Carlos Alcaraz, Jannik Sinner, Novak Djokovic. Il Masters 1000 di Roma ha perso, uno dopo l’altro, i suoi favoriti. La pioggia che ha inumidito costantemente la terra rossa del Foro Italico non è un alibi. Né per primi due tennisti del pianeta, né per la giovane promessa italiana. Semplicemente, gli avversari sono stati più forti. Primo su tutti Fabian Marozsan, che ha battuto Alcaraz in due set al suo primo torneo in assoluto nel circuito. Francisco Cerundolo ha rimontato un Sinner, tutt’altro che in forma smagliante, davanti ai suoi tifosi. Holger Rune, invece, ha demolito Djokovic con il suo tipico coraggio da badboy. Una caduta, quella dei tre imperatori, che potrebbe lasciare spazio a un golpe inatteso.

Alcaraz

Alcaraz a Wimbledon (Wikimedia Commons)

Ay qué dolor – Senza Rafael Nadal, dieci volte vincitore nella capitale, agli Internazionali BNL d’Italia avrebbe potuto trionfare l’erede, nonché specialista della terra rossa, Alcaraz. Ma il fresco campione di Madrid si è fatto stregare nei sedicesimi di finale dall’ungherese Marozsan, al debutto assoluto in un torneo ATP (e quindi anche in un Masters 1000). Il numero 135 al mondo si è imposto in due set (6-3, 7-6) con un tennis che ha fatto impazzire l’avversario. Oltre a una velenosa prima di servizio, Marozsan ha scelto di puntare su scambi brevi, fatti di smorzate perfette e discese a rete, per inibire la supremazia nel palleggio di Alcaraz. Lo spagnolo ha lottato fino all’ultimo, anche se non è passato inosservato il crollo nel tiebreak del secondo set, nel quale si è fatto rimontare con sei punti consecutivi da un vantaggio di 4-1.

Sinner

Jannik Sinner (EPA/TOLGA AKMEN EDITORIAL USE ONLY)

Passo falso casalingo – «Fisicamente sono molto allenato, ma ci sono giornate in cui non mi sento benissimo, come oggi. Peccato, perché è successo proprio qui a Roma». La delusione di Sinner è stata la stessa del pubblico, inerme testimone della sconfitta agli ottavi di finale contro il numero 31 Cerundolo. Il primo combattuto set, in cui l’altoatesino ha contenuto a fatica il dritto dirompente dell’avversario, è terminato dopo un tiebreak (7-3) in cui l’azzurro si è elevato fino a non lasciar passare più nulla. Questo muro, però, è caduto come neve al sole e nel secondo set gli errori gratuiti sono arrivati a valanga. Complice anche un calo di energie psicofisiche, Sinner ha ceduto definitivamente il passo al rivale argentino che ha chiuso i conti in rimonta con un doppio secco 6-2, 6-2. «Proviamo a capire il perché sia stato così, ne parleremo tutti insieme e speriamo di trovare la soluzione giusta», ha chiosato il tennista azzurro.

Novak Djokovic

Novak Djokovic – Ansa

Tonfo serbo – L’ultima vittima illustre di questi Internazionali di Roma è stata l’attuale re del mondo Djokovic. Il carnefice è lo stesso della finale di Parigi-Bercy 2022: Rune. 6-2, 4-6, 6-2 il punteggio finale con cui il 20enne ha detronizzato, per la seconda volta di fila, quello che era il campione in carica. Il primo set è stato un monologo danese fatto di prima di servizio impeccabile, risposta aggressiva, difesa rocciosa. Non è sembrata esserci partita fino a quando il serbo non si è svegliato: difesa, attacco, varietà di gioco, e forse la pausa di oltre un’ora causa maltempo, gli hanno permesso di riacciuffare il duello. Ma il timore che avrebbe dovuto assalire un ragazzo di fronte a un mostro sacro come Djokovic, in un quarto di finale, in situazione di parità non si è fatto sentire. Rune ha così staccato il pass per la semifinale, grazie a tutti i potenti mezzi tennistici a disposizione che daranno molti grattacapi al circuito in futuro. Una sconfitta ammessa dallo stesso numero 1: «Rune ha giocato troppo bene per gran parte della partita. Ha meritato di vincere». Senza gli imperatori, il Foro Italico non ha più un padrone.