Il ciclone che rischia di sconvolgere il calcio italiano arriva dalla Spagna. In particolare da Barcellona, sede della multinazionale Mediapro, che ieri si è aggiudicata l’asta per i diritti tv della Serie A nel triennio 2018-2021. Mettendo sul piatto un miliardo, cinquanta milioni e mille euro a stagione per superare la base d’asta fissata dalla Lega. Per un totale di oltre tre miliardi, una cifra enorme che spodesta i broadcaster italiani (in particolare Sky) dal ruolo di padroni del pallone e che rivoluzionerà il modo di fruizione delle partite già dal prossimo mese di agosto.

La prima volta di un’azienda straniera – Per la prima volta dal 1993, cioè da quando fu introdotto il concetto dei “diritti criptati”, i diritti a trasmettere in diretta le partite di Serie A se li aggiudica un’azienda straniera. Da Tele+ a Stream, fino a Sky e Mediaset, finora erano stati sempre appannaggio di broadcaster italiani. Stavolta cambia tutto. A partire dal ruolo di Mediapro, che non è broadcaster ma intermediario. In sostanza il gruppo catalano, per rientrare dell’investimento, li rivenderà a tutte le piattaforme che saranno interessate. Tv come Sky e Mediaset, ma anche soggetti come Tim, Vodafone, Netflix, Amazon Prime Video e Perform, che potrebbero trasmettere il pallone attraverso gli schermi di computer e smartphone. «Abbiamo liberalizzato il calcio», esulta Luigi De Siervo, ad di Infront, l’advisor che gestisce per conto della Lega il mercato dei diritti tv, «fino a oggi era usato come prodotto esclusivo per piattaforme esclusive e tutti pensavano che questo fosse l’unico modello possibile. Dal prossimo anno ci sarà una scelta più democratica», spiega in un’intervista a Repubblica.

Da sinistra: il dg della Lega Serie A Marco Brunelli, l’ad di Infront Luigi De Siervo, il presidente di Mediapro Jaume Roures, il socio di MediaPro Taxto Benet, il vicecommissario della Lega Serie A Paolo Nicoletti e il vice commissario della Lega Serie A Bernardo Corradi, nella conferenza stampa a margine della gara per i diritti tv del campionato di Serie A. ANSA/ PAOLO CAPPELLERI 

Costi più bassi per i telespettatori? – Questo potrebbe tradursi in offerte più convenienti per i tifosi, ovvero i consumatori finali del prodotto calcio. Mediapro, essendo un intermediario, non può avere rapporti con loro, ma fisserà i prezzi che i vari operatori dovranno pagare per distribuire la Serie A. Una prospettiva che spaventa quello che negli ultimi anni è stato di fatto il principale editore del pallone, Sky Italia (4,7 milioni di abbonati, di cui 2,3 al solo pacchetto calcio). La pay tv di Murdoch con una lettera ha diffidato la Lega dall’assegnare i diritti, preannunciando una battaglia legale. Due le argomentazioni dell’azienda con sede a Rogoredo: Mediapro ha partecipato al bando riservato agli intermediari indipendenti, ma in realtà si comporterebbe da vero e proprio editore; inoltre, secondo Sky, l’aver acquisito le licenze di tutti i 380 match (a stagione) sarebbe una violazione della legge Melandri, che impedisce l’accumulo dei diritti tv nelle mani di un solo broadcaster. Ma Mediapro, come detto, è un semplice intermediario, e il bando non prevede la possibilità di creare un prodotto finito (completo di trasmissioni, approfondimenti e partite) da diffondere attraverso uno o più operatori.

A meno che, come sottolinea De Siervo, «Sky con un’azione legale impedisca alla Lega di fare l’assegnazione a Mediapro. A quel punto torneremmo in possesso dei diritti e potremmo farci quello che ci pare, anche un canale della Lega». Nella serata di ieri, comunque, Sky ha alleggerito la propria posizione dicendosi disponibile a trattare.

I prossimi passi – Intanto, la prossima parola spetta all’Antitrust, che dovrà pronunciarsi entro 45 giorni e assegnare ufficialmente il bando agli spagnoli. I tempi sono stretti, anche perché entro aprile i club dovranno sapere quanto avranno in cassa per la campagna acquisti estiva. Gli scarni investimenti nella appena conclusa campagna di gennaio erano frutto anche dell’incertezza dovuta all’assegnazione dei diritti tv. Il primo bando fu infatti messo all’asta nel giugno scorso: fu un flop assoluto, con le offerte dei vari broadcaster che non sfondarono neanche quota 500 milioni (a fronte di una richiesta di oltre un miliardo). Il 22 gennaio un nuovo bando: 762 milioni, ancora troppo pochi, lievitati a 830 dopo le trattative private portate avanti dalla Lega con Sky e Mediaset. A quel punto, anche per dare un segnale alle emittenti, si è deciso di aprire la busta riservata agli intermediari indipendenti. Mediapro è partita da 950 milioni, arrivando fino a 1.050 più mille euro simbolici per superare la base d’asta. Una cifra a cui vanno aggiunti i 371 milioni già incassati dalla Lega per i diritti esteri (venduti a Img).

Insomma, il calcio italiano vale 1.421 milioni di euro (e ancora mancano i pacchetti relativi agli highlights e a Coppa Italia e Supercoppa), più della Bundesliga (1.400) e poco meno della Liga (1.636). La Premier League, che ogni anno dalle tv incassa tre miliardi e 250 milioni, continua a sembrare irraggiungibile.