Il giorno zero

 

Una nube di fumo nero. Un cumulo di spazzatura che prende fuoco in un capannone abbandonato. Fiamme che divampano in uno stabile di duemila metri quadri, improvvisamente. Odore pungente, si sente a chilometri di distanza e non fa quasi respirare. È il 3 gennaio 2018 e quello di Corteolona, in provincia di Pavia, è il primo incendio del nuovo anno.  Nel 2017, in Lombardia di roghi dolosi se ne erano contati già molti. Prende fuoco la monnezza. Plastica, copertoni, gomme. Spazzatura accatastata, senza ordine, spesso in luoghi che con i rifiuti non hanno nulla a che fare.

Quel giorno, Angelo Della Valle lo ricorda bene: “Siamo intervenuti immediatamente. Abbiamo lavorato insieme all’Arpa, ai vigili del fuoco, all’unità di crisi locale”, ricorda il sindaco di Corteolona e Genzone. L’incendio è stato domato nel corso della notte. I dati Arpa, l’Agenzia regionale dell’Ambiente, hanno rivelato che nei momenti più acuti, i livelli di diossina erano 40 volte sopra la soglia minima. Una nube tossica, perché quel capannone era pieno di rifiuti pericolosi. E plastiche.

“L’incendio è stato un caso particolare rispetto ai precedenti”, dice Della Valle, “perché questa volta ha riguardato non un sito di stoccaggio ma un fabbricato abbandonato”. Un problema non da poco, visto che nella provincia di Pavia se ne perde il conto. “Se questo fosse l’andamento, c’è da preoccuparsi. Per questo abbiamo aderito all’iniziativa voluta dalla prefettura di mappare tutti i siti nella provincia”. In totale, sono stati censiti 169 capannoni dismessi, tutti potenziali siti di smaltimento abusivo. “Quando succedono eventi di questo tipo, ci si sveglia”, conclude.  

Il giorno dell’incendio lo ricorda anche Gabriele Grossi, presidente del comitato Vivo la Bassa, un’associazione che cerca di tutelare e valorizzare il territorio. “Sono andato a vedere ed era chiaro che a prendere fuoco erano stati i rifiuti accatastati”, racconta. “Un movimento sospetto di camion c’era da tempo e gli abitanti della zona lo avevano segnalato. Di certo non era un capannone abbandonato del tutto, come è stato più volte detto”. Che ci sia stato un sospetto traffico di camion lo hanno confermato anche alcune fotografie mostrate in anteprima dal Tg3. Le immagini sarebbero state scattate nel mese di settembre 2017: mostrano i camion circolare in pieno giorno e scaricare rifiuti nel deposito. Si possono leggere anche le targhe. “Se c’erano state segnalazioni, ci chiediamo perché non si è intervenuti in modo tempestivo. Nel capannone c’era una ruspa, che serviva evidentemente per sistemare i rifiuti. Poi è scomparsa”, spiega Grossi. “Inoltre il cancello dello stabile è nuovo, segno che qualcuno ci andava”, conclude. Il terreno è di un privato che afferma di non saperne niente. E sul traffico di rifiuti, Grossi ha una sua ipotesi: “Bruciare rifiuti è diventato un business. Ci si guadagna, e molto”.

“Quando succedono eventi di questo tipo, ci si sveglia”