«La parola inclusione mi da abbastanza l’orticaria». Comincia così Giulia Riva, giornalista del Sole 24 Ore, atleta paraolimpica ed ex studentessa della scuola di giornalismo Walter Tobagi la sua riflessione su disabili e comunicazione. Si, perché per lei «le persone con disabilità ci sono e sono tanti» e per questo «non hanno bisogno di essere accolte». E se la disabilità è abbastanza democratica, visto che non guarda in faccia nessuno, né il genere, né il reddito, né il colore della pelle, è anche vero che le persone con disabilità non devono essere considerate di serie B anche perché «sanno fare e sanno fare bene», come dimostrano i campioni paralimpici: «Questa cosa traspare e la società assorbe in maniera molto più plastica di qualsiasi regolamento».
Un tema, quello delle persone con disabilità, che tocca con forza la nostra società. Se ne è parlato al tavolo di riflessione sull’inclusion che si è aperto martedì 2 novembre a Milano, in via Festa del Perdono, sede dell’Università Statale che, insieme alla Conferenza epioscopale italiana (Cei) ha organizzato la giornata di incontri. Dopo la plenaria mattutina in Aula Magna, che ha visto trattare di diritti, comunicazione inclusiva, formazione e lavoro, nel pomeriggio hanno preso il via i panel di approfondimento. Al piano terra, nell’aula 111, Nicoletta Vallorani, direttrice della scuola di giornalismo Walter Tobagi di UniMi, ha moderato il workshop “Per una comunicazione inclusiva”.

Tra gli ospiti, Danilo De Biasio, direttore della Fondazione diritti umani, ha voluto ricordare il Festival dei diritti umani «dedicato al tema della disabilità» che ha «portato qui – in Statale – persone con disabilità» il cui obiettivo era quello di far entrare «tante Giulia Riva nelle redazioni così da costringere le persone come noi a porsi delle domande». Cala l’asso di bastoni Simone Fanti, giornalista del Corriere della Sera, affermando che «le paraolimpiadi non sono disabilità. Sono elité. Chapeau. Ma la disabilità è fatica, sudore, lacrime, pipì». Insomma, la disabilità è una sfida per ogni famiglia che deve gestire un figlio disabile o un figlio con autismo. Secondo Fanti «la disabilità è anche questo», facendo riferimento ad un «mondo diverso e arrabbiato» che da anni è senza fondi e senza una visione concreta da parte di chi dovrebbe averla e dovrebbe aiutare quelle famiglie che non riescono a farcela. Basti pensare ai costi, dalle medicine, ai badanti, alle strumentazioni. Un esempio è la pensione di invalidità: «Arriva a 17.000 euro e una persona con disabilità gravissima non bastano nemmeno per cominciare».
Quando poi si domanda a Giulia Riva «Come fai a essere giornalista nel tuo caso?» lei ricorda le parole di Indro Montanelli: «Per essere un buon giornalista bisogna consumare la suola delle scarpe» e per lei, costretta su una sedsie a rotelle sono parole che «frenano». Ma poi Riva spiega: «Sicuramente il mio ruolo non sarà l’inviato di guerra, ci vuole abitudine a capire che si possono ricoprire ruoli diversi e a capire che si hanno strumenti diversi» evidenziando che «con cervello, voce e intelligenza» si può arrivare dove non arrivi consumando le suole delle scarpe.