Il testa a testa rossonerazzurro (Ansa)

«Nel mondo di Zlatan non c’è posto per il razzismo. Siamo tutti della stessa razza, tutti uguali». Su Twitter Zlatan Ibrahimovic si difende così dalle accuse di razzismo dopo la lite con Romelu Lukaku che gli è costata l’espulsione nel derby di Coppa Italia. Ma non risparmia una frecciatina all’attaccante belga, infatti una riga dopo scrive: «Siamo tutti giocatori e qualcuno è migliore di altri…». Lo svedese ha un caratteraccio e le partite stracittadine sono sempre cariche di tensione, ma questa volta i toni sono più alti del solito e lo screzio tra i due diventa caso nazionale.

Derbie di fuoco – Tutto inizia al 43esimo minuto di Inter – Milan, che si giocano l’accesso alle semifinali di Coppa Italia. I rossoneri sono avanti di un gol e quel gol lo ha segnato proprio Ibra. Lukaku prende palla e Romagnoli prova a togliergliela con le cattive, commettendo fallo. Il nerazzurro protesta animosamente e i due si ritrovano testa a testa. A quel punto si inserisce Zlatan che gli grida «vai a fare le tue schifezze voodoo, piccolo asino!». Lukaku perde le staffe e minaccia il campione svedese, che per tutta risposta rincara la dose: «Chiama tua madre, fate le vostre schifezze voodoo».
Lukaku risponde a tono: «Sei un uomo morto!». Il direttore di gara Valeri sanziona entrambi con il giallo, mentre scatta la campanella dell’intervallo. Sulla via degli spogliatoi la lite esplode di nuovo. Ibrahimovic gli dice «vieni qui, vieni qui» e Lukaku risponde offendendo la madre «Vuoi parlare di tua madre? E’ lei la p….a qui».

Le radici dello scontro – Le ruggini tra i due non sono cosa nuova. Ai tempi in cui erano entrambi attaccanti dello United, pare che il belga avesse iniziato a soffrire la personalità di Ibra, che spingeva per prendere per sé il ruolo di punta centrale. Alla fine della stagione 2017 Lukaku non segnava più e anche il compagno di squadra Rio Ferdinand aveva ventilato l’ipotesi che lo scarso rendimento fosse dovuto alla pressione psicologica esercitata dallo svedese. Famoso poi l’aneddoto per cui Ibrahimovic avrebbe addirittura proposto a Lukaku una scommessa: per ogni stop realizzato correttamente dall’attaccante belga, Ibra gli avrebbe regalato 50 sterline, a sottolineare le frequenti palle perse. Insomma, nello spogliatoio dei Red Devils l’aria non era delle migliori.

Voodoo Gate – Anche la storia del voodoo, una pratica magico-religiosa di origine caraibica, non è casuale. Si rifà a una dichiarazione del presidente dell’Everton, Farhad Moshiri. Il magnate britannico aveva dichiarato ai tabloid che dietro il rifiuto di rinnovare il contratto da parte dell’attaccante ci sarebbe stato una divinazione voodoo, condotta proprio dalla madre. Lukaku dal canto suo ha sempre negato la veridicità del “voodoo gate”, in quanto incompatibile con la sua fede cattolica. Ibra sapeva che la storia aveva colpito molto il giocatore e nella stracittadina di Milano ha battuto su un tasto che sapeva dolente. Sarebbe quindi un’offesa personale diretta al vecchio compagno di squadra. Spiacevole sì (e molto), ma razzista no.

Ibra e il razzismo – Come sostiene MilanNews, la storia di Ibra è tutto fuorchè xenofoba. L’attaccante cresce da svedese figlio di immigrati slavi, in quella Malmö che è la città più multietnica d’Europa. Sui campi di calcetto da bambino gioca con l’umanità colorata della città e ci cresce insieme, litigando tanto ma per naturale inclinazione al contrasto e non per xenofobia. Ma alla fine il calcio, oltre a far litigare aiuta anche a superare le differenze, come lo stesso Ibra aveva dichiarato pochi mesi fa alla Bbc: «Credo che il calcio sia una sola religione dove tutti sono i benvenuti».

Adesso – Per il momento le scuse di Ibra sono arrivate solo ai compagni e solo per l’espulsione che ha permesso la rimonta dei nerazzurri. Adesso, si aspetta il 29 gennaio per un pronunciamento del Giudice sportivo. È probabile che in mancanza di gesti violenti la Federcalcio non acquisirà l’audio della partita, confermando la sola sanzione imposta da Valeri. Intanto fioccano le polemiche sulla partecipazione di Ibra al Festival di San Remo come ospite fisso, anche da parte di un insospettabile Ignazio la Russa.
Per il momento il Codacons si è pronunciato contro la Rai con una diffida ufficiale. Secondo il presidente Carlo Rienzi, la partecipazione di Ibra al festival «rischierebbe di far passare l’errato messaggio che l’azienda avalli il razzismo». Per il momento il Milan non si è ancora pronunciato in via ufficiale, anche se alcune indiscrezioni parlano di una telefonata di spiegazioni tra l’attaccante svedese e il dt Paolo Maldini nella mattinata del 28 gennaio.