“Chiedo scusa per tutto”. È in lacrime Fabrizio Miccoli durante la conferenza stampa convocata dopo il lungo interrogatorio del 26 Giugno in Procura. “Non sono mafioso, sono contro la mafia e voglio dimostrarlo”, si difende l’attaccante del Palermo che aveva definito il Giudice Falcone “un fango” in una conversazione telefonica con Mauro Lauricella, figlio di un noto boss mafioso.

“Ho cercato di non essere in questi anni il capitano del Palermo, ma Fabrizio per tutti. Ho frequentato tutti pensando che mi potessero dare vera amicizia, ho sbagliato”, ammette Miccoli. Uno sbaglio che gli è costato un lunghissimo interrogatorio di quattro ore davanti ai magistrati di Palermo con l’accusa di estorsione e accesso abusivo a sistema informatico per avere usufruito di quattro shcede telefoniche intestate a terzi, nell’ambito delle indagini che coinvolgono proprio Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa.

“Chiedo scusa alla famiglia Falcone – ha aggiunto Miccoli – e a tutti. Avevo gia’ contattato la signora Falcone. Lei mi ha detto che bastava chiedere scusa a tutta Palermo. E sono qui per questo”. L’attaccante ha dichiarato che, alla fine di questa vicenda giudiziaria, vorrebbe diventare un testimonial della lotta alla Mafia anche iscrivendosi all’associazione presieduta dalla sorella di Giovanni Falcone. Che però smentisce di aver mai parlato con Fabrizio Miccoli: “Non è vero che Fabrizio Miccoli ha parlato con me. Voleva farlo, ma non abbiamo parlato”, dice Maria Falcone, contattata in partenza per un viaggio a Parigi.

Una vicenda che comunque lascerà strascichi anche sulla carriera sportiva del calciatore: “Volevo concludere la mia carriera a Palermo – ha detto Miccoli – ma ora non so cosa succederà”. L’attaccante ha già parlato con il presidente dei rosanero Maurizio Zamparini, ma il suo futuro rimane incerto.

Enrico Tata