C’era una volta lo sci di fondo italiano e forse non ci sarà mai più. C’era, ad esempio, Stefania Belmondo che rompeva il bastoncino in gara, rimaneva staccata dal gruppo delle favorite, recuperava, attaccava e andava a vincere un oro impossibile alle olimpiadi di Salt Lake City nel 2002.
L’Italia ha sempre conquistato almeno un podio alle olimpiadi nelle ultime sette edizioni, fin dai giochi di Calgary del 1988. L’edizione di quest’anno a Sochi in Russia, potrebbe essere ricordata come la prima, dopo 26 anni, in cui gli azzurri potrebbero rimanere a secco di medaglie.
“La stagione fino a questo momento non è andata benissimo. Ma ci sono nostri atleti che, con un po’ di fortuna possono anche arrivare sul podio nella 50 chilometri e nella gara sprint”. A dirlo è Silvio Fauner, responsabile tecnico delle nazionali di sci di fondo. Lui che venti anni fa, nel 1994 a Lillehammer davanti a migliaia di norvegesi, ha messo la punta dei suoi sci davanti al padrone di casa Bjoern Dhaelie portando al trionfo la staffetta azzurra. È forse la medaglia d’oro italiana più emozionante nella storia delle olimpiadi invernali.
“Abbiamo fatto quest’anno una gara di Coppa del mondo a Novembre a Lillehammer. Sono ritornato in quello stadio dopo venti anni ed è sempre un luogo che mi mette i brividi”, è il ricordo di Silvio Fauner, che però ammette che rivivere quelle emozioni, per lo sci di fondo italiano, sarà molto difficile, almeno in tempi brevi.
“Viviamo una situazione generale complicata, a cominciare dal bacino di atleti da cui poter pescare”, rivela Fauner che aggiunge: “Ci sono nazioni che hanno 100 atleti tra cui poter scegliere. Domani nel nostro campionato italiano avremo 13 partenti nella gara femminile a livello senior e 35 a livello maschile. E a livello giovanile purtroppo non si sta muovendo molto”.
Un settore in piena crisi. Forse ci vorranno tanti anni per tornare ai vertici mondiali della disciplina. Forse ci vorrà tanto tempo prima di poter assistere di nuovo ad imprese come quella di Pietro Piller Cottrer, che alle olimpiadi di Torino, superava tutti nella salita del circuito di Pragelato nel 2006 e portava la staffetta italiana al successo tra migliaia di tricolori al vento.
Enrico Tata