Anche gli dei invecchiano. L’Australian Open 2019 verrà forse ricordato come lo slam in cui Roger Federer e Serena Williams, i più grandi tennisti dell’ultimo ventennio, hanno abdicato il loro trono, venendo battuti da avversari più giovani e fisicamente integri. L’ultimo torneo del Grand Tour entrato nella bacheca dello svizzero risale ad esattamente un anno fa, quando a Melbourne vinse il suo sesto Australian Open, un record che condivide con Novak Djokovic e Roy Emerson. Risale invece al 2016 l’ultima affermazione della Williams in uno dei quattro tornei principali. L’americana, dopo la pausa obbligata per maternità, ha raggiunto le finali di Wimbledon e degli U.S. Open nel 2018 venendo sconfitta in entrambi i casi. L’Australian Open 2019 verrà ricordato anche come il torneo in cui Andy Murray, uno dei quattro fab four che ha segnato l’ultimo decennio del tennis maschile, comunica il suo imminente ritiro. Lo scozzese – eliminato al primo turno da Bautista Agut – ha annunciato lo scorso 11 gennaio, durante la conferenza stampa di presentazione del match, che il dolore all’anca è troppo forte per continuare a giocare. Il suo obiettivo è quello di arrivare fino a Wimbledon, per chiudere la carriera sull’erba di casa sua. Il ritiro di Murray a soli 31 anni, il più giovane dei fantastici quattro, e la doppia eliminazione di Roger e Serena hanno dato una picconata alle gerarchie del tennis mondiale.
L’erede designata – I giovani incaricati di raccogliere il testimone da una delle generazioni più talentuose di sempre sono ad uno stadio evolutivo completamente differente. Il tennis femminile vede in forte ascesa un nome su tutti, quello di Naomi Osaka. La ventunenne, vincitrice degli ultimi U.S. Open in cui ha trionfato battendo proprio la Williams all’ultimo atto, è la numero quattro del mondo e si giocherà la finale anche degli Australian Open 2019 contro Petra Kvitova. Oltre al titolo, in palio c’è anche la prima posizione del ranking WTA. La sconfitta di Simona Halep, attuale numero uno al mondo, negli ottavi di finale del torneo australiano ha regalato un’opportunità che entrambe le finaliste potrebbero cogliere vincendo lo slam.
Quelli che non mollano – Diverso il discorso per tennis maschile. Se Murray si è chiamato fuori e Federer è sembrato imboccare di nuovo la parabola discendente, Nadal e Djokovic continuano a rimanere sulla cresta dell’onda. Gli Australian Open in corso ne sono una prova. Il maiorchino è tornato a giocare in una competizione ufficiale dopo cinque mesi, arrivando fino alla finale senza concedere nemmeno un set in tutto il torneo. Nella mattinata italiana del 24 gennaio, Nadal ha dominato la semifinale contro Stefanos Tsitsipas, l’esecutore di Federer, vincendo per tre set a zero e concedendo soltanto sei game al greco (6-2, 6-4, 6-0 il punteggio). Lo spagnolo attende ora in finale il vincente della sfida tra Djokovic e Pouille. Un penultimo atto cui il serbo arriva molto più riposato grazie al ritiro di Nishikori, che gli ha regalato il pass per la semifinale dopo soli 49 minuti di gioco. Se Djokovic staccasse il biglietto d’ingresso per la partita di domenica 27 gennaio, il torneo australiano potrebbe chiudersi con il remake della storica finale del 2012, quando il serbo sconfisse Nadal al termine di una partita lunga poco meno di sei ore. «I giovani possono attendere» aveva dichiarato lo spagnolo dopo la vittoria nei quarti di finale. Le nuove leve dovranno farsene una ragione.