«Il giornalismo è una professione di un’importanza incredibile, che adesso è molto impegnativa, ma che io ammiro moltissimo. E per questo per me è una grande emozione essere qui». Questo l’elogio che l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti ha rivolto alla categoria dei giornalisti. In particolare, ai vincitori della nona edizione del Premio Stracca, dedicato a Roberto, cronista del Corriere della Sera scomparso a 40 anni nel 2010, e del Premio Lega Pro per il giornalismo sportivo. Il primo, voluto da Maria Pia Stracca, madre del cronista sportivo, era riservato ai giovani praticanti della scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano e ha visto vincitori, ex aequo, Francesco Betrò con un pezzo sui «Giovani e lo sport ai tempi della pandemia» e Samuele Damilano per il suo articolo su «Donne afghane e lo sport, il dramma delle calciatrici afghane». Il Premio della Lega Pro è invece stato vinto da Virginia Gigliotti per i «Cento anni dalla nascita di Artemio Franchi», assente all’evento per motivi personali. Il 17 marzo 2022 Moratti ha consegnato i riconoscimenti nella “sala Albertini” della sede milanese del Corriere della Sera di via Solferino. Alla premiazione erano presenti anche il presidente di Rcs Mediagroup Urbano Cairo, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina e quello della Lega Pro Francesco Ghirelli.
I momenti della premiazione – «Per me è un grande piacere essere qui oggi, ci tenevo a esserci. Mi è stato raccontato che Roberto era un giornalista con grande potenziale, che sapeva cercare le storie, era curioso e con la battuta pronta. Questo è un premio che mi sta molto a cuore perché è dedicato ai giovani e noi ne stiamo inserendo molti al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport», ha detto il presidente Cairo prima della consegna dei riconoscimenti. Giovani al centro anche nel discorso del presidente Gravina: «La paura, purtroppo, controlla l’ignoranza. Questo invece è il tempo della conoscenza, della competenza, della responsabilità ma anche della fiducia. Dobbiamo prepararci al futuro e preparare il futuro per i giovani, e dobbiamo farlo liberandoci dalla tirannia del sempre presente e del passato che ritorna che offuscano la nostra lucidità». Anche per il presidente Ghirelli il Premio è una scommessa sui giovani, su cui il calcio italiano deve puntare: «La riforma passa da loro. Bisogna pensare a come formare i giovani calciatori, alle infrastrutture e ai maestri di cui hanno bisogno». «Il Premio Stracca è speciale e lo ritengo, consentitemi di dirlo, unico. Per due motivi: per la figura di Roberto, che ha vissuto con una straordinaria intensità, e per il fatto che è dedicato ai giovani giornalisti che oggi sono bravi, ma che domani lo saranno ancora di più», ha detto invece il vicedirettore del Corriere della Sera e direttore della scuola di giornalismo “Walter Tobagi” Venanzio Postiglione, intervenuto alla premiazione.
Le parole del vincitori – Il primo dei due vincitori del Premio Stracca è Francesco Betrò, romano classe ‘93. Arriva alla “Tobagi” dopo una laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a “La Sapienza”, una magistrale in Mass Media e Politica all’Università di Bologna e un Master di primo livello in Editoria e Giornalismo. Nel 2019 parte per Lanús, Argentina, per dedicare un anno al Servizio Civile. «Da ex giocatore prima e da allenatore poi, ho imparato quanto lo sport sia fondamentale come collante sociale. Nello sport ho trovato i miei migliori amici. Ho scelto di scrivere di scrivere un pezzo sulle difficoltà della pandemia perché so quanto è importante per i giovani fare sport, soprattutto quelli di squadra, e quanto siano stati difficili questi ultimi due anni», ha detto Betrò. Premiato ex aequo Samuele Damilano, 25 anni a maggio, una laurea triennale in Lettere all’Università di Roma Tre e una grande passione per la letteratura, Svevo e Pirandello in particolare. Sullo Stracca Damilano ha detto: «È un grande onore per me aver ottenuto questo riconoscimento e penso sia fondamentale ricordare persone come Roberto Stracca. Ho scelto di parlare della nazionale femminile afghana perché più di tutte rappresenta quanto sia importante lo sport per le persone e per le donne in particolare, in un contesto così drammatico». Ultima ma non per importanza, Virginia Gigliotti, nata a Castiglione del Lago nel 1996, cresciuta tra Perugia e Roma, città cui sente fortemente di appartenere. Per lei la vittoria del Premio Lega Pro è stata una grande sorpresa: «Mi piace molto lo sport, sono appassionata di equitazione, ma non seguo il calcio, per questo non me lo aspettavo assolutamente. Ma penso che per tutte le ragazze sia una vittoria importante perché dimostra che scrivere di sport non è una cosa riservata agli uomini. Tutti possono parlarne, indipendentemente dal genere, con le giuste doti e una buona penna».