Olimpiadi Rio 2016 Rio de Janeiro non rinuncerà ad ospitare le Olimpiadi a causa di Zika, nonostante la diffusione del virus in Brasile spaventi gli atleti candidati ai giochi di agosto prossimo. Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia hanno lasciato agli atleti la facoltà di scegliere se partecipare o meno. Il Kenya ha dichiarato che non ci sarà se la sicurezza non sarà garantita. E negli ambienti sportivi già si teme che un numero troppo alto di defezioni danneggi la competizione.

Il primo ad esprimersi è stato il Comitato olimpico statunitense, nel corso di una telefonata con i responsabili di tutte le federazioni sportive. Gli atleti americani – fiore all’occhiello della maggior parte delle passate edizioni delle Olimpiadi – non dovrebbero andare in Brasile se temono per la propria salute. Partire o meno è quindi una decisione personale. Identico messaggio è stato diffuso alle federazioni australiane e neozelandesi, con particolare accento sul pericolo per le donne incinte che corrono il rischio più alto: i primi studi rilevano un collegamento tra la malattia e la malformazione del feto. Al momento, ha riferito il Comitato olimpico australiano all’agenzia Reuters, nessuna atleta ha ancora dichiarato di volersi ritirare. Ma il consiglio è di tenere sempre braccia e gambe coperte se possibile, rimanendo lontani dalle zone affollate per abbassare il rischio di contagio.

Di fronte alle incertezze diffuse, il Comitato olimpico internazionale si mostra rassicurante: «Collaboriamo con l’Organizzazione mondiale della sanità, con tutti i comitati nazionali che a loro volta sono in contatto con le autorità sanitarie dei loro Paesi», ha detto il presidente Thomas Bach. «Al momento non è stato diffuso alcun divieto di viaggiare verso l’America latina. I giochi si terranno dal 5 al 21 agosto, che per il Brasile è un periodo invernale e non è quello più favorevole alla riproduzione delle zanzare».

Una posizione che l’Italia sembra intenzionata a seguire. Il Coni ha più volte assicurato che non c’è ragione di aver paura: «L’Istituto di Medicina per lo Sport ha fatto un buon lavoro, sono in contatto con dei luminari della materia di infettivologia e ci sarà anche un’attività di prevenzione», ha spiegato il presidente Giovanni Malagò. Il direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport Antonio Spataro ha parlato di “notizie allarmistiche”, pur confermando le linee guida date dagli altri comitati: tenere le finestre chiuse, usare l’aria condizionata ed evitare le uscite di sera dopo le gare.

Oltralpe e Oltre la Manica la tranquillità sfiora la spensieratezza. Il presidente del Comitato britannico, Sebastian Coe, ha assicurato che «tutti gli atleti britannici sono orgogliosi e non vedono l’ora di andare» a Rio 2016, mentre la Francia ha scelto di giocare il primo turno di Coppa Davis, il prossimo marzo, nell’isola di Guadalupa ai Caraibi, altra zona colpita da Zika.

Ma le buone intenzioni non bastano a tenere a freno la paura. Questa mattina, 9 febbraio, anche il Kenya – il paese africano che ha vinto il maggior numero di medaglie ai Mondiali di atletica di Pechino 2015 – si è detto pronto a ritirare i propri atleti dai Giochi di Rio. «Ci devono assicurare che il Brasile sarà abbastanza sicuro per ospitare i nostri sportivi», ha precisato il presidente del comitato olimpico nazionale Kipchoge Keino, che ha ricordato quanto sia importante bonificare gli impianti delle manifestazioni.

Chiara Piotto