali. Nel 2014, Donald Sterling, allora proprietario dei Los Angeles Clippers, fu bandito a vita e costretto a vendere la squadra a causa di alcuni commenti razzisti fatti in privato. Un caso simile a quello capitato nello stesso anno a Bruce Leverson degli Atlanta Hawks. Lo scorso luglio, invece, è stata presa la decisione di spostare l’All-Star Game 2017, uno degli eventi mediatici più importanti della stagione, da Charlotte a New Orleans, con l’obiettivo di lanciare un messaggio allo Stato della North Carolina, dove la legge discriminava la comunità Lgbt.

Tre mesi ai playoff – Tornando alla partita di ieri, nonostante la dimostrazione di forza dei Warriors sui diretti avversari, la stagione Nba è ancora lunga ed estenuante. Mancano ancora 3 mesi all’inizio dei playoff, dove si ricomincia tutto da zero. Le due squadre si augurano di ritrovarsi per la resa dei conti a giugno, quando in ballo ci saranno gli anelli di campioni Nba.