La federcalcio ungherese non ci sta e fa ricorso contro la decisione della Fifa di far giocare a porte chiuse la partita contro la Romania del 22 marzo prossimo, valida per le qualificazioni ai mondiali del 2014. La condanna si riferisce alla partita amichevole con Israele del 15 agosto scorso, quando nello stadio di Budapest un gruppo di tifosi aveva intonato cori antisemiti, gridando fra l’altro ‘Sporchi ebrei!’. Oltre agli  insulti antisemiti, i supporter magiari avevano inneggiato a Mussolini e durante l’inno romeno si sono voltati di spalle.

“Consideriamo iniqua e esagerata la condanna. Migliaia di tifosi onesti vengono in tal modo puniti per il comportamento inaccettabile di alcuni”, ha detto il portavoce della Federazione, che ricorda anche come subito dopo il mach fossero state spedite le scuse ufficiali all’ambasciata israeliana di Budapest.

“Il razzismo è un fenomeno quotidiano negli stadi”, osserva il il giornale Nepszabadsag. “I dirigenti della Federcalcio ungherese fanno finta di non capire che non si può risolvere il problema e riportare alla normalità la situazione negli stadi in un Paese dove in Parlamento i deputati affermano di voler schedare gli ebrei, e nel quale un pubblicista emblematico, amico del premier Viktor Orban, sostiene di voler eliminare gli zingari”, scrive il giornale.

La tifoseria è divisa: è ingiusto secondo molti, che a scontare i cori razzisti siano squadra e maggioranza “sana” dei supporter. “E’ una punizione ingiusta – dice un sostenitore – Nazionale e tifosi si trovano a pagare per qualcosa di cui non sono responsabili”. Alcuni invece salutano la decisione come un sacrosanto richiamo alla civiltà.

Ma la Fifa mette in guardia la federazione Ungherese: ancora un errore e la nazionale potrebbe essere squalificate dalla prossima Coppa del Mondo.

Alexis Paparo