Dopo tre mesi senza successi in casa, il Milan torna a vincere a San Siro. E lo fa davanti a uno stadio con 60mila tifosi accorsi per supportare una squadra piena di entusiasmo dopo l’acquisto di Zlatan Ibrahimovic. Dall’altra parte un’Udinese solida – che recupera ben due volte i rossoneri – e rende la partita interessante fino a quando il croato Ante Rébic conquista la scena e sigla una doppietta – su assist di Zlatan – che vale tre punti per i rossoneri.
Paura Udinese- Nella prima parte di gara il Milan appare confuso e poco incisivo. Ibrahimovic si muove poco e il 4-4-2 di Pioli non sembra preoccupare un’Udinese compatta che va subito in vantaggio al 6′ con Stryger Larsen, rapace su una disattenzione di Gigi Donnarumma, a vuoto su un’uscita fuori dall’area di rigore. Passano pochi minuti e Kevin Lasagna sfiora il raddoppio bianconero, interprete finale del lavoro collettivo dimostrato fino a quel momento. Le ripartenze dei ragazzi di Gotti mettono in difficoltà la retrovia del Milan, che spesso ricorre agli straordinari per arrestare la velocità di Fofana e la creatività di De Paul, cristallino nei triangoli e nelle verticalizzazioni.
Un ritorno – Il Milan risponde nella ripresa con un’azione di Castillejo, finalmente in partita ma ancora troppo incerto, come i suoi compagni, per insidiare il pareggio. La partita ha ritmi inconsistenti. Poi, la svolta. Dopo un’ora sotto, Pioli manda in campo Ante Rébic al posto di Bonaventura. L’ala croata viene preferito a Suso e Piatek, lasciati in panchina. È la scelta giusta: Conti recupera il pallone nella metà campo friulana e grazie al fraseggio con Kessie e Leao serve l’assist dell’1-1 firmato proprio da Rébic. È un gol importante per il 26enne di Split, voluto dal connazionale Boban dopo il Mondiale russo giocato da protagonista con la Croazia ma in seguito poco utilizzato dal mister rossonero. Nel frattempo il Milan soffre, e Pioli ricorre a continue modifiche di modulo: passa al 4-3-3 che in breve si trasforma in un 4-3-2-1, con Leao e lo stesso Rébic sulle corsie laterali e Ibra davanti.
In zona Cesarini – Il Milan spacca definitivamente la partita e resiste alle incursioni dell’Udinese. Neppure il triangolo portato avanti da De Paul riesce a insidiare i i rossoneri: Mandragora è annullato da Donnarumma, che si fa perdonare con una parata eccellente sul suo conterraneo. L’apice arriva con la botta da fuori di Theo Hernandez, ormai punto di riferimento per questo Milan nonché autore di 5 reti stagionali. Sua a venti dal termine la rete del vantaggio con una botta da fuori area che supera Musso e fa esplodere la Sud. Gioia effimera, però, perché Lasagna dopo vari tentativi trova un gol su assist di Larsen con un colpo di testa in torsione che gela San Siro. Quindi l’uomo della Provvidenza milanista. Costruzione di Conti che serve con un lancio Rébic, quindi in appoggio di petto per Ibrahimovic che di fisico ridà il pallone al croato. Due finte verso l’esterno, Troost-Ekong mandato a sedersi a terra, tiro all’angolino basso del secondo palo: doppietta Rébic, 3-2, apoteosi-Milan.
Da dove ripartire – L’esterno croato fa impazzire il pubblico e porta il Milan a vincere una partita dopo mesi di digiuno casalingo. Il pareggio sembrava il risultato più equo, ma a prevalere è stata la volontà di crederci. Portare a casa punti preziosi in chiave Europa è cruciale in questo momento della stagione per i rossoneri ma, al netto degli entusiasmi, questo Milan ancora sopravvive grazie ai colpi dei singoli (la botta di Hernandez, l’assist di Ibra, la doppietta di un ritrovato Rébic). Più che sul ritorno dello svedese, il cui ritorno in zona mista è stato definito dallo stesso Pioli come qualcosa «che ha dato spessore e convinzione alla squadra», la squadra deve puntare sulla costanza e su giocatori come Hernandez (ormai conferma che rende giustizia al blitz di Maldini a Ibiza per averlo questa estate in pieno calciomercato) e il duo Kessie-Bennacer, potenzialmente importanti per un possesso palla di qualità. Solo così, Ibra e il ritrovato-Rébic potranno accentare la stagione rossonera. Anche un sorridente Shevchenko in tribuna lo sa: per vincere serve continuità e gioco di squadra.