La finale dei Master 1000 di Montecarlo tra Andrey Rublev e Holger Rune, vinta dal primo dopo più di due ore e mezza di gioco, non è stata solo una partita di tennis. I due set a uno con cui il numero sei al mondo ha battuto il danese Rune sono la cronaca sportiva di un match carico di significati politici: quella di Rublev è la prima vittoria di un tennista russo in un torneo internazionale dallo scoppio della guerra in Ucraina e dall’esclusione delle federazioni russe e bielorusse dalla maggior parte delle competizioni sportive, incluse quelle tennistiche. Non solo: quello di Rublev è il successo di un atleta che non ha mai nascosto il proprio dissenso nei confronti dell’”operazione militare speciale” voluta da Putin.
Il profilo – «Voglio dire grazie al pubblico che continua a volermi bene e mi sostiene ovunque: non è facile ricevere affetto da una persona che arriva da un Paese come il mio». Andrey Rublev non nasconde l’emozione (e un po’ di stupore) per l’accoglienza e gli applausi ricevuti dal pubblico di Montecarlo. Atleta senza bandiera né inno per via dell’esclusione delle federazioni russe e bielorusse dalle competizioni tennistiche, tra messaggi scritti e interviste rilasciate il venticinquenne russo fin dai giorni precedenti l’invasione si è schierato apertamente contro la guerra. Già nel marzo dello scorso anno aveva scritto “Stop war please” sulla telecamera dopo una vittoria all’Atp di Dubai, il torneo poi vinto da Medvedev, il tennista russo più famoso al mondo che però non ha mai criticato apertamente il proprio Paese.
La presa di posizione di Rublev si era ripetuta durante Wimbledon, nella competizione più prestigiosa al mondo e nell’edizione, quella del 2022, in cui il governo britannico e la Lta (Lawn Tennis Association) avevano deciso di escludere gli atleti dei due Paesi responsabili della guerra in Ucraina (quest’anno saranno ammessi, “a condizione che gareggino come atleti neutrali”, come si legge nel comunicato del comitato organizzatore). In quel caso Rublev aveva proposto di giocare in doppio con un collega ucraino. Durante le Atp Finals di Torino, a margine del match stavolta vinto contro Medvedev, il venticinquenne aveva scritto, sempre sulla telecamera, “peace, peace, peace is all we need”. Le posizioni pacifiste di Rublev non hanno però impedito al governo russo di pubblicizzare la vittoria del proprio concittadino sui propri canali Twitter.
Il match – Al di là dei messaggi politici, lo sport. In rimonta e dopo due ore e mezza di partita, con un 5-7 6-2 7-5 Rublev si è imposto sul diciannovenne danese Holger Rune (nono al mondo, che in semifinale aveva eliminato l’italiano Jannik Sinner), conquistando così il suo primo titolo in un Master 1000 e confermando il suo sesto posto nel ranking Atp. Per Rublev è il tredicesimo titolo in carriera e il più prestigioso: diventa così il sesto russo a conquistare un Master 1000 dopo Safin, Medvedev, Davydenko, Chesnokov e Khachanov.