Gli anelli olimpici di fronte l'aeroporto di Sochi, la città che ospiterà i giochi invernali nel 2014 (fonte: Reuters)

Gli anelli olimpici di fronte l’aeroporto di Sochi, la città che ospiterà i giochi invernali nel 2014 (fonte: Reuters)

Chissà come Pierre De Coubertin commenterebbe le polemiche che stanno ricoprendo le Olimpiadi invernali di Sochi e i Mondiali di calcio brasiliani. Il fondatore dei Giochi moderni era certo che l’importante non fosse vincere, ma partecipare. Oggi, forse sarebbe costretto a ricredersi. La semplice partecipazione per Russia e Brasile – gli organizzatori dei due eventi – si sta trasformando da festa in incubo.

I guai di Mosca – La Russia, che ospiterà le Olimpiadi invernali tra il 7 e il 23 febbraio del prossimo anno, ha soprattutto un problema d’immagine, per così dire. Più di qualcuno ha proposto di boicottare la manifestazione per le carenze di Mosca in fatto di diritti umani. L’ultimo in ordine di tempo è stato il presidente tedesco Joachim Gauck: uno che non ha mai nascosto le sue critiche sulla Russia e ha annunciato che non andrà a Sochi. La dichiarazione è stata salutata dagli attivisti per i diritti omosessuali come una protesta contro la legge emanata dalla Duma, quella che criminalizza la propaganda gay e che è la grande questione su cui si sono scatenate le polemiche.

Sul punto, contro la grande madre Russia si sono attivati anche attori e sportivi. L’inglese Rupert Everett, gay dichiarato, ha lanciato un appello al premier britannico a boicottare i giochi russi. Gli ha fatto eco il neozelandese Blake Skjellerup, campione di pattinaggio di velocità su ghiaccio e unico atleta apertamente gay che parteciperà alle Olimpiadi. Skjellerup ha già annunciato che sfiderà le leggi russe indossando, per tutta la durata dei giochi, una spilla arcobaleno.

Ma sotto accusa ci sono anche, più in generale, le violazioni dei diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica. Tanto che, proprio mentre la torcia olimpica arrivava a Mosca, lo scorso ottobre, Amnesty International ha lanciato una campagna per evidenziare il record russo sulle violazioni dei diritti umani nel Paese dei Giochi.

Non manca qualche ritardo sulla tabella di marcia dei lavori. Dopo la denuncia degli abitanti di Sochi che si sono visti demolire la casa perché rovinava il paesaggio, è arrivato anche il diktat dal presidente russo: niente vacanze di Natale o Capodanno per gli operai al lavoro nei cantieri olimpici. Almeno finché non saranno terminate le strade e interrati tutti i cavi elettrici che garantiscono le comunicazioni.

Il Mondiale è un cantiere aperto – I costi dei lavori, arrivati al momento a 13 miliardi di dollari, rischiano di far passare alla storia i Mondiali carioca come i più costosi mai realizzati prima. Anche perché sembra che le spese non siano ancora finite. La presidentessa Dilma Roussef ha anticipato che dovranno essere spesi almeno 18 miliardi di dollari, ma alcune fonti statali parlano addirittura di oltre 33 miliardi.

Così come le spese, sono senza fine anche i lavori di costruzione degli stadi che ospiteranno le partite: le strutture di Manaus, Natalm Porto Alegre e Cuiaba saranno consegnati solo a gennaio, mentre per Curitiba è previsto un altro slittamento. Per non parlare poi dell’Arena Corinthians, dove sono state disposte altre verifiche dopo il crollo della gru che ha causato la morte di tre operai.

A complicare la vita alla Cbf, la federazione calcistica brasiliana, e al comitato organizzatore, ci si è messo anche il sorteggio per decidere i gironi eliminatori. Le squadre, infatti, hanno scoperto che dovranno fare più di cinque milioni e mezzo di chilometri per spostarsi tra le varie sedi, e in molte stanno pensando di cambiare quartier generale. È scoppiata così quella che in Brasile chiamano “la guerra dei ritiri” per assicurarsi il quartier generale più comodo. Una guerra che rischia di lasciare sul campo una cinquantina di sedi inutilizzate sulle 83 realizzate.

Intanto gli organizzatori corrono ai ripari e schierano tra le proprie file anche Pelé. «Spero che la popolazione capisca che nei prossimi tre anni qui avremo due tra gli eventi sportivi più importanti, ovvero i Mondiali e poi le Olimpiadi. Io voglio solo vedere il Brasile in finale. E se possibile, che si vinca». Almeno per dimenticare un po’ i guai passati.

Angela Tisbe Ciociola