Dal Roland Garros agli Australian Open, dalla terra rossa di Parigi 1976 all’acrilico blu di Melbourne 2024. 17 mila giorni e 17mila chilometri dopo Adriano Panatta, Jannik Sinner riporta il tennis maschile azzurro alla vittoria di un torneo del Grande Slam. Il Barone Rosso mette in bacheca il suo undicesimo torneo della carriera diventando, a soli 22 anni, il tennista italiano più vincente di sempre. Jannik entra adesso di diritto nell’Olimpo degli eroi dello sport popolare, insieme a Valentino Rossi, Alberto Tomba e Marco Pantani.

Una fan art di Jannik Sinner (fonte: Printerval)

La partita – Per le prime due ore di gioco la partita è quasi a senso unico. Sul campo di Melbourne a farla da padrone è Daniil Medvedev, numero 3 del mondo, che gestisce magistralmente il gioco da fondo campo e non sbaglia quasi nulla, approfittando delle percentuali poco felici di Sinner, causate forse da un pizzico di tensione per la prima finale Slam della carriera. Jannik si difende ma fa evidentemente fatica. 6-3, 6-3 in favore di Medvedev in meno di due ore di gioco. Nel terzo set qualcosa cambia. Il ragazzo di San Candido riesce a tenere il servizio, i colpi diventano più precisi e la pallina sembra leggerissima, mentre per il russo diventa un macigno da spingere oltre la rete a ogni scambio. Le 6 ore di gioco in più accumulate da Medvedev nel corso del torneo cominciano a farsi sentire: doppio 6-4 per Sinner. Ci si gioca tutto al quinto set, nella tarda serata australiana, mentre il pubblico nostrano rimanda il pranzo domenicale con i parenti per godersi gli ultimi colpi. Ci si aspetterebbe un finale in volata e invece Medvedev molla, si dimentica che fino a pochi mesi fa per Sinner era imbattibile (così come lo era Djokovic) e incassa la quarta sconfitta consecutiva, regalando al Barone Rosso il primo titolo Slam della carriera (il primo nel singolare maschile dal 1976) con un 6-3 finale che ufficializza l’inizio dell’era di Jannik Sinner. Dopo quasi 4 ore di gioco, Sinner batte Medvedev con il punteggio 3-6, 3-6, 6-4, 6-4, 6-3.

La mentalità – In ogni saga, in ogni novella, c’è sempre un momento in cui l’eroe riesce a rivoluzionare la sua storia e a scombussolare i piani del destino. Il turning point per Jannik arriva alle 11:45 italiane, le 21:45 del fuso orario di Melbourne. Medvedev sta giocando in maniera strabiliante, è già avanti per 2 set a 0 e intravede la coppa degli Australian Open, distante solo pochi scambi. Sul 4-4 nel terzo set Sinner, insolitamente esausto, si rivolge verso i suoi allenatori: «Sono morto». Sembra il preludio alla fine, alla vittoria tanto sognata ma solo sfiorata, al “Sinner è bravo ma quando conta…”. E invece, come fanno i fuoriclasse, Jannik tira fuori energie inaspettate, ribaltando l’inerzia della partita e spegnendo le ambizioni di Medvedev, che solo fino a pochi mesi fa era un tabù per il Barone Rosso. Quarto e quinto set a quel punto diventano quasi una formalità, un conto alla rovescia verso lo Slam, con il russo nei panni di spettatore non pagante ad assistere alla storia del tennis italiano. Storia che prima del 28 gennaio australiano era stata fatta da Flavia Pennetta, ultima italiana ad aver conquistato uno Slam (quello degli US Open femminili del 2015), che lo incorona: «I miglioramenti di questo ragazzo sono assoluti, da top-player. Jannik ha doti speciali». Jannik che intanto dice di essersi ispirato a Federer (103 titoli vinti in carriera, di cui 20 del Grande Slam), con la speranza che sia il suo passato ma anche il suo futuro.

Jannik Sinner agli inizi e dopo il primo Slam della carriera (fonte: Corriere Milano)

La dedica – «Auguro a tutti di avere dei genitori come i miei, non mi hanno mai messo sotto pressione anche quando giocavo ad altri sport; auguro a tutti i bambini la libertà che ho avuto io grazie ai miei genitori», è stato il commento di Jannik appena finita la partita. Insolito il campione: senza tatuaggi, pacato sui social e davanti alle telecamere. Insolita la dedica: niente esaltazioni, niente smancerie al pubblico, solo un pensiero per mamma e papà, che lo hanno lasciato andare via di casa a 13 anni per inseguire la carriera da professionista. Con il senno di poi i signori Sinner ci hanno visto giusto. Anche se poco più che maggiorenne, Jannik è già il tennista italiano più vincente di ogni epoca. I ringraziamenti, oltre che da parte del figlio, è giusto che arrivino da tutto lo sport azzurro. I prossimi impegni dell’agenda del ragazzo di San Candido prevedono un incontro con il presidente Mattarella e un possibile piazzamento al top 3 del ranking mondiale. Anche qui, come mai nessuno prima nel tennis italiano.