Mancano poco più di trenta chilometri all’arrivo quando Tadej Pogacar decide di andare a vincere per il secondo anno consecutivo la Liegi-Bastogne-Liegi. Aumenta il ritmo, ma senza alzarsi sui pedali. Una progressione inesorabile a cui nessuno degli altri 174 ciclisti in gara riesce a replicare. Lo sloveno guadagna metri e secondi, pedalata dopo pedalata. Il rettilineo finale è una passerella trionfale, con il campione del mondo che batte il cinque ai tifosi e poi dedica la vittoria alla madre della compagna, morta tre anni fa poco prima della Liegi.

La fuga solitaria di Tadej Pogacar (foto di: A.S.O./Billy Ceusters)
L’assolo di Pogacar – La Liegi-Bastogne-Liegi è la più antica delle cinque classiche monumento, le principali gare di un giorno del panorama ciclistico, che comprendono anche Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e Giro di Lombardia. Gli appassionati attendevano un confronto diretto tra Pogacar e il campione olimpico belga Remco Evenepoel. Confronto che però non c’è stato, con l’atleta di casa che è arrivato con un distacco di oltre tre minuti. Sulla Redoute infatti, la salita simbolo della corsa in cui aveva allungato anche l’anno scorso, lo sloveno si è accorto delle difficoltà del rivale e ha cambiato la propria strategia. «Non era questo il piano, ma ho visto che Evenepoel non era vicino a me, e che pure i suoi compagni erano spariti. Questa è stata una grande motivazione»: le parole del campione iridato al traguardo. Alle spalle del talento sloveno si è poi accesa la battaglia per il podio. Il primo degli umani, a poco più di un minuto di distacco, è stato Giulio Ciccone che ha anticipato in volata l’irlandese Ben Healy, che ha definito l’accelerazione di Pogacar «un attacco nucleare a cui era impossibile rispondere». Nei primi dieci, altri due atleti italiani, Simone Velasco, quarto, e Andrea Bagioli, sesto: un’iniezione di fiducia per il movimento azzurro a undici giorni dall’inizio del Giro d’Italia.
I numeri dello sloveno – Per Pogi, com’è soprannominato, è il nono successo in una classica monumento: raggiunti Fausto Coppi, Costante Girardengo e l’irlandese Sean Kelly. Davanti a lui solo i belgi Roger De Vlaeminck (11 vittorie) e Eddy Mercx (19). Le ultime cinque vittorie (Lombardia 2023 e 2024, Liegi 2024 e 2025, Fiandre 2025) sono arrivate tutte in solitaria, a testimoniare una forza che non è solo fisica, ma anche mentale. Considerando invece le ultime otto prove monumento disputate è sempre salito sul podio e quest’anno nelle corse di un giorno non è mai uscito dai primi tre: primo alla Strade Bianche, al Fiandre, alla Freccia Vallone e alla Liegi, secondo alla Parigi-Roubaix e all’Amstel Gold Race e terzo alla Milano-Sanremo. Spesso i numeri lasciano il tempo che trovano, ma in questo caso ben testimoniano le qualità di un fenomeno che sta segnando in maniera indelebile la storia del ciclismo contemporaneo.

La volata vincente di Kimberley Le Court Pienaar (foto di A.S.O./Billy Ceusters)
Kimberley Le Court Pienaar scrive la storia – Qualche ora dopo l’arrivo solitario di Pogacar, un’altra maglia bianca a bande orizzontali colorate alza le braccia al cielo sul traguardo di Liegi. Non è però quella della campionessa del mondo Lotte Kopecky, ma quella di Kimberley Le Court Pienaar, campionessa nazionale delle Mauritius. È la prima vittoria per un atleta africano in una delle cinque classiche monumento, sia al maschile sia al femminile. Le Court, nata in Sudafrica da padre mauriziano e madre scozzese, ha preceduto in una volata a quattro le olandesi Puck Pieterse e Demi Vollering, e la francese Cédrine Kerbaol. In casa Italia la migliore è stata Monica Trinca Colonel, ottava, mentre Elisa Longo Borghini, seconda nelle due precedenti edizioni, ha chiuso 48ª a quasi otto minuti dalla vincitrice.