José Mourinho vince la coppa che non voleva vincere. Chissà, se alzando al cielo quel trofeo, si sarà ricordato di quella frase che aveva detto nel 2013, quando era sulla panchina del Chelsea: «Non voglio vincere l’Europa League. Se la vincessi sarebbe una grandissima delusione per me, non voglio giocarla. Non voglio che i miei giocatori sentano che questa è la nostra competizione». Se qualcuno glielo avesse chiesto, probablimente, avrebbe risposto di non aver mai pronunciato quelle parole. In fondo, Mou l’ha sempre detto: l’importante è non finire la stagione con «Zero tituli». Eppure, non è proprio così. La vittoria del Manchester United vale molto di più: dalle parti di Old Trafford un successo europeo mancava da quasi dieci anni, dai tempi di sir Alex Ferguson e Cristiano Ronaldo.

Il ritorno dello Special One  Il fallimento europeo di Mou avrebbe avuto del clamoroso. Non solo per la sua carriera professionale, ma anche per le casse del club che dopo le spese pazze fatte in estate: basti pensare che solo Pogba, Mkhitaryan e Bailly, il manager portoghese aveva fatto sborsare alla società 185 milioni di euro, a cui bisogna aggiungere i faraonici stipendi di Ibrahimovic (arrivato gratis) e dello stesso Pogba. Insomma, investimenti per tornare a vincere subito, anche se non era affatto scontato. Con la finale di Stoccolma fanno 3 trofei alla prima stagione a Manchester: il Community Shield della scorsa estate, la Coppa di Lega e l’Europa League, che permette allo United di tornare in Champions League e incassare nuovi milioni tra diritti tv e sponsor.

Critiche e “Tripletino” – La stella di Mourinho è tornata a brillare. Quella con l’Ajax, sancisce il terzo successo stagionale, dopo Coppa di Lega e Community Shield. Certo, non sarà il Triplete conquistato nel 2010 all’Inter, ma comunque è un segnale forte soprattutto a chi lo ha criticato troppo presto. Soprattutto in Inghliterra dove aveva vissuto il suo momento peggiore dopo l’esonero dal Chelsea nel dicembre 2015. Anche la sua prima stagione al Manchester United è stata spesso lontana dalle copertine, visto che i Red Devils di fatto non sono mai stati in lizza in una Premier chiusa con un imbarazzante sesto posto a -24 dal Chelsea. José Mourinho però è subito tornato a fare ciò che gli riesce meglio: vincere. Tuttavia, le vittorie di Mourinho non sono arrivate solo grazie alla qualità dei suoi calciatori: decisiva è stata la capacità del portoghese di far gruppo nei momenti più difficili della stagione. E lo si è visto anche ieri, con i cinque atleti in stampelle in panchina, tutti pronti a soffrire (e poi a festeggiare) per la squadra nonostante i rispettivi infortuni. Tra loro c’era anche Ibrahimovic che, in tempi non sospetti, esaltava le qualità comunicative del tecnico di Setubal: «Sarei pronto a morire per lui».

La festa supera la paura – Intanto a Manchester si è festeggiato. La prima Europa League nella storia dello United non poteva cedere alla paura. Migliaia dei tifosi sono andati in strada per cantare e sventolare bandiere fino a tarda notte, nonostante il timore dopo l’attacco terroristico al concerto di Ariana Grande, dove sono morte 22 persone. Prima del fischio d’inizio della finale tra Manchester e Ajax, le squadre hanno osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime della Manchester Arena. A loro, squadra e staff tecnico hanno dedicato la vittoria.