Non ha conquistato il primo posto in nessuna gara in questa stagione. È (quasi) sempre arrivato secondo. Però è arrivato, accumulando punti e posizioni ogni volta, con costanza e determinazione. E ha vinto. Il 15 marzo ad Aspen, in Colorado, Peter Fill è entrato nella storia dello sci italiano, ottenendo per il secondo anno consecutivo la coppa del mondo di discesa libera. Già lo scorso anno l’impresa compiuta a St. Moritz dal carabiniere 34enne di Castelrotto aveva segnato un record: nei 50 anni passati dalla nascita del premio, nessuno sciatore italiano aveva vinto la coppa di discesa.
Questione di punti. Dopo tre secondi posti e un terzo, Fill è arrivato all’ultima tappa con 374 punti in tasca, solamente 33 in meno del norvegese Kjetil Jansrud, in testa alla classifica fino all’ultima discesa. Per
batterlo è stato sufficiente arrivare di nuovo secondo. Una pista percorsa in 1’33″15 e un traguardo tagliato dietro al compagno azzurro Dominik Paris nell’ultima discesa alle finali hanno permesso a Fill di ottenere gli 80 punti necessari per sorpassare Jansrud, piazzatosi solo undicesimo. Due rapidi calcoli e un ingresso trionfale nella storia: Fill vince la coppa del mondo con 454 punti, contro i 431 del rivale norvegese. «Non ero per niente sicuro di riuscire a strappare la coppa a Jansrud. Ma ci ho provato e dopo aver fatto due belle prove mi è tornata la fiducia per questa gara, nella quale ho davvero attaccato. Un grazie grande così a tutti i tecnici che mi hanno sostenuto ed aiutato». Sono le prime parole di Peter Fill. «Non sono molti al mondo i discesisti che sono riusciti a vincere la coppa per due stagioni consecutive e questo mi dà una enorme soddisfazione», ha aggiunto l’azzurro, lanciando un lungo urlo liberatorio mentre alza al cielo la sua seconda coppa del mondo.
Discesa nella storia. Questa stagione di sci non ha solo regalato agli spettatori la replica di un’impresa da record, ma anche un tuffo nel passato. Con 38 podi azzurri, l’Italia è tornata indietro di 20 anni, alla stagione ’96-’97 che, con lo stesso numero di risultati portati a casa da campioni come Tomba e Compagnoni, fu la più vincente. Non solo. Oltre a essere l’unico nella discesa libera, Fill è anche il terzo italiano a vincere due coppe di specialità consecutive in campo maschile. Prima di lui ci erano riusciti Gustavo Thoeni – 3 in gigante e 2 in slalom – e Alberto Tomba – 4 in gigante e 3 in slalom.Tra le donne, invece, l’unico precedente è quello di Isolde Kostner, vittoriosa per due volte della coppa di discesa femminile. Dopo un Mondiale, quello di St. Moritz, in cui gli azzurri non hanno brillato, hanno deciso di farsi perdonare così, tornando ai livelli di inizio stagione. Ora lo sguardo punta avanti, alle Olimpiadi 2018 in Corea del Sud.
La stoffa del campione. «Zero stress, stavolta non ho proprio niente da perdere». Nelle parole che Peter Fill pronunciava il giorno prima della finale c’è tutta la sua filosofia. «Quello che si deve difendere è Jansrud. Voglio provarci, sapendo che recuperare 33 punti a Jansrud in una gara è quasi impossibile. Lui non è uno che sbaglia in queste occasioni, è sempre stato tra i migliori. Devo avere la fortuna di fare una bella gara e che lui invece non la azzecchi…». La voglia di provarci, di non arrendersi e continuare con costanza il lavoro fatto fino a quel momento. Consapevole che la fortuna serve sempre. Fill riesce a mettere a frutto ogni punto conquistato senza mai salire sul gradino più alto e sfrutta con regolarità l’esperienza dei suoi 34 anni, dimostrando un equilibrio tra testa e velocità. Niente grandi acuti ma puntualità. E se è vero che “chi va piano va sano e va lontano”, Peter Fill potrebbe riservare altre sorprese per il futuro dello sci italiano.