L’hockey su ghiaccio migliore del mondo rimane in Florida. A Sunrise per l’esattezza, poco lontano da Miami, dove il 18 giugno all’Amerant Bank Arena i Florida Panthers hanno vinto la loro seconda Stanley Cup consecutiva contro gli Edmonton Oilers, dalla provincia canadese dell’Alberta. Poco importa che doveva essere l’anno della rivincita del Canada, che quel trofeo lo sogna da oltre trent’anni. Dal 1993 la National Hockey League (Nhl), il campionato nordamericano a cui partecipano squadre canadesi e statunitensi, è stata vinta cinque volte da squadre della Florida (2004, 2020 e 2021 Tampa Bay Lightning; 2024 e 2025 Florida Panthers), zero volte da squadre canadesi.

Le premesse – Già la finale aveva un significato tutto suo, con gli Oilers che dopo un anno sono tornati contro i Panthers per vendicarsi della coppa persa all’ultima gara della serie, con tre partite vinte a testa e sessanta minuti per giocarsi una stagione. «Lo rifacciamo l’anno prossimo», si erano detti i giocatori mentre si salutavano sul ghiaccio. E così è stato: entrambe le squadre hanno dominato la loro corsa playoff e in semifinale si sono imposte per 4 gare a 1 sulle rispettive avversarie. Per molti era destino che si giocasse questa rivincita, per quasi tutti era il segno che la coppa sarebbe arrivata finalmente in Canada.

I protagonisti – Gli Oilers di Connor McDavid, considerato uno dei giocatori più forti del mondo, e di Leon Draisaitl, miglior marcatore della stagione regolare, sono stati spenti dall’hockey “beef and potatoes” (lett. carne e patate) dei Panthers. Molta più concretezza e un gioco ruvido ed essenziale hanno infatti permesso ai giocatori di coach Paul Maurice di archiviare la pratica in sei gare, di cui l’ultima dominata e vinta 5 a 1. Da quando hanno perso la loro prima finale nel 2023, dopo aver dominato la stagione regolare, sono diventati una macchina da playoff perfetta. E grazie soprattutto al tocco canadese: il coach Maurice, nato in Ontario, è considerato uno degli allenatori più forti dell’Nhl. Ma ci sono anche Sam Rheinhardt (4 reti in gara 6, di Vancouver), e Carter Verhaeghe (23 punti tra goal e assist solo nei playoff, nato a due passi dalle cascate del Niagara, lato Canada). Quest’anno è arrivato anche Brad Marchand, nato e cresciuto ad Halifax, ex-stella dei Boston Bruins nonché uno dei protagonisti dell’impresa. Oltre ai Panthers, solo i Lightning e i Penguins erano riusciti a vincere due campionati di fila.

Canadesi all’estero – In Nhl ci sono 25 squadre americane e 7 canadesi, ma il 40% dei giocatori è del Canada e il 28% statunitense. Meno tasse, clima più mite, trasferte mediamente più corte e meno pressione mediatica sono i principali motivi per cui i migliori giocatori si trasferiscono a sud. Con il risultato che il baricentro dell’hockey nordamericano si sposta sempre più negli Stati in cui il ghiaccio si vede giusto dentro ai palazzetti, come Florida e Nevada. Il 2025 è stato anche l’anno in cui gli Stati Uniti hanno vinto la loro prima Coppa del mondo dal 1933, dopo anni passati a rincorrere quelle nazionali che riforniscono di giocatori i migliori club americani, come Canada, Repubblica Ceca, Svezia e Finlandia. Il Canada, che di talenti ne sforna a migliaia, fatica a tenere le star e rendere i propri club corazzate al pari di quelle americane. E a chi tifa la Foglia d’acero tocca aspettare ancora.