«Chissà se, prima o poi, non si possa aprire un corso di filosofia del calcio». Con questa chiosa, scherzosa ma nemmeno tanto, pronunciata da Gian Luigi Gatta, direttore del dipartimento di scienze giuridiche “Cesare Beccaria” dell’Università Statale di Milano, si è conclusa una piacevole conversazione calcistica tra docenti, studenti, ex calciatori professionisti e giornalisti, tenutasi martedì 22 gennaio nella sede centrale dell’ateneo in Via Festa del Perdono. L’occasione è stata data dalla presentazione del libro “La partita perfetta. Filosofia del calcio”, scritto a quattro mani da Filippo del Bo, docente di Filosofia del diritto, e da Filippo Santoni de Sio, professore di Ethics in Technology nell’Università di Delft, in Olanda. Uno spunto per fornire una prospettiva diversa dello sport più amato del mondo, ma anche per affrontare e tentare di risolvere vecchi quesiti: meglio Messi o Cristiano Ronaldo? Temi e risposte che, oltre agli autori, hanno provato a fornire Massimo Ambrosini, ex giocatore della Nazionale e capitano del Milan, Marco Cattaneo, noto presentatore di Sky Sport, Elio Franzini, rettore dell’ateneo milanese.

Le partite perfette –Contraddire Gianni Brera, il giornalista sportivo per eccellenza, può sembrare un’eresia, eppure i due autori sono partiti dal confutare uno dei suoi storici dogmi: lo 0 a 0 come risultato perfetto, simbolo dell’equilibrio di una partita tra due squadre equivalenti. Ma può uno sport, per definizione votato alla vittoria, essere così paradossale? Il gioco del calcio ha il suo culmine nel momento di rottura dell’equilibrio attraverso una rete, una giocata sorprendente, qualcosa che gratifichi l’agonismo dei protagonisti e il desiderio del pubblico. Ambrosini, dall’alto della sua esperienza, ha sposato entrambi i punti di vista: «Ho vissuto due partite perfette nella mia carriera, la semifinale di ritorno di Champions del 2007 contro il Manchester United, vinta 3 a 0, ma anche quella dell’Europeo del 2000 contro l’Olanda, finita 0 a 0 e poi vinta ai rigori». Ed è qui che il calciatore e i filosofi hanno trovato il loro punto d’incontro: «Anche noi abbiamo menzionato Italia-Olanda, ma per il cucchiaio di Totti, il genio che si manifesta in una situazione speciale».

Messi e Ronaldo – E così, parlando di genialità, la discussione è arrivata a toccare il dualismo più combattuto della nostra epoca. Se il genio è il discrimine che fa la differenza, l’aspetto che provoca la rottura degli schemi e degli equilibri, chi, tra Messi e Ronaldo, è il vero genio del calcio attuale? Quasi l’unanimità ha abbracciato la causa dell’argentino: «Il genio è saper creare degli spazi lì dove non ci sono»ha spiegato uno dei due autori. Cattaneo ha tentato l’obiezione: «E la rovesciata di Ronaldo contro la Juve non ha creato uno spazio?» Una tesi parsa efficace, ma alla fine, come si è detto, di rovesciate se ne vedono ormai tante. Essere geni, dopotutto, non significa essere i più forti o i più vincenti, vuol dire essere dei precursori, quelli che spalancano una porta e tracciano una rotta soggetta alle imitazioni, come il colpo di tacco al volo di Roberto Mancini nel 1999 (Parma-Lazio, 17 gennaio) o il goal al volo di Van Basten con l’Olanda nel 1988 (contro l’Urss, semifinale dell’Europeo).

Un calcio nostalgico – L’insieme di questi riferimenti a gesta e partite del passato non poteva lasciare inosservata un’ospite rivendicata a più riprese, la nostalgia. Dalle memorie del rettore per il suo Milan vincente e il rammarico per un campionato odierno poco competitivo, si è arrivati a scandagliare le novità più recenti e spiazzanti: il fair play finanziario e il Var. Elementi esterni al campo, ma di grande incidenza sui suoi risultati, che hanno spinto tutti a confrontarsi su un grosso interrogativo. Su come, e in che maniera, i concetti di merito e giustizia siano tuttora presenti nel calcio e quanto incidano sulla vera essenza di uno sport, che ha sempre avuto nella bellezza delle giocate, ma anche nell’assenza o nella limitazione di errori tecnici l’unico metro di giudizio nella valutazione di una partita perfetta.