La Women tennis association (Wta), l’organizzazione mondiale del tennis femminile, ha annunciato la sospensione immediata di tutti i tornei in Cina a seguito del caso della tennista Peng Shuai, la campionessa mondiale di doppio scomparsa dalla scena pubblica da quando il 2 novembre aveva raccontato di aver subito violenze sessuali dall’ex vicepresidente cinese Zhang Gaoli.

Stop alle competizioni – A comunicare la decisione è stato il presidente Wta Steve Simon, che ha affermato in una nota di «nutrire seri dubbi» sul fatto che l’atleta sia «libera, al sicuro e non soggetta a censura o intimidazioni». «In tutta coscienza», ha spiegato Simon, «non vedo come posso chiedere alle nostre atlete di gareggiare lì: se le persone potenti possono sopprimere le voci delle donne e nascondere le accuse di aggressione sessuale sotto il tappeto, allora la base su cui è stata fondata la Wta – l’uguaglianza per le donne – subirebbe un’immensa battuta d’arresto».

La «diplomazia silenziosa» –  Intanto il Comitato olimpico internazionale (Cio), che lo scorso 21 novembre ha incontrato Peng in videoconferenza, ha diffuso un comunicato nel quale dichiara di aver avuto un’altra videochiamata con la tennista: «Le abbiamo offerto un ampio supporto, resteremo in contatto con lei e abbiamo già concordato un incontro personale a gennaio». Nella prima videochiamata, arrivata in seguito alle richieste della comunità internazionale, la tennista aveva spiegato la sua situazione, affermando di essere «al sicuro e in buona salute». Stando alla nota del Comitato olimpico, Peng avrebbe ribadito di non essere in pericolo, ma nemmeno per questa chiamata il Cio ha rilasciato un video o una trascrizione dell’incontro. Alcuni commentatori hanno accusato il Comitato di compiacenza con la Cina, visto come un partner potente nonché organizzatore delle prossime olimpiadi invernali che inizieranno il 4 febbraio. Il comitato ha dichiarato che nella vicenda sta utilizzando «la “diplomazia silenziosa” che, date le circostanze, è indicata come il modo più promettente per procedere efficacemente in tali questioni umanitarie».

La scomparsa dopo le accuse- La vicenda ha avuto inizio il 2 novembre, quando Peng Shuai ha pubblicato sul social network cinese Weibo un video in cui accusava di molestie sessuali Zhang Gaoli, alto funzionario del governo cinese. Nel post – rimosso dopo 20 minuti – la 35enne ex numero uno al mondo del doppio ha raccontato di aver avuto una relazione consensuale con il politico 75enne, dal 2013 al 2018 membro del comitato permanente del Politburo del partito, il principale organo di governo in Cina, e di aver subito violenza durante quegli anni. Peng ha dichiarato che la prima volta in cui è stata costretta a un rapporto sessuale è stata dopo un invito a una partita a tennis. «Non ho mai acconsentito. Ho pianto tutto il tempo», si leggeva nel post. Zhang avrebbe ricontattato Peng dopo il termine del suo mandato al vertice del Pcc per riprendere la relazione e l’avrebbe costretta a un rapporto sessuale dopo averla invitata a casa sua. Dalla pubblicazione del post Peng ha abbandonato i social ed è scomparsa dalla vita pubblica, salvo ricomparire in alcuni video diffusi da testate cinesi e nelle videochiamate con il presidente del Cio Thomas Bach.

Le reazioni – Non è tardata ad arrivare la risposta di Pechino alla decisione della Wta: «Siamo fermamente contrari a qualsiasi politicizzazione dello sport», ha detto oggi il portavoce del governo cinese Wang Wenbin. Per il quotidiano cinese Global Times la sospensione dei tornei «è basata su informazioni fittizie e non solo danneggia Peng, ma impedisce alle tenniste un’opportunità di competere equamente». Ad approvare le ragioni della Wta è invece il numero uno del tennis maschile Novak Djokovic: «Sostengo pienamente la posizione della federazione, perché non abbiamo abbastanza informazioni su Peng e sul suo benessere», ha detto Djokovic a margine della Coppa Davis. «La sua salute è della massima importanza per il mondo del tennis. Una cosa del genere non deve accadere».