Il titolo va a Martin, e niente tripletta per Pecco Bagnaia. Al Gp di Barcellona il campione della scorsa stagione è salito di nuovo sul gradino più alto del podio, ma non è bastato. Dopo due vittorie per l’italiano, è la prima volta che Jorge Martin, 26 anni e già vincitore del titolo nella Moto3, conquista un mondiale Moto Gp.
La gara – Un ultimo capitolo senza particolari colpi di scena. A Barcellona – e non a Valencia a causa dell’alluvione che ha colpito il sud della Spagna –, Francesco Bagnaia ha tagliato il traguardo in 40’24”740. Seconda posizione per Marc Marquez (a 3”810), e bronzo per Martin (a 5”322). L’epilogo della stagione, però, era in parte già scritto per i due protagonisti.
Il Mondiale – Sarebbe bastata a Martin una nona posizione per vincere il titolo, forte dei suoi 19 punti di vantaggio su Francesco Bagnaia. «La mia vittoria è importante, ma lui ha fatto la differenza tutto l’anno», ha commentato l’italiano. Nella classifica finale, infatti, il pilota del Team Pramac ha raggiunto quota 508, contro i 498 del campione in carica. Pecco ha dominato più Gran premi stagionali – 11 sui 20 totali, contro i 3 dello spagnolo vincitore assoluto –, ma decisivi per Martin sono stati i punti raccolti nelle sprint race del sabato. È in queste gare che il piemontese ha commesso troppi passi falsi. «Jorge ha sbagliato di meno, ha meritato il titolo. Io ho pagato troppi zeri»: la scivolata in Catalogna, i problemi tecnici a Le Mans che l’hanno costretto a ritirarsi, ma soprattutto la cadute a Silverstone, ad Aragon (dopo la collisione con Alex Marquez) e quella nella lunga di Misano 2. «Le cadute ci stanno, ma per vincere bisogna essere perfetti». Bagnaia ha riconosciuto la maggiore continuità dell’avversario e il suo valore, dando dimostrazione di un fair play non scontato per il Motomondiale. Allo stesso modo, già due settimane fa in Malesia, Martin aveva ringraziato il suo avversario. Ora la riconoscenza va anche alla Ducati «perché mi ha lasciato lottare con Pecco, nessuno lo pensava».
L’addio a Ducati – Era dal 2001, con Valentino Rossi con la Honda Nastro azzurro, che un team non ufficiale non saliva sul trono mondiale. Dal prossimo anno il madrileno volerà in Aprilia, ma il saluto alla “sua” Pramac Racing, scuderia «satellite» della Ducati, non è amaro. «Il titolo Mondiale vinto da Jorge è una bella dimostrazione che le storie d’amore possono concludersi con uno stupendo finale», è il commento di Claudio Domenicali, amministratore delegato della scuderia di Borgo Panigale, al termine di un anno di importanti soddisfazioni.