Harry Kane festeggia con i suoi compagni dopo aver segnato il 2-1 nella semifinale di Euro 2020 contro la Danimarca. EPA/Andy Rain / POOL

It’s coming, Football’s coming home. Lo cantano da circa un mese i tifosi inglesi, per esorcizzare una maledizione che dal 1966 li perseguita. Dalla vittoria di quel Mondiale con Bobby Charlton in campo e Gordon Banks in porta sono passati 51 anni e una coppa per nazionali non è mai stata così vicina a Londra. Ma fra l’Inghilterra e la vittoria di Euro 2020 c’è di mezzo l’Italia. It’s coming Rome, possono rispondere gli Azzurri, anche se preferiscono il popopo che dal 2006 è diventato un secondo inno nazionale. Domenica 11 luglio, alle 21, stadio Wembley, Londra, davanti a 60mila persone nonostante le polemiche e il rischio della diffusione della variante Delta, sarà Italia-Inghilterra. Per giocarsi la storia, la coppa e la gloria, tutto in una notte.

Un rigore generoso – All’arbitro Makkelie è bastato un leggero contatto tra le gambe di Sterling e quelle del danese Maehle per fischiare il rigore decisivo per il passaggio del turno inglese. La partita è rimasta in bilico per un’ora, con la Danimarca che si è confermata la vera sorpresa di questo Europeo. Un po’ per l’esplosione del gioiellino della Sampdoria Damsgaard (suo il gol del vantaggio danese su punizione), ma soprattutto per l’orgoglio e l’amore verso il loro sfortunato capitano Eriksen che li ha guardati da casa. Poi i cambi discutibili del c.t. Hjulmand e l’autogol di uno stoico Kjaer hanno riacceso il pubblico di Wembley, che cominciava a rivedere i fantasmi del passato ed era caduto nel silenzio dopo il gol subito. Da quel momento è stato dominio inglese fino al tap-in vincente di Kane dopo l’errore dal dischetto e l’ennesima prodezza del portiere danese Kasper Schmeichel: 2-1 e testa alla finale con l’Italia.

Prova di forza – Che l’Inghilterra fosse una delle favorite per la vittoria era risaputo fin dalla vigilia degli Europei. Giovane, forte e fisica in difesa, veloce e imprevedibile in attacco. Nelle prime partite del girone contro Croazia e Scozia non era riuscita a mostrare tutte le sue potenzialità e dietro soffriva la mancanza del leader Maguire. Con il rientro del roccioso difensore del Manchester United, la squadra del c.t. Southgate ha ritrovato solidità e quel gioco che era mancato nelle prime uscite. Sterling, la stella inglese di questo europeo, ha guidato un attacco che fino all’ottavo di finale contro la Germania era privo delle reti di Kane. Poi il bomber del Tottenham si è sbloccato, con 4 gol in tre partite. Il resto lo hanno fatto la freschezza di Mount, Saka, Foden e la velocità di Walker e Shaw, oltre a una panchina lunga, con Grealish, Rashford e Sancho pronti a subentrare. L’Inghilterra è una corazzata e agli Azzurri servirà l’ennesima impresa.

Pessina, Jorginho e Berardi dopo il rigore decisivo contro la Spagna dell’italo-brasiliano. EPA/Carl Recine / POOL

L’ora azzurra – È forse la prova più difficile. Sembra strano dirlo dopo aver eliminato Belgio e Spagna. Ma gli Azzurri ci arrivano con fiducia. Rispetto agli spagnoli, gli inglesi sono più fisici ma hanno meno palleggio. In questo senso, ci si potrebbe aspettare una partita diversa, dove l’Italia dovrebbe faticare meno a inseguire il pallone. Attenzione però al ritmo da Premier League e alla condizione fisica che ieri l’Inghilterra ha dimostrato di avere. Bonucci e Chiellini contro Kane e Sterling, da qui passa il futuro della partita. Dopo aver annullato Lukaku e faticato dopo l’ingresso di Morata, per il capitano azzurro sarà un altro confronto decisivo. Si complica la situazione sulle fasce: Walker e Shaw hanno gamba, forse anche più di Emerson e Di Lorenzo. Sarà difficile sorprenderli in velocità. Il centrocampo inglese è molto fisico e con meno idee di gioco. Dovremmo avere un vantaggio numerico giocando a tre rispetto alla coppia Rice-Phillips e il palleggio rapido potrebbe rivelarsi la chiave per lanciare le offensive di Chiesa e Insigne. Si attende una reazione da Immobile: nelle ultime partite l’attaccante della Lazio è sembrato fuori dal gioco, sfiduciato. La Nazionale ha bisogno dei suoi gol, ora più che mai. Capitolo stadio: gli Azzurri giocheranno in trasferta e il pubblico sarà con i padroni di casa. L’effetto Wembley si è visto nella semifinale contro la Danimarca. I tifosi inglesi hanno sostenuto i ragazzi di Southgate fino alla fine, galvanizzando i giocatori in campo. Una pressione positiva, ma anche un’arma a doppio taglio. Basta poco per trasformare certe gioie collettive in tragedie sportive.

I precedenti – Se per gli inglesi è la prima finale europea, per l’Italia è ormai un’abitudine, seppur poco fortunata: due sconfitte, contro la Francia dell’indimenticato golden gol di Trezeguet nel 2000 e contro la Spagna per 4-0 nel 2012. Una sola la vittoria, contro la Jugoslavia nel 1968. Sono pochi i precedenti nei tornei fra Italia e Inghilterra e sono a vantaggio azzurro. Ai mondiali di Italia ’90 la squadra di Vicini vinse per 2-1 nella finalina per il terzo posto. Nel 2012 il cucchiaio di Pirlo ai rigori permise all’Italia di raggiungere la Germania nella semifinale degli Europei. L’ultimo confronto in un torneo risale al 2014, nella prima partita del Mondiale in Brasile: anche in questo caso vittoria italiana per 2-1. Ma ci sono precedenti tra le due nazionali anche a Wembley. Il primo risale al 1973, in un’amichevole vinta con un memorabile gol di Fabio Capello e la seconda alle qualificazioni ai mondiali nel 1997 (1-0, gol di Gianfranco Zola). Domenica, in quello stesso stadio, ci sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a fare il tifo per gli Azzurri. In tribuna non mancheranno i principi William e Kate, che hanno dimostrato di non essere molto scaramantici. “It’s coming home“, hanno scritto sul loro canale ufficiale via Twitter. Tutta Italia spera che si sbagliano.