Canestri più bassi, campi più piccoli e partite più brevi. Accesi i riflettori sullo sport femminile grazie ai mondiali di calcio in Francia, si è proposto all’attenzione dell’opinione pubblica un tema che fino ad oggi era stato solo d’interesse per gli addetti ai lavori: i regolamenti delle discipline sportive devono essere differenziati tra uomini e donne? Da una parte si pongono problemi di parità di genere, dall’altra la tutela dello spettacolo sportivo che deve tenere conto delle differenze anatomiche tra i sessi.

Casus belli – Sulle pagine del Times Emma Hayes, manager del Chelsea femminile, ha affermato che «uno sport deve proteggere la sua integrità, certo, ma anche il suo appeal verso il pubblico», proponendo una riforma del calcio femminile che comporti variazioni sulle dimensioni del campo di gioco e della porta. «Perché mai dovrebbe essere sessista?», si è chiesta Hayes.
Una risposta è arrivata il 9 giugno da Milena Bertolini, ct della Nazionale di calcio femminile, dopo la vittoria in rimonta delle azzurre sull’Australia per 2-1: «Le ragazze hanno meno forza degli uomini, il tema sicuramente esiste, ma se ieri la partita fosse durata meno, non avremmo vinto». La ct ha poi sottolineato al Corriere della Sera le ragioni pratiche e ideali per mantenere lo stesso regolamento: «Se vogliamo ambire ai grandi stadi, al campo regolamentare non si può rinunciare. E poi io dico: diamo alle bambine le stesse possibilità dei maschi».

Calcio maschile vs calcio femminile – I regolamenti di gioco del calcio maschile e femminile sono esattamente identici, sia per quanto riguarda le dimensioni del campo – lunghezza tra i 100 e i 110 metri e larghezza tra i 64 e i 75 – e della porta – 2,44 metri di altezza per 7,32 metri di larghezza – sia per quanto riguarda la durata dei tempi di gioco. Al centro del dibattito il fatto che le donne siano generalmente più piccole di statura e di massa muscolare e possiedano polmoni di capacità inferiore rispetto agli uomini, oltre a una minore forza esplosiva muscolare. Questo impedisce loro di tenere i ritmi di gioco dei colleghi maschi a parità di durata delle partite e di coprire il campo e lo specchio della porta con la loro stessa capacità. Per favorire lo spettacolo, affermano i sostenitori di una differenziazione tra regolamenti come Hayes, sarebbe più giusto valorizzare le qualità del calcio femminile in campi più piccoli, o con tempi di minore durata, e con porte di dimensioni ridotte.

Le differenze negli altri sport – Inevitabile è il confronto con ciò che succede nel panorama sportivo fuori dal mondo del pallone. Sono molti gli sport che tengono conto dell’anatomia femminile e per questa ragione le federazioni competenti hanno deciso di differenziare i regolamenti in base al sesso. È il caso del tennis, per esempio, dove non esistono tornei femminili in cui si giochi al meglio dei 5 set, a differenza del tennis maschile (il Roland Garros su tutti).

Nell’atletica leggera, la corsa a ostacoli vede due differenze sostanziali tra uomini e donne: l’altezza massima degli ostacoli – 106,7 centimetri per i primi, 84 per le seconde – e la lunghezza della specialità – 110 metri per il maschile, 100 per il femminile.

Anche nel tiro al piattello viene considerata la forza muscolare diversa tra i sessi: gli uomini sparano una sequenza di 125 colpi e le donne di 75.

19 centimetri differenziano invece l’altezza della rete di pallavolo in base alle competizioni maschili e femminili: 2,43 metri per gli uomini, 2,24 per le donne.

Nel basket, invece, la differenza risiede solo nel peso del pallone – tra i 567 e i 650 grammi per gli uomini e tra i 510 e i 567 per le donne – mentre dimensioni del campo e altezza dei canestri sono esattamente uguali. Deve però essere ricordato il dibattito originato nel 2016 da Elena Delle Donne, cestista statunitense, che aveva chiesto «canestri più bassi per favorire lo spettacolo», sulla falsariga di ciò che si sta assistendo in questi giorni a proposito delle porte da calcio.