La terza scelta

Grazie al Pnrr, gli istituti tecnologici superiori (Its) diventano un'alternativa post-diploma tra lavoro e università Dalla meccatronica al fashion, dall'agricoltura all'edilizia: oltre il 90% di occupati a distanza di un anno

di Stefano Guarrera, Matteo Cianflone

 

«Una doccia gelata», «Un’alternativa all’università», «Un ponte verso il mondo del lavoro». Sono queste le definizioni che alcuni studenti danno degli Istituti tecnologici superiori che frequentano. I rispettivi Its, come vengono colloquialmente indicati, sono scuole di specializzazione post-diploma che ambiscono a formare le figure professionali richieste dal mercato del lavoro. Per il nostro Paese, rappresentano una fucina di talenti e un volano per la crescita economica, ma non sono ancora sufficientemente conosciuti. Il tasso di occupazione degli studenti a un anno dal diploma supera generalmente il 90% ed è alto il tasso di coerenza della mansione rispetto al percorso di studi. «Abbiamo cinque volte le richieste di imprese rispetto ai ragazzi che riusciamo a formare oggi», afferma Roberto Sella, direttore generale di Its Angelo Rizzoli e coordinatore di rete Its Lombardia. «Il placement è molto alto, rasentiamo quasi il 100%», puntualizza Andrea Cereda, coordinatore di Its Lombardia Meccatronica della sede di Sesto San Giovanni. Per potenziarne strutture, laboratori e strumentazioni, e migliorarne l’attrattività, l’Unione europea e lo Stato italiano hanno stanziato ingenti risorse. Grazie a questi fondi, gli Its potrebbero affermarsi come una valida alternativa all’università: una “terza scelta”, come l’ha definita lo studente Manuel Monti.

Sotto il profilo giuridico, si qualificano come Fondazioni di partecipazione di natura privata con personalità giuridica di diritto pubblico, attive nel settore dell’istruzione terziaria. La frequenza è obbligatoria e al termine del percorso di studi rilasciano un diploma tecnico superiore V livello Eqf (Quadro europeo delle qualifiche), valido in tutta l’Unione europea.

La loro nascita risale al 2008, quando l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi li ha istituiti con il Dpcm del 25 gennaio, poi convertito nella legge n.86 dell’11 aprile.

Numero di Its in Italia

Numero di studenti iscritti

I primi istituti hanno aperto nel 2010 e al momento se ne contano 146 in tutta Italia (25 solo in Lombardia) per un totale di circa 25mila studenti iscritti e centinaia di corsi offerti. Dal 2022, con la legge n. 99 del 15 luglio, tutti gli istituti sono riuniti in un «unico sistema nazionale incardinato sotto il Ministro dell’Istruzione e del merito», spiega Roberto Sella. Nonostante questa appartenenza, prosegue Sella, la programmazione di ogni Its dipende dalla regione di appartenenza. Il rischio, conclude il direttore, è che ciò comporti «un sistema a diverse velocità», a seconda delle politiche adottate da ogni regione.

Gli Its si finanziano con fondi pubblici regionali, statali e comunitari, grazie ai quali riescono a mantenere rette di iscrizione a un costo accessibile, generalmente non superiore a 1000 euro per biennio. È il caso, per esempio, delle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che per l’ammodernamento di laboratori, strumentazione e infrastrutture stanzia per gli istituti tecnologici superiori un totale di più di 1.5 miliardi di euro, divisi in tre tranches. Il piano ha come obiettivo il raddoppio degli studenti su tutto il territorio nazionale entro il 2026.

Il modo in cui le risorse pubbliche vengono spese dipende largamente dalle scelte del singolo Its. «La regione sovrintende alla pianificazione dell’offerta formativa; il Ministero alle risorse del Pnrr e agli aspetti ordinamentali; i singoli Its all’identificazione delle dotazioni tecnologiche e infrastrutturali più congrue con l’offerta formativa», riassume Gabriele Cartasegna, direttore della Fondazione Capac e membro della giunta dell’Its Innovaprofessioni.

Roberto Sella, presidente rete Its Lombardia

«Gli Its sono riuniti in un unico sistema nazionale, ma la programmazione dipende dalla regione di appartenenza. Il rischio è un sistema a diverse velocità»

Rispetto alla Germania o ad altri paesi europei che vantano centinaia di migliaia di studenti, il numero di iscritti agli Its italiani è notevolmente inferiore. Gli istituti non sono pochi ma risultano ancora poco conosciuti dai ragazzi che frequentano le superiori e dalle loro famiglie. Il problema, sostiene Elisa Zonca, responsabile orientamento dell’Its Tech Talent Factory (Ttf), è «un retaggio culturale che li vede come dei percorsi di serie B rispetto al mondo accademico». La soluzione, suggerisce, è cambiare prospettiva: «Si parla tanto di diversità, ma anche questa lo è: è diversità nella formazione».

Un ulteriore aspetto sottolineato da Zonca riguarda infine l’utilità sociale di questi istituti altamente professionalizzanti, che fungono da «strumento di contrasto alla dispersione e alla disoccupazione giovanile». In queste scuole c’è spazio per tutti: per chi ha capito che l’università non è la propria strada; per chi dopo un’esperienza di lavoro desidera continuare la propria formazione; per chi ha bisogno o desiderio di entrare rapidamente nel mondo del lavoro. Soddisfare la richiesta di tecnici qualificati manifestata dalle aziende è infatti una delle missioni degli Its, che offrono una didattica di tipo prevalentemente pratico. Gli stessi docenti, chiarisce Andrea Ripamonti, professore di sviluppo web front-end all’Its Angelo Rizzoli, «non sono professori provenienti dal mondo accademico, ma professionisti in ambito aziendale: ciò che insegnano è ciò che mettono in pratica». 

Per accedere alle lezioni serve un diploma di istruzione secondaria di secondo grado (quinquennale oppure di IV° anno IeFP integrato con un anno di corso Ifts), la volontà di studiare e la pazienza di individuare il corso più congeniale. Dalla meccatronica al caseario, dal settore alberghiero a quello del fashion: il ventaglio delle specializzazioni offerte dal sistema Its è ampio e riflette la variegata richiesta di tecnici specializzati da parte delle aziende. 

Per provare a conoscerle meglio alcuni di questi indirizzi, vi proponiamo un viaggio nei principali Istituti tecnici superiori di Milano e dintorni: Rizzoli, Tech Talent Factory, Agrorisorse, Lombardia Meccatronica, Cantieri dell’Arte, Innovaprofessioni, Cosmo. Mettetevi comodi. Partiamo.

Magie al computer

Gli Its Angelo Rizzoli e Tech talent factory formano tecnici del machine learning, big data, network and cloud Lo studente di Cyber defence al primo anno: «Questo corso mi ha fatto entrare in una mentalità lavorativa»

Anno di nascita di Its Rizzoli

Il mondo dell’Information and communication technology (Ict) è uno dei comparti più strategici per il futuro del mercato del lavoro. La transizione digitale è infatti al centro del dibattito perché le aziende cercano un gran numero di tecnici specializzati in quest’ambito. Tecnici che fin troppo spesso non trovano. «Gli Its nascono per rispondere a questo bisogno», dice Roberto Sella, direttore generale dell’Its Angelo Rizzoli. Fondato nel 2010, l’Itsar propone un ampio ventaglio di corsi in ambito Grafica e comunicazione (come Digital marketing data o Packaging) e in ambito più specificatamente Ict (come Cyber defense o Network and cloud). 

Durante i due anni di corso (1160 ore di formazione e 840 di stage), gli studenti apprendono gli strumenti teorici e l’applicazione pratica di digitalizzazione e automazione dei processi, sviluppo di interfacce di siti web, amministrazione di reti cloud e sicurezza informatica. «Sono sempre stato appassionato di sicurezza informatica», racconta Eugenio Poloni, studente di Cyber defense al primo anno, che aggiunge: «Questo corso è stato come una secchiata d’acqua: mi ha svegliato, facendomi entrare in una mentalità lavorativa». Anche Giulio Savini, al primo anno di Network and cloud, insiste su questo punto: «L’Its è un ponte che collega due sponde: le scuole superiori e il lavoro». Un mondo, quest’ultimo, in rapido cambiamento: «Spesso ripensiamo i corsi, anche tra primo e secondo anno, per stare al passo dell’innovazione e far sì che i nostri ragazzi non siano “obsoleti” nel mercato del lavoro», racconta Roberto Sella.

Per questo Its Rizzoli ha investito nella realizzazione di un laboratorio per la produzione e l’automazione dei processi industriali, che si trova nel distretto di Mind (Milano innovation district) e che servirà a completare l’esperienza formativa dei corsi Ict, come Industrial digital transformation. Per Niccolò Consani, responsabile del laboratorio, «questo luogo è un ecosistema. Mentre prima si era fatta pratica su sistemi singoli, ora gli studenti possono conoscere ed esercitarsi su tutto il processo industriale».

I giovani che scelgono Its Rizzoli provengono da diverse esperienze: dai licei, come Eugenio e Giulio, dagli istituti tecnici o da istituti professionali. È il caso, per esempio, di Martina Cozzi, al primo anno di Omnichannel communication specialist: «Io sentivo il bisogno di proseguire i miei studi nell’ambito della comunicazione grafica e oggi, grazie a questo corso, mi si stanno aprendo tante porte che prima non avevo preso in considerazione».

Elisa Zonca, responsabile orientamento TTF

«Gli Its sono un importante strumento di recupero di chi ha abbandonato l’università. Bisogna lavorare sulla cooperazione con il mondo accademico in un’ottica di riconoscimento di crediti formativi dagli Its al mondo accademico e viceversa»

Sull’Ict punta anche Its Tech talent factory (Ttf), la cui Fondazione nasce nel 2016. L’istituto propone corsi come quello di Backend developer for smart technologies o di Big data engineer & solutions architect. Mirko Rossetti, iscritto al secondo anno di quest’ultimo corso, racconta: «Mi sono accorto che questo insegnamento era la scelta giusta per me quando ho smesso di studiare per dovere. Il momento più bello è ora, che vedo i miei sogni avvicinarsi».

Rossetti, e tanti ragazzi e ragazze come lui, ha avuto una difficile esperienza universitaria durante il Covid che l’ha spinto a rinunciare. L’urgenza della questione è sottolineata da Elisa Zonca, responsabile orientamento del Ttf: «Gli Its sono un importante strumento di recupero di chi ha abbandonato l’università». E aggiunge: «Bisogna lavorare sulla cooperazione con il mondo accademico in un’ottica di riconoscimento di crediti formativi dagli Its al mondo accademico e viceversa».

Il battesimo del latte

L’Its Agrorisorse di Lodi collabora con la scuola casearia di Pandino. Nell’istituto, si tengono anche corsi sull’agricoltura di precisione e sulle tecnologie alimentari sostenibili

«Qui i ragazzi fanno il “battesimo del latte”, venendo a contatto con la materia prima». A parlare è Gianni Marchesi, docente e storico direttore del caseificio di Pandino (Cr), una scuola casearia che collabora con l’Its Agrorisorse di Lodi. Dalla zona ricevimento e stoccaggio fino alla pastorizzazione, il rumore delle macchine è sempre alto mentre nell’aria c’è tanto vapore a causa dell’acqua usata anche per raffreddare le macchine. Accanto alla grande sala centrale dove le provole sbucano da un tubo, la cella di stagionatura. In questa struttura studenti e studentesse del corso biennale Dairy specialist dell’Istituto tecnologico superiore trascorrono un totale di 140 ore di laboratorio, suddivise in 60 il primo anno e 80 il secondo. «Lo scopo», spiega Marchesi, «è quello di far apprendere l’arte di trasformazione del latte in formaggi: dalle paste filate al burro alla crescenza al gorgonzola allo yogurt». 

Tra coloro che hanno affrontato e superato il “battesimo del latte” di Pandino, conosciamo Lucia Strella e Martina Gasparoli. Due ragazze a tal punto appassionate da ciò che studiano da riempire con il proprio entusiasmo l’intero edificio: sovrastando il rumore delle macchine in azione, l’odore di formaggio appena fatto e il fastidio dei vapori che appannano gli occhiali.

«Quando ho scoperto questa occasione, mi sono detta: è il mio percorso, è fatto per me», racconta Strella. «Quando ero bambina», ricorda, «facevo il formaggio insieme a mio nonno, che aveva la passione degli animali. Oggi sono soddisfatta di aver trovato quello che mi piace e di riuscire a farlo». Una volta terminati i corsi, immagina il proprio futuro nell’ambito del controllo qualità dei prodotti – mansione che reputa incline alla propria precisione e attenzione ai dettagli.

Diverse sono invece le aspirazioni di Gasparoli, interessata a lavorare in stalla. Nel suo caso, la passione è debitrice dei ricordi di infanzia trascorsi insieme a mucche, capre e galline. «Alle superiori», lamenta, «ho fatto agraria: ma purtroppo hanno puntato più sulle piante che sugli animali». Per lei, l’Its Agrorisorse rappresenta l’occasione di ottenere un diploma e apprendere nuove competenze. «L’esperienza è la via maestra: più fai, più impari», sottolinea Gasparoli, che in attesa di tornarci il prima possibile, racconta di aver già avuto in stalla «l’esperienza di far nascere quattro vitelli, allattarli con il biberon, fare mungitura e formaggio».

Gianni Marchesi, già direttore del caseificio di Pandino

«Qui i ragazzi fanno il “battesimo del latte” e imparano l’arte di trasformazione del latte in formaggi: dalle paste filate al burro alla crescenza al gorgonzola allo yogurt»

«I nostri studenti da sempre si inseriscono molto facilmente nelle aziende», spiega Carla Bertazzoli, direttrice del caseificio. «La scuola», prosegue, «compie quest’anno 70 anni, ed è molto conosciuta nel settore lattiero-caseario». Un giudizio che trova conferma nella valutazione di Elena Ubbiali, responsabile risorse umane della cooperativa di raccolta e trasformazione del latte Santangiolina. «Gli Its», sostiene, «sono interessanti per le aziende perché accorciano la distanza con il mondo del lavoro e danno la possibilità ai ragazzi di farsi un’idea del settore in cui andranno a lavorare». Nel caso di Santangiolina, precisa, «sono stati inseriti tanti ragazzi con i tirocini ed è capitato almeno quattro o cinque volte di assumerli poi in azienda».

Oltre al percorso lattiero-caseario, l’Its Agrorisorse offre nella sede di Lodi altri tre corsi ad alta specializzazione: Precision farming manager, Specialty coffee pro, Sustainable and innovative food tech. Nel luminoso atrio del Parco tecnologico padano di via Einstein incontriamo Adbdelali Ezzaaraoui, Agata Zanini e Matteo Manenti, iscritti al primo anno di Food tech.

Ezzaaraoui e Zanini hanno fatto insieme l’esame di ammissione dopo essere venuti a conoscenza dell’indirizzo tramite l’Istituto tecnico agrario che hanno frequentato. Inizieranno il primo stage a giugno, e pur manifestando un primo interesse per i laboratori d’analisi e controllo nella filiera alimentare, aspettano di conoscere cosa riserverà loro il percorso di studi.

Manenti si è invece avvicinato all’Agrorisorse con il sogno di avviare un’azienda vinicola in Lombardia. Una passione, quella per le viti, che rimonta alla storia del proprio nonno: «Aveva un vigneto», racconta, «ma quando si è ammalato, ha dovuto lasciarlo a qualcun altro. Io vorrei riprenderlo e farci sopra un’attività tutta mia».

I corsi di Its Agrorisorse

A tu per tu con le macchine

Dall’elettrocardiografo al motore ibrido: all’Its Lombardia Meccatronica di Sesto si impara a programmare macchine e sistemi automatici. Tre gli ambiti di specializzazione: industriale, biomedicale e trasporti

Gli studenti della sede di Sesto

«Molti non conoscono questa terza scelta, credono che dopo le superiori le alternative siano solo lavoro o università», racconta Manuel Monti, studente del secondo anno di Factory Automation in Its Lombardia Meccatronica. Qui, Manuel sta trasformando la sua passione di sempre, la meccanica, in una professione: «Sono cresciuto nell’officina di moto di mio padre e ora grazie ai corsi e agli stage qui in Its mi è stato già offerto il mio primo contratto di lavoro nell’azienda dove avevo fatto il tirocinio».

Its Lombardia Meccatronica è uno degli istituti più grandi della regione. Ha diverse sedi: Bergamo, Lonato del Garda, Lecco, Pavia, Saronno, Como ma è quella di Sesto San Giovanni quella con più studenti, ben 450. La fondazione è nata nel 2014 ed è ospitata all’interno delle Opere Sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni. Le aree in cui i ragazzi si cimentano sono tre: la meccatronica industriale, la biomedicale e quella dei trasporti. Nella prima area gli studenti imparano a controllare e programmare macchine e sistemi automatici industriali. «Lo studente, alla fine del percorso, sa programmare il sistema computerizzato di una macchina e creare con essa parti finite come stampi per qualsiasi oggetto della vita quotidiana, motori o parti di auto e aerei», ci racconta Daniel Zaccaria, docente di Programmazione Din/Iso di sistemi a controllo numerico, nell’ampia officina dove tra torni e frese schierati in fila, gli studenti si esercitano sui banchi da lavoro con bulloni e componenti metalliche.

C’è poi l’ambito biomedicale, dove gli studenti imparano il funzionamento e la manutenzione di apparecchiature biomediche come elettrocardiografi, defibrillatori, laser e aspiratori. I diplomati di questo corso (non possono accedervi, così come negli altri percorsi, gli over 35 anni) lavoreranno nel settore dell’ingegneria clinica nella sanità pubblica o privata o in aziende che producono questi dispositivi. In questo corso anche insegnamenti di robotica e stampa 3D mentre marketing e project management allenano i ragazzi in vista della parte commerciale. Le ore di stage sono ben 900 su 2000 totali.

Come spesso accade tra i banchi degli Its, storie e studi diversi incrociano i loro cammini. «Quando ho saputo che una persona aveva sviluppato dei respiratori che avevano permesso a 100mila persone di tornare a respirare, ho deciso di iscrivermi a questo corso», racconta Stefano Cazzaniga, che dopo un istituto tecnico frequenta ora il primo anno di Meccatronica biomedicale. Come Flavio Fadda, che invece si è iscritto a questo corso provenendo da un liceo linguistico: «Col passare del tempo ho capito che non voglio fare delle lingue il fine della mia professione, ma intendo usarle come uno strumento per la parte commerciale di questo settore. Iniziare questo nuovo percorso è stato come prendere una boccata d’aria fresca».

«Molti non conoscono questa terza scelta, credono che dopo le superiori le alternative siano solo lavoro o università»

Manuel Monti

«Quando ho saputo che erano stati sviluppati dei respiratori per permettere di tornare a respirare, ho deciso di iscrivermi»

Stefano Cazzaniga

«Iniziare questo percorso è stato come prendere una boccata d’aria. Ha riacceso quella scintilla che mi mancava»

Flavio Fadda

Il terzo comparto in cui opera questo istituto è quello autoferrotranviario. Qui si formano figure dedicate al mondo ferroviario, che sanno come manutenere i treni nelle parti meccaniche e digitali. Così come nel settore automotive (dotato di due officine, una per le auto e una per le moto), in cui si insegna non solo la meccanica, ma anche il funzionamento dell’elettrico, dell’ibrido e della diagnostica avanzata.

Spiega Andrea Cereda, coordinatore della sede di Sesto San Giovanni di Its Lombardia Meccatronica: «Gli Its si rivolgono a giovani che hanno un’intelligenza applicativa, che vogliono darsi un’opportunità di carriera con un taglio pratico, non accademico o teorico». Per accogliere l’aumento di iscritti l’Its prevede di aprire in futuro nuove sedi. Un obiettivo che si avvicinerà con il contributo del Pnrr, una vera e propria spinta all’offerta formativa e quindi alla crescita di questi istituti. «Le risorse saranno spese per attrezzature da usare nei nostri corsi. Abbiamo compiuto un’analisi del nostro fabbisogno didattico con esperti e consulenze esterne», dice Cereda. Così, anche il laboratorio di Tecnologie per l’industria 4.0, che è già dotato di bracci robotici e stampanti 3D, potrà dotarsi di ulteriori tecnologie.

Andrea Cereda, coordinatore Its Meccatronica Sesto

«Gli Its si rivolgono a giovani che hanno un’intelligenza applicativa, che vogliono darsi un’opportunità di carriera con un taglio pratico, non accademico o teorico»

Dietro le quinte dell'edilizia

All’Its I cantieri dell’arte studiano futuri tecnici nel campo delle costruzioni. Quattro le diverse specializzazioni: dagli edifici storici alla sostenibilità

Il mondo degli Its tocca anche il settore dell’edilizia. Esistono istituti, come Its I cantieri dell’arte, che formano i digital construction manager, figure che coordinano le varie fasi di cantiere e le maestranze, conoscono le normative urbanistiche ed energetiche su sicurezza e appalti. Inoltre, con uno specifico corso, diventano in grado di usare il Building Information Modeling, conosciuto con l’acronimo “Bim”: un software che serve a progettare e gestire i processi costruttivi e che diventerà standard dal prossimo anno secondo quanto prescritto dalla pubblica amministrazione.

L’istituto nasce come evoluzione dell’iniziativa “Milano nei cantieri dell’arte” avviata nel 2008 con l’obiettivo di promuovere il restauro architettonico e migliorare la competitività degli operatori del settore in vista di Expo 2015. Oggi l’istituto propone quattro corsi: Digital construction manager generico, specializzato in historical buildings o in sostenibilità e Bim construction manager. Gli studenti sono in totale 200, dislocati tra le sedi di Milano, Brescia, Bergamo, Cremona, Pavia e Breno.

A Milano, presso i locali di Esem-Cpt (l’ente unificato per la formazione e la sicurezza in ambito edile), i ragazzi e le ragazze frequentano i corsi con un focus sul Bim e sul restauro di edifici storici. «L’Italia è piena di patrimonio storico architettonico su cui intervenire ma dobbiamo capire cosa preservare», racconta Pietro Falco, studente al primo anno di Digital construction manager in historical buildings. Gli sbocchi lavorativi possibili sono molti e i ragazzi lo sanno. E se c’è chi, come Pietro, potrebbe puntare in futuro all’ambito della sicurezza di cantiere, nella stessa classe Isabella Almeida de Sant’Anna ha altri propositi, ma rimane coi piedi ben piantati per terra: «Mi piace la parte progettuale e il design ma non è ancora tempo di puntare su una strada sola. Dobbiamo guardarle tutte per trovare quella giusta».

Per Pietro, il percorso in Its è «un antidoto all’incertezza del mondo del lavoro». Incertezza alla quale non sfugge neanche il settore edilizio, in profonda trasformazione e alle prese con la transizione digitale ed ecologica: «Entro il 2033 dovremo arrivare alla classe D di efficienza energetica negli edifici. La tecnologia c’è ma bisogna imporla», spiega Roberto Ornati, docente di efficientamento energetico. Che prosegue: «Il mio insegnamento non piace a tutti ma sono soddisfazioni quando qualche studente ti dice: mi sono innamorato della sua materia e ho voluto approfondirla da solo».

Marco Martini, presidente Its I cantieri dell'arte

«L’edilizia non è un settore solo maschile. La maggior parte del lavoro di un cantiere si svolge dietro le quinte e qui ci sono tante opportunità per le studentesse»

Gli studenti dell'Its

Gli studenti e le studentesse, all’Esem-Cpt, possono vedere direttamente alcune fasi del lavoro in cantiere. Per esempio, nel reparto cappotti, si può osservare la posa dei pannelli isolanti in tutte le sue varie fasi. O, ancora, attraverso il simulatore di gru e macchine movimento terra, possono capire le accortezze e le peculiarità di un cantiere che adopera questo mezzo di lavoro.

I futuri diplomati non saranno gli operai che poseranno cappotti o guideranno le ruspe ma diventeranno «coordinatori di processi complessi e fasi produttive nel campo delle costruzioni», afferma Marco Martini, presidente di Its I cantieri dell’arte. Martini insiste su un punto: «L’edilizia non è un settore solo maschile. La maggior parte del lavoro di un cantiere si svolge dietro le quinte e qui ci sono tante opportunità per le studentesse».

A contatto con le persone

Dal settore orologiaio a quello alberghiero, l’Its Innovaprofessioni forma artigiani e manager dei grandi eventi La studentessa: «È come una seconda casa»

«Ho scoperto gli Its dopo che avevo già iniziato l’università. Per me l’alternativa era: andare a lavorare o iniziare l’università», racconta Lavinia Palleschi, oggi iscritta al secondo anno del corso Hotel manager all’Istituto tecnologico superiore Innovaprofessioni, con sede operativa in viale Murillo 17 (in zona Segesta). «Durante la pandemia», prosegue, «ho trovato l’elenco di tutti gli Its sul sito di Regione Lombardia: scoprire che durano due anni e che hanno un forte aspetto pratico è stata un’illuminazione». Lo stesso entusiasmo è condiviso dal compagno di corso Roberto Falsanisi, che si è iscritto all’Innovaprofessioni «spinto dalla voglia di sapere di più» e dal sogno di «raggiungere la figura apice dell’albergo, il direttore, non prima di aver fatto tutti gli step richiesti per questa carriera». In questo modo, precisa, «non si saltano passaggi e prima di realizzare le proprie ambizioni si conosce cosa vuol dire lavorare in ciascun ruolo di un albergo».

Gabriele Cartasegna, membro giunta Its Innovaprofessioni

«La regione sovrintende alla pianificazione dell’offerta formativa; il Ministero alle risorse del Pnrr e agli aspetti ordinamentali; i singoli Its all’identificazione delle dotazioni tecnologiche e infrastrutturali più congrue con l’offerta formativa»

Ad appassionare i due ragazzi è il contatto con le persone e la volontà di mettersi al servizio delle loro esigenze. «Sono sempre stata abbastanza timida», confida Palleschi, «ma amo aiutare gli altri e vorrei farne una caratteristica della mia carriera». L’anno scorso, entrambi hanno già affrontato il primo tirocinio previsto dal programma di istituto. Palleschi ha fatto un’esperienza a Pietra Ligure, dove ha di fatto ricoperto la mansione di referente di struttura. Falsanisi ha invece lavorato in un hotel a 3 stelle a gestione familiare con «il ruolo di receptionist e braccio destro di direzione». In vista di quest’estate, annuncia, «sono già stato ricontato per ritornare nella veste di front office manager».

Quello di Hotel manager – caratterizzato da un focus sulle lingue inglese e russa per abituare i ragazzi a interagire con clienti da tutto il mondo – è solo uno dei corsi Its offerti in viale Murillo. Conosciuto prima come “Innovaturismo” e poi rinominato “Innovaprofessioni” dal 2020 per meglio comunicare la varietà degli indirizzi di specializzazione, l’istituto coinvolge come soci al suo interno la maggioranza degli enti di formazione professionali lombardi: Capac, Enaip, Galdus, Ciofs (Centro italiano opere femminili salesiane). Una scelta determinata dall’opportunità di non disperdere il patrimonio di esperienze di queste realtà, ciascuna delle quali è attiva sul territorio da decenni e ha maturato rapporti con le aziende.

«Una delle cose più belle dell’Its è il rapporto con i compagni. Ci si lega molto, diventa quasi una seconda casa»

Lisa Di Donna

«Qui non si saltano passaggi e prima di realizzare le ambizioni si conosce cosa vuol dire lavorare in ciascun ruolo di un albergo»

Roberto Falsanisi

«Sono sempre stata abbastanza timida ma amo aiutare gli altri e vorrei farne una caratteristica della mia carriera»

Lavinia Palleschi

«Organizzare qualcosa nei minimi particolari e seguirne poi l’evoluzione fino al risultato finale è una soddisfazione enorme»

Filippo Perdomini

Anno di nascita dell'Its

I corsi Its dell’offerta formativa sono in tutto sette: Hotel manager, tecnico di oreficeria, Manager culturale per lo sviluppo del territorio, Manager del turismo Travel specialist, Manager dei grandi eventi, Tecnico dell’arte orologiera, Tecnico superiore delle tecnologie digitali per le produzioni di alta oreficeria. La durata di ciascuno è di 2000 ore, di cui almeno 800 trascorse in azienda tramite due stage di 400 ore. Per frequentare le lezioni, è necessario un diploma di maturità. In alternativa, si accetta il diploma tecnico professionale di IV° anno IeFP integrato da un certificato di specializzazione tecnica superiore Ifts.

«Sono contentissimo di questa scelta», dice lo studente Filippo Perdomini, al primo anno del corso Manager dei grandi eventi. Perito chimico di formazione, racconta di aver sempre coltivato la passione di coordinare le persone e mostra un particolare interesse per gli eventi sportivi e musicali. «Organizzare qualcosa nei minimi particolari e seguirne poi l’evoluzione fino al risultato finale è una soddisfazione enorme», afferma. Ciò che lo aiuta maggiormente a coltivare questa passione, sottolinea, sono i docenti, che «non sono professori ma veri e propri imprenditori, disposti a condividere la propria esperienza».

A proposito di docenti, entriamo in una classe di 24 studenti dove si insegna Manager culturale. «I ragazzi imparano a pianificare e controllare tutta l’area legata al cibo e alle bevande di un albergo», spiega Salvatore Rubinacci, insegnante di Food and beverage management. «In questo momento», aggiunge, «stiamo facendo una discussione sulla divisa da indossare». Un dibattito che vede la totalità delle donne in classe unite nell’affermare la propria libertà di scegliere tra pantaloni e gonna, senza che siano altri a farlo per loro.

Tutti gli studenti confermano che affrontare l’esperienza dell’Its insieme a un numero contenuto di compagni, in classi che ricordano quelle delle scuole superiori, sia un grande vantaggio. «Ci si lega e aiuta molto», dice Lisa Di Donna, al primo anno del corso Manager culturale. «Diventa quasi una seconda casa».

Ma come mi vesti?

Its Cosmo prepara all’ingresso nell’industria della moda. Qui studenti e studentesse imparano a disegnare abiti, progettare collezioni e gestire la comunicazione

«La moda è libertà», afferma Camilla Lepore, studente al primo anno dell’Istituto tecnico superiore Cosmo di Milano specializzato nel settore del fashion. «È un modo per esprimersi», ribadisce Siria Genovese, compagna di corso alla sede in via Copernico n. 3, a pochi passi dalla Stazione Centrale. Al piano terra i laboratori mentre al primo piano le aule per le lezioni frontali. Tra i luminosi spazi dell’esteso edificio in mattoni rossi, i colori accesi delle stoffe dominano la vista tra manichini, forbici e ferri da stiro mentre si può ascoltare il suono delle macchine da cucire che rincorre la musica pop in sottofondo.

Dopo le scuole superiori, entrambe hanno lavorato per un anno prima di decidere di proseguire gli studi. A convincerle è stata l’ambizione di inserirsi nell’industria della moda: rispettivamente, in ambito showroom, «per unire l’aspetto di vendita con quello di comunicazione», e in un’agenzia di styling. Due obiettivi che dopo aver passato la selezione di accesso, oggi rincorrono insieme a compagni, docenti, tutor in una spaziosa struttura dove studiare e fare pratica.

Più che una generica accademia, l’Its Cosmo è un collettore di talenti e insieme un laboratorio in cui questi prendono forma in percorsi professionali. La funzione dell’istituto, spiega la docente di Storia della moda Barbara Sordi, è quella di «fungere da ponte tra la scuola e il mondo del lavoro, offrendo l’opportunità di coltivare il proprio talento e imparare una professione». Una sfida, aggiunge la responsabile del placement nelle aziende Giulia Rocchi, che l’Its Cosmo affronta con un’offerta di quattro corsi biennali: Digital communication and Fashion styling, Social Media Communication and Digital PR, Fashion Design Collection e Haute couture collection.

Dal designer al product manager assistant passando per il modellista o il sarto: al termine dei due anni, chi esce dal Cosmo è pronto per diversi sbocchi lavorativi. Merito delle lezioni in classe, ma anche delle uscite didattiche e delle ore di laboratorio che le accompagnano. In linea con la filosofia dell’“imparare facendo” – o meglio: dell’“imparare cucendo”, potremmo dire in questo caso – seguita dagli Its, che prediligono una didattica di tipo applicativo per favorire l’apprendimento delle competenze richieste dalle imprese.

Barbara Sordi, Responsabile didattica

«La funzione dell’istituto è quella di fungere da ponte tra la scuola e il mondo del lavoro, offrendo l’opportunità di coltivare il proprio talento e imparare una professione»

A completamento della formazione, durante il secondo anno sono previsti dei tirocini in azienda di 800 ore (equivalenti a un periodo compreso tra i 5 e i 7 mesi, a seconda dei turni e dell’organizzazione interna). «Lo scopo», spiega Rocchi, «è quello di far conoscere ai ragazzi come funziona il mondo del lavoro». I momenti di maggiore soddisfazione? «Quando riesco a inserire una persone in un posto ideale per lei; e quando poi l’azienda mi chiama dicendomi quanto è stata felice di averla accolta e che è interessata a offrirle un contratto di lavoro».

A proposito di contratti, sogna di firmarne uno per Hugo Boss in Svizzera Chiara Garofalo, al primo anno del corso di Haute couture collection. «Dopo 5 anni trascorsi all’Istituto tecnico Olga Fiorini di Busto Arsizio», racconta, «sentivo di voler fare qualcosa di più pratico dell’università». Una scelta di cui oggi si dice entusiasta per le numerose ore di manualità previste dal programma. Ciò che la appassiona, spiega, è disegnare a mano figurini e creare collezioni: «La cosa che mi piace di più è vedere il progetto finito e rendermi conto di cosa sono stata capace di fare».

Garofalo si è appassionata alla moda anche grazie alla famiglia, titolare di un’azienda di filati. Non è però il caso di tutti gli iscritti all’Its Cosmo, molti dei quali si sono avvicinati al settore in completa autonomia. Ne è un esempio la storia del compagno di corso Luca Ricci, che ha imparato le prime tecniche guardando tutorial su YouTube. «Da piccolo», racconta, «ho trovato la classica scatola della nonna con bottoni e fili, con cui ho iniziato a ricamare il mio nome sulle etichette delle magliette. Con il tempo ho poi iniziato a realizzare pantaloncini per stare in casa e altri vestiti per stare comodo. Quando facevo cose del genere, cercavo di impegnarmi il più possibile. E così ho capito che poteva nascere qualcosa di più grande».

Con un altro anno di corso da frequentare, per il momento Ricci non ha aspirazioni particolari ma un solo, grande obiettivo: lavorare nell’ambito del fashion, a tutti i costi. «Aspiro a lavorare in questo settore, mi piace veramente tutto: dalla progettazione, ideazione alla scelta dei materiali, dalla modellistica alla confezione».

I corsi della sede di Milano