Il Bologna “che tremare il mondo fa” non esiste più da moltissimi anni, ma qualche brivido ai tifosi milanisti potrebbe ancora darlo. Lunedì 6 maggio alle 20.30 lo stadio milanese di San Siro ospita Milan-Bologna. Per i rossoneri è fondamentale vincere per mantenere vive le speranze di Champions League, ma anche i felsinei scenderanno in campo determinati a lottare: 3 punti permetterebbero ai rossoblu di assicurarsi quasi con certezza la salvezza. Quasi tutte altre sfidanti per l’Europa maggiore hanno rallentato: negli anticipi il Torino per poco non è riuscito a vincere il derby del settantenario della tragedia di Superga coi rivali cittadini della Juventus, facendosi recuperare al 84′ da Cristiano Ronaldo, mentre l’Inter non è andata oltre un pareggio in bianco con l’Udinese in Friuli. Giornata negativa anche per le romane. La Roma è stata raggiunta dal Genoa in pieno recupero, mentre la Lazio subisce una sconfitta che quasi certamente la esclude dalla corsa Champions. Unica pretendente europea vittoriosa è la sorprendente Atalanta del tecnico Gian Piero Gasperini, che ha sconfitto proprio la Lazio all’Olimpico di Roma con un secco 1-3. I bergamaschi stanno stupendo tutti con il loro gioco offensivo ed efficace e sono tra i più seri candidati per l’accesso al massimo torneo continentale, un grande risultato per una squadra che fino a pochi anni fa poteva aspirare al massimo ad una salvezza tranquilla.

Nove punti per l’Europa – Raramente la lotta per il massimo torneo continentale è stata così accesa. Se primo e secondo posto sono già da tempo assicurati a Juventus e Napoli, ben 6 squadre possono ancora sperare di finire la stagione tra le prime quattro della classifica. Al di là del Milan, a cui ne mancano 4, restano ancora 3 partite prima della fine del campionato. A voler quantomeno sognare il prossimo anno la finale di Champions a Istanbul sono Inter (63), Atalanta (62), Roma (59), Torino (57), Milan (56*) e Lazio (55). La Beneamata milanese guida la classifica, ma è in crisi di risultati: una sola vittoria e quattro pareggi nelle ultime cinque partite. Tutto il contrario della Dea bergamasca, reduce da tre vittorie di fila tra cui quella col Napoli. Principale pericolo per due nerazzurre è, a soli 3 punti dal quarto posto, la Lupa romana. Più disperata la situazione delle altre inseguitrici. Il Toro deve vincerle tutte e sperare in un collasso generale davanti, ma il calendario dà qualche speranza: la Juventus attende Atalanta e Roma, mentre l’Inter dovrà andare a Napoli. Aquile biancocelesti quasi condannate dalla matematica: a 7 punti di distacco servirebbe il miracolo che tutte le precedenti perdano e che la Lazio non sbagli una partita. Il destino del Milan si decide col Bologna: una vittoria lo appaierebbe alla Maggica giallorossa, una sconfitta o un pareggio rischia di condannarlo definitivamente.

Cenerentola Atalanta – I bergamaschi si stanno rivelando la sorpresa di questo torneo. La grande stagione dell’attaccante Duvan Zapata, in prestito dalla Sampdoria, che ha segnato 22 gol e aspira al titolo di capocannoniere in lotta con Fabio Quagliarella e Cristiano Ronaldo, da sola non spiega i grandi risultati finora ottenuti. Il merito va all’allenatore, Gian Piero Gasperini, che alla guida dei nerazzurri dal 2016 ha in 3 anni saputo dare alla squadra un gioco collettivo e votato all’attacco, come testimoniano il record di 40 gol, prima in serie A davanti a Juventus e Napoli, e soprattutto 52 assist, a testimoniare come i gol arrivino dal lavoro di tutti i giocatori. Anche la società ha fatto il suo dovere. Sotto la presidenza di Antonio Percassi, ex giocatore atalantino negli anni Settanta e proprietario di Kiko, la Dea è cresciuta in maniera lenta e costante negli anni. Il suo ritorno alla testa della società, dopo una parentesi ad inizio anni Novanta, è coincisa con il ritorno dei bergamaschi in serie A dopo una breve retrocessione. Da allora la squadra si è man mano resa più solida, passando dalla lotta per non retrocedere ai piazzamenti europei e alle fasi finale della Coppa Italia. Quarto posto due anni fa, quando però permetteva l’accesso all’Europa League dove fu estromessa dal Borussia Dortmund ai sedicesimi l’anno successivo, e semifinalista della coppa nazionale l’anno scorso. L’Atalanta è anche diventata nel 2017 la quarta squadra italiana ad avere uno stadio di proprietà insieme a Juventus, Frosinone e Udinese. L’accesso alla Champions, con le decine di milioni di euro in diritti tv che porta in dote, sarebbe allo stesso tempo il suggello di un decennio di organizzazione sportiva modello e la base per futuri e forse impensabili successi.

I precedenti: Udinese e Chievo – La cavalcata dell’Atalanta vanta alcuni precedenti recenti. Altre squadre “provinciali”, esterne alle capitali storiche del calcio italiano, sono negli ultimi anni riuscite ad affacciarsi per la prima volta sul massimo scenario internazionale. Il Chievo-Verona è stato forse quello più sorprendente. Già unica squadra a raggiungere la serie A partendo dai campionati regionali, nel 2005-06 si qualificò quarto a seguito delle sentenze dello scandalo Calciopoli. La partecipazione continentale dell’anno dopo non fu però molto fortunata: uscì subito ai preliminari contro i bulgari del Levski Sofia. Questa fu l’unica apparizione in Europa dei veronesi. Più continuativa fu l’esperienza dell’Udinese. I friuliani hanno partecipato a 3 edizioni della Champions League: ’05-’06, ’11-’12 e ’12-’13. La miglior figura coincise con l’esordio: i bianconeri batterono lo Sporting Lisbona ai preliminari e ai gironi arrivarono terzi a pari punti con il Werder Brema, esclusi per differenza reti. Si tolsero anche la soddisfazione di segnare un gol al Barcellona al Camp Nou.

La Coppa Campioni del Toro – Il Torino, rivale dell’Atalanta nell’odierna lotta Champions, ha un ricordo molto più sfumato. La sua unica esperienza ai vertici del calcio europeo risale alla stagione ’76-’77, quando ancora la massima competizione si chiamava Coppa Campioni e vi accedevano esclusivamente i vincitori dei campionati nazionali della stagione precedente. Il Torino poté accedervi in virtù dello storico scudetto ’75-76, il settimo complessivo e l’unico vinto dopo gli anni del Grande Torino. Era un torneo assai diverso da oggi. Nessun girone, si partiva subito con le sfide a eliminazione diretta. Ai sedicesimi i granata passarono contro gli svedesi del Malmö, ma al turno dopo furono sconfitti dal Borussia Mönchengladbach, che poi arriverà in finale.