Un’arena da 15mila posti nel quartiere di Santa Giulia. Un nuovo Palasharp per guardare gli incontri di hockey. Un villaggio olimpico per ospitare gli atleti vicino allo scalo ferroviario di porta Romana. «Non bisogna buttare via tempo», aveva detto il sindaco di Milano Beppe Sala nelle ore successive all’assegnazione delle Olimpiadi 2026 a Milano e Cortina e allora la città sta già iniziando ad organizzarsi per i cambiamenti necessari a ospitare la rassegna a cinque cerchi. Tanto più che la manifestazione, secondo uno studio realizzato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, potrà avere un impatto complessivo di 840 milioni di euro sull’economia italiana. Sempre secondo l’università veneziana, solo in Veneto e Trentino dovrebbero crearsi 14mila posti di lavoro. A questi andranno aggiunti quelli del capoluogo lombardo per la realizzazione dei progetti che rivoluzioneranno il tessuto urbano di alcune zone della città.

I cuori milanesi delle Olimpiadi – Il progetto più conosciuto e impegnativo è quello del PalaItalia, un’arena da 15mila posti che sorgerà nel quartiere di Santa Giulia. Il progetto è inserito in un piano di riqualificazione denominato Montecity-Rogoredo che si pone l’obiettivo di migliorare complessivamente una zona della città problematica. Il PalaItalia sarà una struttura privata, verrà costruita a partire da gennaio 2021 e completata entro dicembre 2023, per un costo complessivo di 70 milioni di euro. Anche il Villaggio olimpico trasformerà un’area della città, più precisamente lo Scalo ferroviario di Porta Romana nella periferia Sud. I cantieri per garantire 1260 posti letto partiranno dal giugno 2022. Ma non cadrà in disuso dopo le Olimpiadi: la struttura, infatti, verrà riconvertita in un campus residenziale per studenti universitari, provando così a risolvere uno dei problemi che affligge Milano sempre di più negli ultimi anni. Per le premiazioni, invece, verrà realizzato un allestimento da 240mila dollari nello scenario più suggestivo: piazza Duomo sarà la Medal plaza.

Le arene della città – Non di sole strutture nuove vivrà Milano-Cortina 2026. Palazzetti sparsi per la città verranno coinvolti in un piano per donargli nuovo smalto. Il caso del PalaSharp è emblematico. Nato nel 1985 come Palatrussardi, la struttura da quasi ottomila posti è caduta in disuso, venendo trasformata in un rifugio comunale per i senzatetto. Sette milioni di euro messi sul tavolo quasi interamente da privati trasformeranno il palazzetto nella Milano Hockey Arena, la casa dell’hockey su ghiaccio. Il Mediolanum Forum di Assago, designato per ospitare il pattinaggio di figura e lo short track, potrebbe essere ampliato per adeguare un’arena inaugurata nel 1990. Chi ha già trovato una seconda vita è l’ex Palalido, ora Allianz Cloud, inaugurato dal sindaco Sala il 14 giugno scorso. Nonostante i lavori siano ancora in corso e non termineranno prima dell’inizio del 2020, l’impianto polifunzionale da 9mila posti a sedere è un gioiellino moderno, con bar e sky box all’avanguardia e alimentato in parte da pannelli fotovoltaici e isolanti.

San Siro rimane – Niente demolizione per il Giuseppe Meazza, almeno fino all’appuntamento olimpico. Nel dossier dei giochi è stato infatti garantito che lo stadio di Inter e Milan ospiterà la cerimonia di apertura, mentre quella di chiusura si svolgerà all’Arena di Verona. La decisione sul futuro della Scala del calcio verrà presa solo dopo la rassegna a cinque cerchi. Lo ha confermato anche Beppe Sala «San Siro ci sarà», ha detto, chiudendo almeno per ora la disputa con i club milanesi, che parlano da tempo della demolizione dello stadio per costruirne uno nuovo. Una vicenda controversa, che va avanti da mesi, con le due squadre che spingono per la costruzione di un nuovo impianto e i tifosi che non vogliono saperne di abbandonare il teatro di tante vittorie. In mezzo, il primo cittadino, che sta aspettando un progetto da Inter e Milan ma al contempo non vuole rinunciare alla posizione di San Siro, sul quale il Comune ha investito con importanti progetti infrastrutturali come la metropolitana. Le Olimpiadi consentono al sindaco di mettere un tampone al problema fino al 2026, anche se rimane aperta la possibilità di una ristrutturazione per adeguare lo stadio alle esigenze della manifestazione.