Alla Statale di Milano, per l’inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025, nell’Aula magna gremita di autorità civili e militari, oltre alla padrona di casa Marina Brambilla, magnifica rettrice, erano presenti il governatore Attilio Fontana, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ma anche esponenti della politica romana come Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato della Repubblica, e Alessandro Morelli, sottosegretario alla programmazione economica.

Sotto i portici del palazzo una delegazione di 60, tra studenti e ricercatori del comitato “Cambiare Rotta”, ha inscenato una manifestazione di protesta contro il Ddl Bernini al grido «Basta precarietà in università». Una proposta, quella della ministra dell’Università e della Ricerca, che secondo loro aggraverebbe la situazione di precariato già diffusa nel mondo accademico. Tra le misure contestate ci sono la riforma dei 60 Cfu (crediti formativi universitari), il pre-ruolo e i tagli ai fondi di finanziamento che, secondo i ragazzi di “Cambiare Rotta”, sono la principale causa dello smantellamento dell’università pubblica.

Sara, assegnista della Bicocca, descrive così la situazione che l’università sta vivendo: «Continui tagli che hanno ripercussioni pesanti sulla ricerca e sui ricercatori, non vogliamo un’università pubblica che ogni anno vede limitare le risorse agli atenei che si sostengono in maniera autonoma con grande difficoltà». Sebbene la protesta sia stata organizzata dai lavoratori precari dell’università, non è mancato il sostegno degli studenti, come afferma Filippo, ricercatore assegnista che commenta: «Noi crediamo, come assemblea precaria, che tutte queste misure siano complici delle difficoltà che corpo studentesco vive tutt’ora, parliamo di tasse, delle borse di studio, passando per le residenze universitarie poche e quasi inaccessibili. Non chiediamo la riforma della riforma, ne chiediamo a gran voce il ritiro».