I ritorni e lo sport, un binomio d’emozione. Da quelli di Borg e Jordan negli anni Novanta ai recenti di Schumacher e Le Bron, i casi nell’epica sportiva sono numerosi e suggestivi. Quello di Gianluigi Buffon alla Juventus non fa eccezione, con un ritorno nel suo club clamoroso e inaspettato.

L’operazione – Il portiere in uscita dal Psg ritorna a Torino nel club dove si è consacrato. Dopo gli accostamenti al Fluminense e al Porto, Buffon ha escluso entrambe le opzioni rispondendo alla chiamata del presidente e amico Andrea Agnelli, dichiarandosi disposto a fare da secondo al polacco Szczesny e a lasciare la fascia di capitano a Giorgio Chiellini, non senza un ritocco all’ingaggio. A 41 anni, il carrarese guadagnerà 1,5 milioni con la prospettiva di un ruolo nel board societario a fine carriera. Dirigente, invece, lo è già diventato Andrea Barzagli, il difensore toscano che, fresco di addio al calcio, ricoprirà un ruolo gestionale nel board. Stimato a ogni livello del club, Barzagli conosce bene l’ambiente bianconero e fungerà da supporto al nuovo tecnico Maurizio Sarri, un po’ come successo con Gianfranco Zola nella sua avventura londinese al Chelsea.

Il contesto – Con l’infortunio a fine stagione di Mattia Perin e il suo conseguente recupero, la Juventus non poteva permettersi di rimanere senza un sostituto tra i pali. Il ritorno di Buffon è dovuto anche all’avvicinamento di Perin alla Roma. Dopo una stagione in panchina e il numero uno ben saldo sulle spalle di Szczesny, Perin vuole giocare con più continuità nella prossima stagione. Con la firma di Sarri per la guida della squadra, inoltre, la Juventus ha dovuto lavorare fin dall’inizio al superamento delle diffidenze che il tecnico ha suscitato nei tifosi per il suo passato a Napoli. L’ingaggio di Buffon e l’accordo con Barzagli rispondono a un’esigenza: imprimere continuità e appartenenza nel club e al club come senatori.