Giovanni Malagò, presidente del Coni

Giovanni Malagò, presidente del Coni

«Vorrei parlare con Carolina Kostner e dirle che le sono vicino. Mi hanno detto che non posso farlo, potrei essere equivocato. Sto vivendo un dramma personale, io sono suo amico, le voglio bene e le sono affezionato». Sono parole forti quelle di Giovanni Malagò, forse troppo per il ruolo di presidente del Coni. Malagò esprime solidarietà alla pattinatrice, accusata di non aver denunciato l’allora compagno, il marciatore Alex Schwazer, già condannato per doping. La Procura antidoping del Coni di Bolzano ha chiesto per la Kostner una squalifica di quattro anni e tre mesi. Il numero uno del comitato olimpico ha parlato della vicenda il 2 dicembre a Roma, al convegno “Lotta al doping: peculiarità normative e strategie di contrasto. Aspetti giuridici ed operativi”.

Quello di Malagò appare come uno sfogo quasi personale. «Sui giornali ci hanno fatto mazzo così. Mi hanno fatto un mazzo così. Ritengo la cosa ingiusta. Chi è il legislatore? Chi è il modello di riferimento? La Wada (World Anti-Doping Agency)». La pena chiesta per la Kostner è più alta di quella di Schwazer, deferito per tre anni e sei mesi. Ma il presidente fa intuire che una soluzione ci sarebbe: «Fino al 31 dicembre 2014 il regolamento impone minimo quattro anni per questo tipo di reato, poi dal 1° gennaio 2015 entrano in vigore le nuove norme e la pena si può dimezzare».

Il numero uno del Coni non punta il dito sulla sua organizzazione che, afferma, ha la sola colpa di aver rispettato le leggi. «Cosa può dire Malagò cittadino? Che non lo trovo giusto. Il presidente del Coni, invece, deve stare zitto».

Federica Scutari